Condividi con noi le tue storie legate al caffè scrivendo a direzione@comunicaffe.it.
PALERMO – Si è da poco concluso a Palermo proprio davanti il ‘mare nostrum’ il Palermo Coffee Festival, manifestazione che rappresenta un unicum in Italia e che si pone l’obiettivo di divulgare la cultura del caffè, stimolando quella necessaria maggiore curiosità e sensibilità intorno alla bevanda che merita un valore ed una sensibilità maggiore.
Andrea Morettino, quarta generazione della storica famiglia di torrefattori siciliani, che cosa rappresenta il Palermo Coffee Festival per voi e per la città?
“Il festival giunto alla terza edizione rappresenta una significativa tappa di un graduale percorso di ‘rinascimento culturale’ che stanno vivendo la nostra città e anche il mondo del caffè. Si tratta di un cambiamento di approccio difficile e ambizioso che parte da lontano e mira ad aumentare il livello di attrattività turistica da un lato e di consapevolezza sulla materia prima dall’altro.

L’evento continua a crescere di anno in anno in attrattività e partecipazione. Abbiamo sempre pensato a questo festival come un momento di condivisione aperto a tutti, e la risposta degli ospiti locali ed internazionali accorsi è stata curiosa, partecipata, divertita. Siamo orgogliosi della crescente sensibilità intorno al mondo del caffè anche in Sicilia, alla sostenibilità e alle sue contaminazioni.
Il tema “Panormos: viaggio tra filiere, popoli e culture” e la scelta della location del Palermo Marina Yatching è stata fortemente condivisa con l’organizzazione e le istituzioni per valorizzare e raccontare l’anima storica e portuale di Palermo e l’ambizioso progetto di rigenerazione urbana che ha restituito alla città il waterfront e quel contatto perduto con l’acqua, abbracciando cittadini, turisti, ospiti della città provenienti da tutto il mondo, ed invitandoli alla condivisione di una bevanda come il caffè, icona di socialità, accoglienza ed amicizia, e alla riscoperta del giusto tempo.
Questo successo ci motiva a continuare sulla strada della divulgazione della cultura del caffè, guardando con rispetto a tutta la filiera e offrendo sempre nuove occasioni di confronto su una materia prima tanto diffusa, quanto ancora poco conosciuta e valorizzata. Occorre però costruire una differente narrazione: il mondo del vino è stato sempre per noi un punto di riferimento e fonte di ispirazione, espressione identitaria e culturale di un territorio.
Amiamo ricordare che il caffè è un frutto, che offre l’opportunità di conoscere e raccontare le peculiarità dei territori di origine, la distintività dei terroir, le scelte delle pratiche e tecniche agricole delle comunità che stanno alla base dell’intera filiera e che si traducono nei profili sensoriali di ogni caffè: una visione condivisa con la Slow Food Coffee Coalition di cui siamo fieri di far parte, che è stata in prima linea con noi grazie al supporto degli amici Emanuele ed Erminia, e che ha messo in luce lo straordinario lavoro dei coltivatori e l’unicità dei loro caffè lavorati con una visione etica, nel rispetto della naturale biodiversità.”
Quali sono stati i momenti salienti e chi sono stati i compagni di avventura di questo evento?
“Lo specialty coffee è stato assoluto protagonista della scena, ma la chiave di lettura come ogni anno è stata una divulgazione corale del caffè, con un linguaggio semplice, accessibile, democratico: abbiamo pensato ad un breve viaggio che potesse prendere per mano appassionati, viaggiatori, curiosi o semplici visitatori durante l’intero arco della giornata e guidarli ad una maggiore consapevolezza verso il caffè.
E in linea con la nostra visione abbiamo scelto di farlo attraverso degustazioni guidate di esclusive monorigini specialty di tanti amici roasters italiani e il racconto delle tante similitudini con i mondi affini del vino, dell’olio, del cioccolato e della birra artigianale, a cui va il merito di aver creato nel tempo contenuti e curiosità tra i consumatori.

