lunedì 25 Marzo 2024
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Lo storico Autogrill Villoresi Ovest demolito: addio a un simbolo del brand

L’Autogrill Villoresi Ovest fu costruito nel 1958, su progetto dell’architetto Angelo Bianchetti, uno dei protagonisti di quel particolare processo di promozione dell’immagine dell’Italia all’estero, fin dagli anni ’30, quando progettò gli allestimenti di mostre e i padiglioni pubblicitari per le fiere, per far conoscere le aziende italiane nel mondo

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MILANO – Un pezzo di storia che ha le fondamenta alla catena di ristorazione per gli automobilisti più famosa d’Italia, è stato distrutto: la struttura del celebre Autogrill Villoresi Ovest non è più in piedi e lascia spazio tra le sue macerie a una nuova storia, di cui ancora non si è a conoscenza. Leggiamo la notizia dall’articolo di Mario Francesco Simeone per exibart.com.

Autogrill Villoresi Ovest, resta il ricordo

Era uno dei simboli del Paese del boom economico e della promessa del benessere sociale, l’immagine della nuova Italia che correva veloce sulla scommessa delle sue strade asfaltate, lunghe e dritte e con i guardrail catarifrangenti. E adesso non c’è più, di quella storia non sono rimasti che molte fotografie, diversi ricordi malinconici e le macerie dell’Autogrill Villoresi Ovest, l’iconica area di sosta lungo l’autostrada A8 Milano-Varese, in corrispondenza dell’uscita di Lainate, demolito in questi giorni per far posto, probabilmente, a una struttura più moderna.

La storia veloce dell’ Autogrill Villoresi Ovest

L’Autogrill Villoresi Ovest fu costruito nel 1958, su progetto dell’architetto Angelo Bianchetti, uno dei protagonisti di quel particolare processo di promozione dell’immagine dell’Italia all’estero, fin dagli anni ’30, quando progettò gli allestimenti di mostre e i padiglioni pubblicitari per le fiere, per far conoscere le aziende italiane nel mondo. Dopo aver collaborato con la rivista Casabella-Costruzioni, diretta da Giuseppe Pagano, assieme a Erberto Carboni, Marcello Nizzoli, Bruno Munari, Bianchetti si dedicò con passione e lucidità all’architettura pubblicitaria e fu tra gli autori più influenti del paesaggio autostradale italiano del secondo dopoguerra.

Nel 1958, l’Autogrill «a piramide spaziale» di Villoresi Ovest, simbolo spregiudicato dello spirito del tempo, caratterizzato dalla fascinazione per il tema di futuristica memoria della velocità del progresso e, quindi, al viaggio in automobile e alle sue soste. Gli autogrill, strategicamente disposti sul territorio, rispondevano alla necessità del ristoro dell’automobilista che, impegnato in viaggi più lunghi, doveva diventare un nuovo soggetto commerciale. Dal 1959 al 1978, Bianchetti si dedicò alla costruzione dei celebri Autogrill Pavesi sulle autostrade, undici dalle caratteristiche forme a ponte e settanta laterali, in tutta Italia.

Il Paese che non c’è più

L’ Autogrill Villoresi Ovest, demolito in questa ultima settimana di giugno, a ridosso di questa nuova estate che ci aspetta, sorgeva nel tratto di Lainate dell’A8 al km 7,6. Ritratto anche su una copertina di Life del 1960, come immagine guida dell’Italia in ripresa, prima sotto l’insegna Pavesi e poi di Autogrill, era la prima sosta dopo Malpensa per gli automobilisti di passaggio lungo l’autostrada dei laghi ma, negli ultimi tempi, era caduto in disgrazia.

L’astronave sotto la cupola è stata abbattuta e sui cartelli dei lavori in corso, iniziati ufficialmente a febbraio 2020, è dichiarato il costo dell’investimento di Autogrill: 4.610.000 euro per la riedificazione ma del progetto non si sa ancora nulla, anche se la data di consegna dei lavori – che probabilmente sarà prorogata, anche a causa dei rallentamenti causati dal covid-19 – è fissata al 9 luglio 2020.

Proprio di fronte al cantiere, si innalza il Vulcano

«il più avveniristico Autogrill mai realizzato, dove il passato incontra il futuro», aperto nel 2013 e progettato dallo studio Total Tool di Giulio Ceppi. 1.200 metri quadrati di serpentine che irradiano l’intera volta e si tuffano, attraverso l’integrazione con un sistema composto da 420 sonde geotermiche, fino a 25 metri di profondità.

E poi 30 metri di altezza, fino alla copertura captante che, a seconda delle stagioni, incamera energia solare o freddo. Con tanto di facciata luminosa, in uno spazio privo di riferimenti urbani, tra 19mila metri quadrati di aceri, platani, pioppi; betulle, cespugli di biancospino e ginestra odorosa. Una vela rossa che si accende nella sera dei lunghi viaggi in automobile.

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