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SEREGNO (Monza-Brianza) – Ile douce fa il bis, ma non a Milano: la storia della pasticceria e caffetteria si sposta da Via Luigi Porro Lambertenghi 15 a Piazza Risorgimento, angolo Don Bosco, a Seregno. Dalla città alla provincia lombarda, il passaggio sembra quasi controintuitivo, ma non è così. Le ragioni che hanno portato Fabrizio Barbato e Angela Carantina a questo cambiamento, le spiegano direttamente i soci, marito e moglie, co-titolari.
Ile Douce apre a Seregno: è stata una fuga dai costi di Milano?
“Sicuramente i prezzi a Milano sono un tema che abbiamo dovuto considerare. Già anni fa, avevamo in cantiere l’idea di un secondo punto vendita, anche se restando nella stessa città. Parliamo del 2022, quando avevamo appena avviato il nuovo laboratorio e c’era ancora la scia del Covid da cavalcare. In pochi anni è diventato infattibile pensare di restare qua per una seconda apertura, perché sarebbe stato un sacrificio continuo per riuscire a rientrare delle spese sempre più elevate.
Nel tempo non sono mancate delle proposte di imprenditori per entrare in società, anche di Gruppi grandi, ma abbiamo rifiutato. Altre richieste sono arrivate da Monza, ma dopo aver valutato diversi posti, nessuno ci ha convinto fino in fondo.
Quando infine ho ricevuto una telefonata da parte di un agente immobiliare per segnalarmi una location a Seregno sono andato a dare un’occhiata: già il locale era di impatto, posizionato in una delle piazze del centro, con 9 vetrine. In una congiunzione strategica, il locale è di 300 metri quadri (180 per la vendita e 120 tra magazzino e spogliatoio), su due piani. Quello di cui avevamo bisogno.
Allora abbiamo deciso di approfondire il discorso, studiando la clientela e le abitudini del luogo: dalle nostre analisi, abbiamo riscontrato che i clienti locali erano più reattivi e ricettivi rispetto alla nostra offerta se paragonati a quelli di Monza. Un secondo e principale motivo per cui abbiamo scelto di aprire qui è legato alla nostra storia personale: con la nostra bimba di 11 mesi abbiamo deciso di trasferirci anche noi e vivere qui.
Volevamo rallentare un attimo.
A Milano Ile Douce ovviamente c’è ancora, naturalmente con la difficoltà di dover gestire il locale a distanza, tuttavia i ritmi lì erano talmente frenetici che ad un certo punto abbiamo voluto assecondare una nostra esigenza più personale. Una decisione vincente anche dal punto di vista pratico: da 80 metri quadri di vendita milanese ora abbiamo raddoppiato la superfice.”
Seregno è una città salottiera, alle persone piace fare chiacchiere, stare più a lungo in caffetteria. L’età media è più alta rispetto a Milano. “Il nostro locale, dati i metri quadri, l’illuminazione, l’arredamento, è davvero un bel posto in cui sostare. Volevamo creare appunto un salotto che fosse in linea con la nostra causa, prevedendo comunque il caffè al banco che però è talmente vasto da essere praticamente un tavolo, con lo stesso prezzo del servizio da seduti.”
L’offerta e i prezzi saranno gli stessi sul caffè? Portare lo specialty fuori da un polo già ben rodato come Milano è una bella sfida

“Abbiamo la proposta di specialty (che facciamo ruotare mensilmente. Ora abbiamo a Milano di Bonanza di Berlino) servita a Milano, con la viennoiserie e una parte salata che stiamo introducendo ora. Qui però va ancora molto forte l’offerta più all’italiana e seguiti da Alessandro Giammatteo che ha formato le 5 risorse in sala al femminile, abbiamo una proposta ben fatta di schiumati, cappuccini, macchiati. A Milano il consumo dello specialty invece è aumentato tanto, non solo in termini di estrazioni alternative, ma anche di ricette di stampo più internazionale come il Cortado, il Flat White.
Ora abbiamo un monorigine di Carnera e lo specialty in espresso (venduto a un euro e venti come a Milano), anche tostato per filtro. Unico blend è quello di Carnera con due monorigini, 60%Brasile e 40% Colombia. Sta piacendo moltissimo e ne siamo molto felici, anche perché non ce lo aspettavamo: i volumi ce lo confermano (un lunedì abbiamo consumato tre chili e domenica 5).
La macchina resta la E71 touch, ma nera. Abbiamo usato un macinnino Ceado e un Faema per le monorigini di specialty in pour over.”
Nel futuro prossimo di Ile Douce?
“Le cene francesi a Milano stanno già avendo un ottimo riscontro. Abbiamo svolto a dicembre una serata che ha avuto molto successo, abbinando tè e specialty coffee al salato. Vorremmo riproporre questo format a Seregno e anche i corsi di caffetteria (con Alessandro Giammatteo abbiamo fatto formazione teorica e pratica ai nostri clienti, in tre moduli sulla botanica, espresso e estrazioni alternative, latte e bevande alternative). Qua gli spazi si prestano meglio a introdurre anche questo.
Abbiamo un nome già conosciuto e quindi a Seregno, sebbene siamo un po’ “gli ultimi arrivati” comunque siamo noti. Abbiamo una proposta di bevande vegetali molto variegata rispetto al resto dei nostri colleghi, anche se facciamo fatica a far capire che non vendiamo il ginseng e proponiamo soluzioni come il matcha.”
Ma bisogna ampliarsi per essere sostenibili?
“Ci vorremo fermare a questo secondo spazio, perché altrimenti ci sarebbe di nuovo il rischio di ricadere nella stessa trappola di gestioni complesse e stressanti. Vogliamo rispettare il nostro business plan. Abbiamo sentito il bisogno di aprire un secondo punto perché il primo store non riusciva a rendere di più, nonostante le sue potenzialità, per via della metratura. Avevamo la fila di 60 persone fuori da Ile Douce la domenica a Milano e non era più qualcosa che potevamo sostenere. Restare in città con una metratura più ampia era più difficile per varie ragioni, ma un terzo attualmente non è nei nostri piani”.






















