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Lo chef Aimo Moroni, simbolo di Milano, si è spento all’età di 91 anni. Arrivato da San Miniato, Pisa, negli anni Cinquanta, con Nadia ha costruito una cucina semplice e rigorosa con ingredienti riconoscibili e sapori netti. Leggiamo di seguito un estratto dell’articolo di Elisabetta Andreis per Il Corriere della Sera.
La scomparsa di Aimo Moroni
MILANO – Si diceva Aimo e Nadia come un nome unico cucito insieme, e si pensava a un luogo preciso: via Montecuccoli, periferia ovest.
Nella notte quell’Aimo (Moroni, 91 anni), è mancato, e la città perde uno dei suoi maestri più schivi e influenti (in questo articolo, la favola di Aimo Moroni: la moglie Nadia conosciuta da bambina, 12enne a Milano con il triciclo delle caldarroste).
Capacità tecniche uniche
“Un pioniere della grande cucina italiana, una storia di milanesità straordinaria. Modesto, serio, buono e capacità tecniche uniche”, lo ricorda con affetto Lino Stoppani alla guida di Epam, l’associazione di categoria di Confcommercio.
Per anni il loro è stato il miglior ristorante della città, con il mitico spaghettone al cipollotto, ma si erano insediati da tempo con la loro Voce anche dentro le Gallerie d’Italia, davanti al Teatro alla Scala.
Aveva scelto i suoi eredi professionali in Alessandro Negrini e Fabio Pisani che con la figlia Stefania (qui il ricordo della figlia Stefania) continuano la storia del Luogo di Aimo e Nadia, e portano avanti la personale tradizione.
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