lunedì 25 Marzo 2024
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Carlo Bach, illycaffè: “È iniziato tutto con l’idea delle tazzine artistiche da collezione”

Carlo Bach, direttore artistico di illycaffè, ha sviluppato la filosofia aziendale portando la ditta triestina a essere impegnata in prima fila nel sostegno all’arte contemporanea mondiale

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MILANO – Dalla Carnia all’Olimpo dell’arte mondiale. Carlo Bach, padre tedesco e madre friulana (di Enemonzo), artista fino ai 30 anni, dal 2005 è direttore artistico di illycaffè.

Carlo Bach: chi è più nel dettaglio

E’ lui il responsabile di un impegno aziendale incentrato sulla promozione della cultura. Attraverso azioni di mecenatismo a livello internazionale che diventano promozione di immagine.

Lei nasce come artista e poi entra a far parte del management di illycaffè.

Quale è stato il percorso di Carlo Bach

“Fino a 30 anni ho fatto l’artista. Esponevo in mostre e in eventi culturali. Tra i collezionisti dei miei lavori c’era anche Andrea Illy, attuale presidente di illycaffè.

E’ stato lui che mi ha proposto di curare il progetto artistico dell’azienda. Fino a quel momento, l’incarico era affidato al fratello, Francesco, noto fotografo.”

Uno stimolo verso la crescita personale

Continua Carlo Bach. “Entrai in azienda nel 1999 perché consideravo quella proposta una bella sfida. Mi piaceva l’idea di mettermi alla prova con l’aspetto curatoriale dell’arte.

In un diretto confronto con chi considero un grande maestro, come Michelangelo Pistoletto. Esponente della corrente dell’Arte povera, che sta facendo un importante lavoro grazie alla sua Fondazione. Con lui ho cercato subito una collaborazione, che va avanti ancora oggi”.

Quanto il suo gusto personale influisce sulle scelte che propone per i progetti culturali dell’azienda?

“Sulle scelte illy sono obiettivo. Attraverso il progetto artistico cerchiamo di essere attenti a 360° agli sviluppi dell’arte contemporanea. Senza trascurare le correnti precendenti, dall’Arte povera alla Transavanguardia.

Tutto è nato con il progetto delle tazzine da collezione, con le quali miravamo a far conoscere e diffondere nei bar e nelle case oggetti d’artista.”

Una ricerca delle nuove tendenze

“Inoltre, per realizzare le collection uno dei requisiti era interagire direttamente con l’artista. Per cui non avremmo potuto, nemmeno volendo, rivolgerci al passato”.

I due ruoli sembrano in antitesi, ma quali sono le differenze?

“L’artista coltiva l’originalità, non dovrebbe preoccuparsi del mercato, ma di esprimersi. L’azienda, invece, pone al centro il consumatore. Il risultato, però, è lo stesso: ottenere il risultato migliore”.

Carlo Bach realizza ancora opere?

“Sì, perché sento ancora l’esigenza di esprimermi attraverso l’arte. È un fenomeno istintivo. Certo, il numero delle esposizioni si è notevolmente ridotto, ma non ho smesso”.

L’azienda per cui lavora è in prima fila nel sostegno ad arte e cultura.

Ma com’è la situazione in Italia?

“Nel nostro Paese c’è talmente tanta bellezza che non ci preoccupiamo di rinnovarla. Oggi, per fortuna, è in aumento la passione per l’arte contemporanea.

Lo dimostrano l’attività della Moroso, che sostiene i giovani talenti attraverso l’omonimo premio, e della Fondazione Prada, solo per fare un paio di esempi.

Purtroppo da noi il mecenatismo viene considerato ‘roba da ricchi’ – e perciò tassato. – L’Art bonus è un provvedimento che riguarda la conservazione di parte dell’immenso patrimonio italiano.

Per promuovere l’arte contemporanea, invece, bisognerebbe favorire il sostegno agli artisti dal punto di vista fiscale. Basti pensare che negli Usa la deducibilità per attività di mecenatismo arriva all’80% della cifra donata; mentre la Cina ha in progetto di costruire un migliaio di nuovi musei dedicati proprio all’arte contemporanea”.

E in Friuli Venezia Giulia?

“Il Friuli Venezia Giulia è una regione fortunata. Ci sono tante entità museali di buon livello. Come la Galleria d’arte moderna di Udine, il museo Revoltella a Trieste; Il Parco a Pordenone, un evento come ‘Hic et nunc’ a San Vito al Tagliamento, una rivista come ‘Juliet’.

Non bisogna dimenticare Villa Manin, anche se leggermente penalizzata dal punto di vista logistico. Vale sempre e comunque una visita”.

Quali progetti ha in piedi e quali realizzerà nell’immediato futuro Carlo Bach

“Nel 2015 ci siamo impegnati molto all’Expò. Dove il Cluster del caffè ha superato i 6 milioni di visitatori. Contemporaneamente a Trieste abbiamo allestito la mostra ‘Il gusto di una città’.

Poi, a Venezia, in collaborazione con la Fondazione Bevilcqua La Masa, ‘Profumo di sogno’ con le fotografie di Sebastião Salgado”.

Incuriosisce la collezione firmata da Yoko Ono

This cup will never be broken as it will be under your protection” (“Questa tazzina resterà intatta finchè sarà sotto la tua protezione”).

È la scritta che campeggia sulla settima tazzina della illy Art Collection, ‘Mended cups’ firmata da Yoko Ono. Un oggetto di design ambito dai collezionisti, ma anche progetto culturale.

“Yoko ha rotto le sei tazzine della collezione, ha scritto su ogni piattino un evento drammatico che ha colpito lei o l’umanità. Dalla bomba a Hiroshima alla morte di John Lennon, dal bombardamento di Dresda allo ‘Stupro di Nanchino.

Poi ha riparato tutte le tazzine con l’oro, secondo l’antica tecnica giapponese Kintsugi – spiega Bach -. Su ognuna ha scritto ‘mended in 2015’ (riparato nel 2015). Il messaggio è chiaro: il mondo è fragile e ognuno di noi è responsabile degli eventi che capitano nel mondo“.

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