venerdì 06 Giugno 2025

Caffè Moreno, 90 anni e non sentirli, racconta Ferdinando Percuoco: “Non pensavo ai numeri, quando l’ho fondata”

Il fondatore: "Mai avrei immaginato, quando ho fondato Caffè Moreno, che un giorno il nostro caffè sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo. Oggi vendiamo in oltre 60 Paesi, partecipiamo alle fiere internazionali più importanti del settore e continuiamo a espanderci, con passione e visione."

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NAPOLI – La parola a Ferdinando Percuoco, fondatore di Caffè Moreno, azienda partenopea che da poco ha compiuto 90 anni: un importante evento, considerata la concorrenza serrata e il momento di crisi che sta vivendo attualmente l’intero settore.

Caffè Moreno, 90 anni di torrefazione: come si arriva ad un traguardo così importante, in un mercato tanto frazionato come è quello italiano?

“Arrivare a 90 anni è un traguardo che mi emoziona, ma non lo considero un punto d’arrivo: è il frutto di una vita intera dedicata al lavoro, con passione e coerenza. Il mercato del caffè in Italia è sempre stato affollato, competitivo, fatto di storie familiari come la nostra. Quando ho fondato Caffè Moreno, non pensavo ai numeri: pensavo a fare bene una cosa, tutti i giorni.

Un’immagine della storia di Caffè Moreno (foto concessa)

Abbiamo costruito qualcosa mattone dopo mattone, lavorando sodo, curando ogni dettaglio, rispettando la tradizione ma senza restare fermi. Il segreto è stato questo: restare fedeli alla nostra identità napoletana, ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro.

E soprattutto non fare mai compromessi sulla qualità.”

In molti lo considerano un mito, altri invece lo collegano ad una scarsa qualità: ci racconta il vostro caffè napoletano?

Il caffè napoletano è un simbolo, ma troppo spesso viene giudicato da chi non ne conosce davvero la cultura. Alcune trasmissioni l’hanno criticato, ma la verità è semplice: a Napoli il caffè piace così. Tostato scuro, con un gusto pieno, corposo, persistente. Se lo fai più chiaro, semplicemente… non piace.

È una questione di abitudine, ma anche di identità. Noi siamo cresciuti con quel sapore, e lo abbiamo sempre difeso. Ma attenzione: forte non significa scadente. Le nostre miscele contengono anche pregiati Arabica, selezionati con cura da origini certificate, e la tostatura è lenta, uniforme, controllata. Dietro c’è esperienza, non improvvisazione. Non inseguiamo le mode del momento: vogliamo offrire, in ogni tazzina, il vero espresso napoletano, fatto come si deve.”

Cosa ha visto cambiare nel settore e come state affrontando la tempesta perfetta che sta colpendo tutti i torrefattori?

“Quando ho iniziato, il caffè si vendeva sfuso, si tostava in piccoli lotti e si consegnava direttamente nei bar. Non esistevano le capsule, i monodose, l’e-commerce. C’erano solo il profumo del caffè e la stretta di mano. Ho visto arrivare tante novità: le prime confezioni sottovuoto, le miscele per l’estero, le cialde, le nuove tecnologie di estrazione. Alcune cose le abbiamo abbracciate con entusiasmo, altre le abbiamo valutate con prudenza. Oggi il settore vive una fase molto difficile: il costo della materia prima è instabile, i margini si riducono, le regole cambiano continuamente.

Ma abbiamo sempre affrontato tutto con equilibrio. Non siamo un’azienda improvvisata: abbiamo radici forti e la capacità di adattarci, restando fedeli ai nostri valori. Le difficoltà fanno parte del mestiere: serve serietà, esperienza e la voglia di andare avanti ogni giorno.”

Vendete più all’estero o in Italia? Puntate ad espandervi verso nuovi mercati?

“Mai avrei immaginato, quando ho fondato Caffè Moreno, che un giorno il nostro caffè sarebbe stato conosciuto in tutto il mondo. Oggi vendiamo in oltre 60 Paesi, partecipiamo alle fiere internazionali più importanti del settore e continuiamo a espanderci, con passione e visione.

Ma la crescita più forte, negli ultimi anni, l’abbiamo avuta in Italia. Siamo riusciti a coprire tutto il territorio nazionale, anche grazie ad acquisizioni mirate che ci hanno permesso di entrare in nuove aree in modo solido e strutturato. Oggi possiamo dire che Caffè Moreno è un marchio nazionale, riconosciuto da Nord a Sud. L’estero resta fondamentale per noi, ma lo affrontiamo con la stessa serietà con cui abbiamo costruito la nostra storia in Italia: passo dopo passo, fiera dopo fiera, tazzina dopo tazzina.”

Qual è stato l’ultimo fatturato? Avete registrato una crescita rispetto al 2023 dovuto all’inevitabile rialzo dei prezzi?

“Il 2024 è stato un anno positivo, con una crescita rispetto al 2023. È vero che parte di questo incremento è legato al rialzo generale dei prezzi, che ha coinvolto tutta la filiera.

Ma non ci siamo limitati a subire gli aumenti: abbiamo lavorato per migliorare il posizionamento del brand, rafforzare la rete commerciale, sviluppare nuovi prodotti e aprirci a nuovi mercati. Quindi sì, i numeri sono cresciuti, ma dietro c’è stato tanto lavoro. E in un contesto così complesso, mantenere qualità, servizio e fiducia dei clienti è il risultato di una strategia chiara e di una squadra che lavora con grande responsabilità.”

Il sistema dei finanziamenti ai bar è ancora sostenibile per voi torrefattori? Caffè Moreno come si comporta a riguardo?

90 anni di Caffè Moreno (foto concessa)

“Negli ultimi anni il sistema si è trasformato in una sorta di corsa al rilancio, dove spesso ci si concentra più sugli accordi commerciali che sulla qualità reale del prodotto e del servizio. È un modello che, se spinto troppo oltre, rischia di diventare insostenibile per tutti.

Noi di Caffè Moreno abbiamo sempre cercato di mantenere un equilibrio. Siamo aperti a collaborazioni strutturate e supportiamo volentieri i clienti con cui condividiamo una visione chiara e duratura. Ma non abbiamo mai inseguito scorciatoie. Crediamo che il rapporto tra torrefazione e bar debba basarsi su rispetto reciproco, trasparenza e sulla voglia di crescere insieme, non solo su logiche commerciali aggressive.”

Terza generazione di Percuoco: come vede il futuro di Caffè Moreno tra EUDR, cambiamento climatico e instabilità dei prezzi?

“A novant’anni non posso dire di capire tutto quello che succede oggi nel mercato o nelle normative europee. Sono cambiati i tempi, le regole, le tecnologie. Ma so riconoscere quando c’è passione, competenza e amore per il lavoro. E questo lo vedo ogni giorno nei miei figli e nei miei nipoti.

Loro portano avanti l’azienda con uno spirito nuovo, attento alla sostenibilità, alle certificazioni, alle sfide ambientali e digitali. Io ormai mi fido di loro: li osservo con orgoglio e so che stanno facendo le scelte giuste per affrontare il futuro. E poi, anche se dicono che mi sono fatto da parte… ogni tanto una parola la dico ancora. E mi ascoltano, eccome se mi ascoltano!”.

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