Il programma di masterclass, talk, workshop e sessioni di degustazione di specialty coffee pensato e condiviso con Sca Italy e con la regia di Gambero Rosso è stato fitto ed intenso, la volontà comune era quella di offrire un’occasione di dialogo, di confronto, ma anche di formazione e di svago.
Il festival rappresenta oggi un appuntamento che mira ad allargare la comunità dei coffee lovers, prendendoli per mano attraverso l’entusiasmo e la passione dei tanti roasters, baristi, esperti del settore e professionisti accorsi in Sicilia e che ringrazio di cuore per la loro presenza.
E’ grazie alla loro quotidiana dedizione, che possiamo oggi coltivare il sogno di perseguire insieme un cambiamento epocale che possa donare il giusto valore al caffè, esplorando nuove opportunità e prospettive per l’intera filiera.
Nonostante l’ondata anomala di caldo e le temperature proibitive oltre i 30° che hanno di fatto anticipato l’arrivo dell’estate già alla prima settimana di giugno, il festival ha aperto le porte ai primi coffee lovers già dalle 8 del mattino, accompagnando gli ospiti lungo l’intero arco della giornata con interessanti esperienze di degustazione di specialty coffee dei più rappresentativi roasters specialty del panorama nazionale, worhshop di latte art e gare ‘amatoriali’ di roasting ‘Link’ aperte presso il piccolo ‘roasting village’ allestito proprio sul mare.
L’accademia di Gambero Rosso si è riempita di un aroma unico ospitando i nuovi formati di competizione Sca Italy dedicati ai migliori baristi della città e organizzati grazie alla professionalità e disponibilità del team SCA (Alberto, Antonella, Andrea, Filippo, Giuseppe, Alessio, Federico per citare qualcuno dei protagonisti).
Tra i momenti più significativi, oggi simbolo del nostro festival, di certo le masterclass condotte nella ‘coffee arena’ allestita davanti le antiche mura della città, con la maestria di alcuni compagni di viaggio come Mauro, Andrej, Marzio, Emanuele, Maria Antonietta, Simone, Arturo con cui abbiamo intrattenuto ed incuriosito i partecipanti, condiviso tante degustazioni guidate, raccontando loro i parallelismi tra terroir e processi di lavorazione e scoprendo insieme le interessanti sfumature e la complessità sensoriale del caffè, attraverso inediti abbinamenti tra esclusivi caffè specialty estratti a filtro o in espresso, e i mondi affini.
Tra le novità più apprezzate alcuni format di approfondimento mirati e snelli organizzati all’interno della nostra caffetteria specialty Morettino Lab, come i workshop sul processo di tostatura ed i cupping dei caffè tostati da Paolo Scimone, i talk che sono risultati essere partecipati, divertenti e coinvolgenti, in compagnia di alcuni ospiti.
Con noi alcuni produttori siciliani di frutti tropicali e di antiche colture come la canna da zucchero e il tabacco con cui abbiamo raccontato una ‘Sicilia inedita’, e l’amica Valentina Palange che ha presentato il suo libro ‘In Italia il caffè fa schifo’.
E per i più temerari che sono rimasti con noi ad osservare uno straordinario tramonto sul mare, il festival si è protratto con alcuni live show: dalla preparazione della granita al caffè secondo l’antico metodo delle Neviere con il Maestro Cappadonia, alla proposta di inedite ricette di coffee mixology fino alla proposta di alcune trame musicali delle terre di origini del caffè con giovani musicisti locali ed internazionali che ci hanno accompagnato fino a tarda sera.”
Se volesse fare un bilancio del coffee festival allargando la prospettiva al settore del caffè, quali sono le sue sensazioni? E quali le prospettive del festival?
