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Nella contesa transatlantica delle macchine da caffè, l’azienda SharkNinja vola e aggiorna i massimi storici, mentre De’ Longhi, pur mostrando numeri solidi, accusa maggiormente i dazi Usa. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo di Roberta Paolini per il quotidiano Il Nord Est.
La contesa tra SharkNinja e De’ Longhi negli Stati Uniti
MILANO – Il caffè scalda i listini, ma il protezionismo americano serve la tazza più amara all’Europa. Nella contesa transatlantica delle macchine da caffè, SharkNinja vola e aggiorna i massimi storici, mentre De’ Longhi, pur mostrando numeri solidi, fatica a scrollarsi di dosso la zavorra dei dazi Usa.
A pochi mesi dall’annuncio dei dazi americani contro gli elettrodomestici importati – tra cui proprio le macchine da caffè – firmato da Donald Trump, gli investitori hanno già emesso il loro verdetto: SharkNinja decolla, De’ Longhi si difende ma non brilla.
Il confronto diretto tra i due titoli in Borsa – il colosso americano SharkNinja, quotato a Wall Street, e De’ Longhi, storico marchio italiano scambiato a Milano – mostra chiaramente il divario. Negli ultimi dodici mesi, SharkNinja ha messo a segno un balzo di oltre il 58%, mentre De’ Longhi si è fermata a un più modesto più 9%. Ma è il crollo sincronizzato di inizio aprile, coinciso con l’annuncio della stretta protezionistica del presidente Donald Trump, a raccontare una dinamica più profonda: quella di un’industria divisa tra chi ha saputo anticipare la tempesta e chi ha dovuto adattarsi in corsa.
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