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Così la Colombia intende svincolarsi dai prezzi della borsa newyorchese

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Dalla Corte
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MILANO – La Colombia riafferma la sua intenzione di non vendere più il caffè prendendo come prezzo di riferimento la borsa newyorchese. Lo fa nella settimana in cui l’Ice Arabica ha registrato nuovi minimi storici toccando, martedì 12 marzo, i suoi livelli intraday più bassi da novembre 2005. L’obiettivo indicato dal direttore esecutivo della Federazione colombiana dei produttori di caffè (Fnc) Roberto Vélez Vallejo è di vendere il caffè colombiano sui mercati internazionali a un prezzo di almeno 140-150 centesimi.

Il contratto principale di New York ha chiuso venerdì a 97,80 centesimi. Attualmente, il caffè colombiano viene contrattato a New York con un premio di 400 punti, contro lo sconto di 600 punti applicato, ad esempio, ai caffè brasiliani.

L’ipotesi avanzata dalla Federazione è da alcune settimane oggetto di un vivace dibattito nel mondo del caffè. A criticarla anche molti operatori locali. Juan Alvaro Arboleda, un importante produttore ed esportatore colombiano, ha liquidato la proposta come “populista” e inutile.

“Con l’abbondanza globale di caffè che c’è – ha dichiarato – non sarà difficile sostituire il caffè colombiano con quelli di altre origini”. In particolare del centro America.

Secondo Guillermo Trujillo – un noto analista colombiano – i mercati “si metterebbero a ridere”, se la Colombia si ritirasse dal mercato mondiale delle materie prime.

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