“Il settore del caffè sta attraversando un momento di grande criticità a livello strutturale, guardando all’intera filiera sono tante le sfide a cui assistiamo e a cui dobbiamo far fronte quotidianamente sotto il profilo finanziario, commerciale, climatico e culturale. E credo che in questo contesto che rimane davvero molto complicato, riuscire a dedicare tempo e risorse, per l’organizzazione di un festival di questo genere, possa essere un segnale positivo per l’intera comunità e per il territorio.
Una volontà di voler guardare oltre le difficoltà che ci circondano e di decidere di far parte attiva del percorso di cambiamento sociale, culturale tanto auspicato. Il programma sul quale abbiamo lavorato diversi mesi, era davvero ricco di contenuti e di persone di riferimento del mondo del caffè, un team allargato che ringrazio per la passione e l’entusiasmo messo in campo.

Siamo stati in grado di accompagnare e stimolare un pubblico trasversale, che in Sicilia come in Italia, è ancora fortemente ancorato alle tradizioni e ai falsi miti, e che può guardare al caffè con una differente prospettiva: il caffè può e deve tornare ad essere un piacere da scoprire e gustare con il giusto tempo e la giusta consapevolezza, aldilà dei noti aspetti funzionali legati alla caffeina.
Abbiamo in questi ultimi giorni raccolto tantissimi feedback positivi da professionisti e addetti ai lavori qualificati, e dai partecipanti al programma di degustazioni, masterclass e talk, per cui poter essere fieri e soddisfatti. Nelle riunioni di debrief che hanno seguito il festival abbiamo condiviso una valutazione anche di tutti gli aspetti tecnici ed organizzativi migliorabili, in vista della prossima edizione già fissata in calendario.
Un festival che vuole allargare la platea ad un pubblico sempre più sensibile, consapevole ed evoluto e che vuole coinvolgere sempre più giovani che devono guardare al Sud con una prospettiva positiva, scegliendo di restare o di tornare e soprattutto di investire sul proprio bagaglio di conoscenze e di esperienze. Appuntamento a Palermo il 16-17 Maggio 2026.”
Arturo Morettino, voi tramandate una tradizione di famiglia dal 1920, e avete sempre investito sulla cultura del caffè, come si inserisce il festival in questa visione e come osserva l’attuale contesto del caffè?
“Si per noi Morettino la divulgazione della cultura del caffè è sempre stata l’anima della nostra attività imprenditoriale, dalle attività socio-culturali del museo del caffè, ai programmi formativi della scuola del caffè fino alle visite didattiche nella piantagione sperimentale del caffè e la recente apertura delle nostre caffetterie.
L’unicità e la trasversalità di questo festival sono collegate all’essenza stessa del mondo del caffè: espressione di identità, territori e popoli. Siamo negli anni riusciti a creare un’armonia unica mettendo insieme e a confronto mondi e spartiti apparentemente diversi, come quelle dello Specialty Coffee, del vino, dell’olio, del cioccolato, ma protagonisti di uno straordinario ensable musicale.

Un evento che potremmo definire come un caleidoscopio culturale, in cui gli spunti per fare informazione sulla filiera si sono alternati a momenti di svago e spensieratezza a pochi passi dal mare, unendo idealmente l’Italia del caffè da Trieste fino a Palermo. E proprio qui davanti le antiche mura della città, abbiamo costruito una sapiente integrazione non solo di territori, profumi e gusti, ma di culture, anime e visioni.
Il festival oggi è un unicum nella visione, nei contenuti e nel format e crediamo che possa essere una delle strade di divulgazione da continuare a percorrere con entusiasmo e dedizione, con la speranza di poter dare seguito a quella rivoluzione culturale, stimolata dai caffè specialty che sembra solo agli inizi.
Nel mondo del chicco c’è ancora poca consapevolezza e così noi torrefattori – che preferisco definire ‘caffecultori’, in quanto attori di una filiera che dovrebbero sempre costruire cultura attorno al caffè – dobbiamo perseguire nel cambiamento degli storici paradigmi linguistici legati al caffè, con differenti linguaggi in grado di attrarre i giovani e le nuove generazioni di amanti della bevanda che hanno l’opportunità di viaggiare, sperimentare differenti modalità di consumo e di apprezzare nuovi profili esperienziali legati al caffè.
