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BORSA – Zanetti, una tazzina da 800 milioni

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Sull’inserto Economia del Corriere della Sera è uscito un articolo che fa il punto sull’imminente quotazione in Borsa del gruppo Zanetti Mzg con alcuni particolari nuovi e l’acquisizione un marchio di caffè in Costarica.

DI DANIELA POLIZZI*
La firma ai contratti con il passaggio delle azioni è in agenda a marzo ed è destinata ad aggiungere un tassello nella mappa della Massimo Zanetti beverage group (Mzbg), secondo gruppo del caffè dopo la Lavazza, con 800 milioni di ricavi di cui il 90% all’estero.

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Questa volta la bandiera del gruppo noto in Italia per il marchio Segafredo-Zanetti, ma con un portafoglio di 25 brand in tutto il mondo, sarà piantata in Costa Rica.

Il management guidato dal presidente e amministratore delegato Massimo Zanetti e dal capo delle attività operative Pascal Héritier hanno infatti concluso in questi giorni il round negoziale con il gruppo tedesco Neumann Kafee di Amburgo, big della materia prima verde con oltre 3 miliardi di ricavi e alle prese con un riordino delle attività.

La società guidata da David Neumann, esponente della famiglia tedesca, da anni in rapporti con la dinastia trevigiana, cederà a Mzbg il marchio centroamericano Ceca, tra i più diffusi a livello locale.

Tanto che Café Montaña, braccio latino americano degli Zanetti scalerà la classifica del caffè più venduto, salendo dal quinto al terzo posto con il 15% del mercato.

Progetto Greta

L’acquisizione è tenuta nel più stretto riserbo dagli azionisti Massimo Zanetti (FOTO, questa settimana festeggia 67 anni) e i figli Matteo e Laura che hanno appena riacceso i motori che condurranno il gruppo a Piazza Affari a metà maggio, un progetto che porta in calce il nome «Greta».

Il marchio Ceca sarà infatti parte dell’ equity story che la società presenterà al mercato in occasione del secondo tentativo di sbarco al listino. Il primo, in realtà, è stato poco più di un affacciarsi per testare l’intonazione dei mercati.

Il filing a Borsa e Consob risale ai primi di agosto, trainato dalla convinzione che tra le matricole al lavoro in autunno la Msbg fosse una delle poche dal forte carattere industriale, con una decisa componente internazionale.

Cosa che sarebbe stata premiata. Ma le onde alte della volatilità in Borsa hanno fatto rientrare in porto tutti i tentativi. Così i global coordinator Banca Imi e Bnp Paribas hanno consigliato di tornare sottocoperta.

A sei mesi dallo stop (non era stato depositato il prospetto), Mbsg torna in pista. E al mercato racconterà che in poco tempo ha già fatto un’acquisizione e altre ne prepara. Lo dirà in un road show che partirà da Milano per arrivare a New York, visto che la società di Segafredo rivolgerà parte della sua opvs (operazione pubblica di vendita e sottoscrizione) anche al mercato Usa che vale il 46% dei ricavi 2014.

Quanto pesa

Toccherà poi a Londra e Francoforte. Molto dipenderà dall’attività di pilot fishing , ovvero di sondaggio dell’appetito dei mercati. «Le risorse serviranno per crescere ancora — spiega Massimo Zanetti — ma anche per consegnare ai figli una società con una governance stabile e realizzare così un virtuoso passaggio di consegne alle generazioni future».

In azienda infatti lavorano Matteo Zanetti, presidente della Coffee system, e Laura che si occupa della Fondazione.

In Borsa verrà presentato un gruppo cresciuto in un anno da 750 a 800 milioni di ricavi con un ebitda tra 60 e 63 milioni contro i 59 dell’esercizio precedente. Ma soprattutto, il listino si arricchirà con il primo titolo quotato di un’azienda del caffè, made in Italy ma presente in tutto il mondo con marchi come Puccino’s in Gran Bretagna, Bon Café in Estremo Oriente, Chock full o’Nuts, Hill Bros e Kauai negli Usa, Meira in Finlandia. Più i 400 negozi, le macchine per caffè e le cialde.

Quanto può pesare in Borsa il caffè della dinastia trevigiana, noto in Italia per il marchio Segafredo-Zanetti? «Dalle valutazioni emerse, si può stimare in questa fase un multiplo da 11 a 13 volte l’ebitda», dice Zanetti. Il che vuole dire una cifra tra 700 e 820 milioni, vicina alle blue chip, anche se ancora tutta da verificare. «L’azienda non trova modelli comparabili tra le quotate del mestiere — aggiunge il presidente —. É un po’ Starbucks nel retail, un po’ Green Mountain nelle capsule Usa e c’è chi sostiene abbia anche un po’ della Nestlé».

Il quadro dell’operazione resta quello impostato ad agosto. Mzbg sbarcherà con un’offerta mista. Ci sarà un aumento di capitale fino a 150 milioni per assorbire risorse chiave e continuare lo shopping. L’azionista metterà poi a disposizione per la vendita una quota di azioni. Il flottante sarà del 30% e salirà al 35% con la greenshoe.

La novità è che al listino approderà un gruppo più snello rispetto a solo un anno fa. «Sono state scorporate le attività di acquisto e gestione della materia prima, condizionate alla fluttuazioni dei prezzi e quindi più incerte agli occhi degli investitori — racconta Pascal Héritier, di fatto il numero due del gruppo, con la responsabilità delle attività operative —. Cosa che ha fatto scendere i debiti netti a 210 milioni, incluso il costo dell’acquisizione di Bon café».

L’azienda continuerà a investire: «Prenderemo posizioni sul mercato delle capsule — dice Héritier — la quotazione servirà poi per accedere a tutti gli strumenti offerti dal mercato».

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