venerdì 12 Aprile 2024
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Amalfi: il vecchio caffè Gli Specchi riapre le porte del locale storico

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AMALFI – Ai tavoli del Gran Caffé tra nostalgia e rabbia Dimettetevi La riapertura del Caffè degli Specchi a Trieste ha fornito lo spunto per questo articolo di Giuseppe Luiccio sul Gran Caffè di Amalfi con i ricordi degli avventori più famosi. A Trieste riapre, con la legittima ambizione di rianimare e ripetere i fasti del passato, il vecchio caffè “Gli Specchi“.

Ad Amalfi, riapre Gli Specchi

Vi è stata scritta una bella pagina di letteratura con Svevo e Joyce, Saba e Slataper, tra gli altri, fin da quando la città di San Giusto rappresentava l’avamposto di mare del’Impero Asburgico e l’estrema lingua del Mediterraneo interno con ambizioni commerciali mitell-Europee. Ed il pensiero corre al ruolo di animazione e di dibattito dei “Caffè Letterari”: il “Pedrocchi” di Padova, le “Giubbe Rosse” di Firenze, il “Greco” di Roma, il “Gambrinus” di Napoli.. La notizia riportata in risalto dai giornali la leggo in una luminosa mattinata di sole ai tavoli del”Gran Caffè” di Amalfi, che tra i confortevoli ritrovi della provincia italiana qualche pagina di protagonismo culturale l’ha scritta.

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L’onda che canta nenie da risacca sfumata e ricama trine da sposa alla battigia concilia il torpore nel mare dei ricordi sulle ali lievi della brezza carica di iodio e sale

E per miracolo si materializza, alto e dinoccolato, con l’aria ed il garbo di gran signor, don Dino Lucibello, figura storica dell’accoglienza amalfitana degli anni ’60. E dalla moviola della vita giovane e colorata di entusiasmi aperti al futuro mi giunge l’eco dell’orchestrina che facilitava incontri e fecondava amori sull’onda di “Arrivederci”, “Accarezzame” e “Terra straniera”, lo “struscio” sullo stradone, “le svedesi” dal sesso facile, “i leoni al sole” dai capelli crespi, dagli occhi neri assassini e dalla faccia perennemente abbronzata inseguiti con il cuore in pena dalle ragazze indigene in forzosa astinenza estiva da corteggiamento. E riscrivo con nostalgua d’amore le fitte conversazioni con Salvatore Quasimodo che, incantato dalla bellezza di Amalfi, mi confidava l’eco del pensiero con le cadenze mediterranee della sua isola lontana, le barricate di fichidindia, le rocce a catapulta sull’acqua, l’immobile ora meridiana.

E rivedo gli occhi di cielo di Alfonso Gatto

Che sprizzavano entusiasmo da bambino confidandomi la imminente pubblicazione di “Rime di Viaggio per la terra dipinta” e Diego Fabbri alle prese con il rilancio della storica “Fiera Letteraria” e la messa in scena de “La guerra di Troia non si farà”, primo esperimento di teatro in piazza e, ancora Dino Buzzati orgoglioso del suo “Il mare oscuro”, un giovanissimo Alberto Bevilacqua gongolare per i primi successi, Alberto Lattuada che rievocava la sua collaborazione di aiuto con Rossellini, Pino Correnti, vulcanico direttore del Teatro Manzoni, di Milano alla guida di un colorato esercito di indossatrici improvvisare i “tableaux vivants” della Moda Mare tra anse d’acqua, pinnacoli di scogli e slarghi/salotti di terra sotto lo sguardo letteralmente rapito di Alberto Pigna che preparava un’edizione straordinaria della “Domenica del Corriere” in gara con Ennio Mastrostefano a caccia di belle immagini per uno speciale di televisivo.

E ancora critici ed artisti dell’Arte Povera, Edoardo Bruno ed il gruppo di Filmcritica tutti presi dal rilancio del neorealismo e Camillo Marino che reclamava, bofonchiando, più visibilità per il suo “Laceno d’oro” fidando su Pasolini, il recital di Alberto Lupo. Che con voce calda accendeva desideri trasgressivi nelle giovani signore, Riemergo dal tuffo dei ricordi,” dove il cuore per poco non si spaura”.

E riacquisto serenità e sorriso di fronte allo spettacolo delle colline di Pastena, Lone e Vettica con i limoneti che ingioiellano le “chiazze” verso Pogerola con i ciondoli d’oro che dondolano alla brezza e con i campanili che accendono l’iride alle cupole maiolicate e rifrangono luce sulla piazza di mare dove si è materializzata la Grande Storia. Alle spalle l’ascensore incompiuto per il Cimitero, il fuoco delle risse del e sul Mariano Bianco, e sulla destra Palazzo San Benedetto dove non si programma come recuperare ed esaltare la memoria storica degli Anni ’60, che offrono materia per riempire una intera estate di spettacoli a costo quasi zero, ma come sbranarsi nella lotta di potere nel Consiglio Comunale spaccato in due.

Giovani rampanti con voglia di protagonismo, da un lato, e attempati conservatori senza fantasia ma incollati alla poltrona, dall’altro. Che tristezza per Amalfi, che avrebbe tutti i titoli per recitare un ruolo di città/mondo nello scenario internazionale del Turismo e della Cultura!!!! Un sussulto di dignità imporrebbe dimissioni collettive per manifesta incapacità. Per evitare l’ulteriore degrado della città! Giuseppe Liuccio Fonte: positanonews.it.

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