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CACAO – Icam, il cioccolato “equo e solidale” verso il raddoppio degli impianti

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IL GRUPPO COMASCO AVVIA LA SUA AVVENTURA NEGLI ANNI SETTANTA LAVORANDO A FIANCO DEI COLTIVATORI SUDAMERICANI. PRODOTTO ETICO E QUALITÀ IN GRADO DI CONQUISTARE LA FORNITURA DEI GRANDI MARCHI. ORA PUNTA A RAFFORZARE IL SUO BRAND

COMO – I cioccolatini che accompagnano il caffè al bar, quelli che stanno alla reception dei grandi hotel e i carré, i cubetti di cioccolato, che la compagnia aerea Cathay Pacific (e non solo questa) offre ai suoi viaggiatori, hanno tutti qualcosa in comune: sono prodotti a Orsenigo, Como, dalla Icam, una fabbrica di cioccolato che ha una storia da fiaba.

In un certo senso, lo spirito che ha mosso il fondatore, Silvio Agostoni, a mettere in piedi una fabbrica di cioccolato subito dopo la seconda guerra mondiale, non è molto diverso da quello di Willy Wonka: «Mio padre – racconta il figlio Plinio, oggi vicepresidente della società – pensava che il cioccolato non dovesse più essere un prodotto di élite, ma un alimento buono e genuino alla portata di tutti».

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Così Agostoni, per la prima volta in Italia, decise di creare uno stabilimento in grado di gestire in modo completo e integrato l’intera filiera della produzione, dalla lavorazione delle fave di cacao fino al prodotto finito, utilizzando procedure e macchinari altamente innovativi.

Ecco perché la Icam può a buon diritto essere definita l’unica vera fabbrica di cioccolato. Mentre tutte le altre aziende del settore, italiane e non, si occupano solo di un pezzo della produzione – della creazione di cacao, del cioccolato liquido o delle tavolette – Icam si occupa di tutto, dalla raccolta delle fave, alla commercializzazione.

Dopo la morte prematura del capostipite, la favola Icam prosegue con il figlio primogenito, Angelo, un personaggio a metà fra l’esploratore e l’imprenditore, oggi presidente della società. Negli anni Settanta comincia a girare il mondo per scoprire dove si trovano le migliori piantagioni di cacao: Guatemala, Gabon, Guinea, Costa d’Avorio, Perù, Ecuador, ovunque.

Se inizialmente il suo unico compito era quello di acquistare il cacao e importarlo in Italia, presto resta affascinato dalle popolazioni che vivono in quei luoghi e decide, per quanto gli è possibile, di aiutarle. Porta il suo team di esperti nella Repubblica Dominicana, alla cooperativa Conacado, per insegnare ai coltivatori a migliorare la qualità delle fave di cacao: «Il cacao lo acquistiamo da migliaia di contadini che restano proprietari delle loro terre. Siamo stati i primi a favorire lo sviluppo di un mercato equo e solidale», spiega Plinio Agostoni. All’ingresso di Conacado, che oggi è la capitale mondiale del cacao, c’è una targa con scritto “Il nostro eterno ringraziamento a Icam per il suo supporto”.

E, tornando all’Italia, Icam comincia a produrre in esclusiva tutte le tavolette di cioccolato di Altromercato. Oggi, molte altre società stanno proponendo delle linee di cioccolato “Fair Trade”, spinti dalla maggior attenzione che i consumatori hanno nei confronti di una produzione etica: «Ma quasi sempre si limitano a dare un premio ai produttori di cacao, mentre noi cerchiamo di spronarli a migliorare le loro coltivazioni, producendo il doppio del raccolto e riuscendo a guadagnare molto di più».

Icam utilizza la stessa filosofia ovunque nel mondo, dal Perù, all’Uganda, dove collabora con più di centomila contadini. La società comasca, che nel 2010 ha realizzato un nuovissimo impianto super tecnologico, progettato da Siemens, oggi lavora 20 mila tonnellate di cacao l’anno e, di questo, 5 mila sono di tipo biologico.

Esporta il 60% di quello che produce in Europa e Nord America, ma anche la Russia sta diventando un mercato interessante. Il 50% della produzione viene venduto alle industrie (Lindt, Perugina, Côte d’Or, Sperlari, ad esempio) e ai grandi laboratori artigianali, mentre il rimanente viene trasformato in tavolette o praline, per metà destinate alle etichette estere (fra cui i marchi Green&Black’s e Rapunzel) e per l’altra metà a prodotti con marchio Icam.

Complessivamente la società ha un fatturato di 118 milioni di euro e in circa 10 anni ha assunto più di cento dipendenti, arrivando a raggiungere un organico complessivo di 320 dipendenti. Il piano industriale della società prevede un’ulteriore crescita nei prossimi anni e non è escluso che fra qualche anno gli Agostoni decidano di raddoppiare l’impianto industriale.

Molto dipenderà anche da un progetto che Plinio Agostoni ha in mente di realizzare: «Siamo sempre stati molto bravi nel produrre cioccolato di qualità, biologico ed equosolidale, ma ci è sempre mancata la capacità di comunicare questa nostra eccellenza al pubblico», una pecca che Icam condivide con tantissime medie aziende della Brianza che finora non hanno considerato importante il fattore marketing.

Oggi gli Agostoni vogliono porre rimedio a questo difetto: «Abbiamo scoperto che in una zona del Perù, al confine con l’Ecuador si coltiva un cacao antichissimo, addirittura precedente agli Aztechi. Partendo da quella pregiata materia prima produrremo squisite tavolette di cioccolato a marchio Vanini, in memoria di mia madre, Lina Vanini, che riuscì a crescere cinque figli e contemporaneamente amministrare l’azienda». A lato, coltivazione delle fave di cacao in Sud America. A destra, Plinio Agostoni vicepresidente della Icam.

Fonte: http://www.repubblica.it/economia/affari-e-finanza/2014/05/12/news/icam_il_cioccolato_equo_e_solidale_verso_il_raddoppio_degli_impianti-85884854/

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