Crediamo che non ci possa essere sapore senza sapere, ed è con questo credo che continuiamo a tramandare la nostra passione di famiglia. Siamo consapevoli che in Italia c’è ancora tanto da fare, perché l’approccio del consumatore e di tanti stakeholders del settore caffeicolo a questa bevanda è molto superficiale. Occorre perseverare sulla strada della divulgazione e della condivisione, per coltivare una maggiore consapevolezza di ciò che si beve (e che si mangia), tenendo a mente che il caffè è un meraviglioso frutto della terra.”
Crede che la Sicilia, terra simbolo di integrazione tra popoli e culture, possa essere un centro di diffusione anche per la cultura del caffè?
“La nostra è una terra straordinaria che gode di un patrimonio unico di ricchezze artistiche, culturali ed enogastronomiche. E storicamente ha sempre rappresentato un centro di accoglienza, integrazione e diffusione culturale.
Ogni dominazione, popolo e cultura che è passato dalla Sicilia l’ha in qualche modo arricchita, donandole un’impronta e un’identità unica: dai fenici ai greci, dai romani ai bizantini, passando dalla dominazione araba, fino ai normanni, agli aragonesi ed agli spagnoli, prima di essere annessa al Regno d’Italia: tutti hanno lasciato qualcosa.
Il nostro carattere, i nostri colori, le nostre ricette, le nostre espressioni linguistiche sono un mosaico di stili e culture cosi come il caffè, miscela unica di sapori ed espressioni delle terre di origine. Il caffè in Sicilia è un antico rituale, un caloroso benvenuto, e un profumato arrivederci. Amiamo accogliere gli ospiti della nostra terra con un caffè e valorizzare i loro saperi, è questo è stato anche lo spirito di questo festival.
Federico II, pur essendo imperatore del Sacro Romano Impero, era anche re di Sicilia e cercò di mantenere un difficile equilibrio tra le diverse componenti della sua società e non cacciò gli arabi, ma li integrò nel suo regno, sfruttando la loro conoscenza in campo amministrativo e culturale, come per esempio nella corte di Palermo. Riteniamo che durante la loro dominazione, gli arabi abbiano introdotto il caffè qui in Sicilia e contribuito alla diffusione del rito del caffè, della sua lentezza e sacralità e da loro abbiamo ereditato nei secoli un rapporto quasi spirituale con la bevanda.
Oggi a distanza di secoli il caffè è ancora un forte simbolo di amicizia e condivisione, ma di certo per tramandare e valorizzare la nostra antica tradizione, occorre un maggior rispetto verso la materia prima ed una maggiore consapevolezza verso la bevanda, che proviamo a trasmettere alle nuove generazioni. Negli ultimi anni abbiamo osservato come l’approccio al caffè in città stia gradualmente cambiando grazie alla curiosità di tanti giovani e alla maggiore attrattività della nostra città e dei luoghi dove bere un buon caffè.
Tutti i recenti progetti socio-culturali pensati con e per la città, le numerose attività della Comunità emblematica di Palermo del Rito del caffè espresso italiano per il sostegno della candidatura Unesco, da me coordinata, e le nuove sfide portate avanti negli ultimi anni, sono un esempio virtuoso della costante opera di diffusione e le nuove sfide imprenditoriali portate avanti negli ultimi anni, sono un esempio virtuoso della costante opera di diffusione che portiamo avanti con dedizione e un po’ di sana follia, in una città difficile e controversa come Palermo che amiamo profondamente.
Continuiamo a convivere con un’avversità storica e gattopardiana al cambiamento, ma ritengo che nulla arrivi per caso, ed ogni risultato e successo sia conseguenza di amore, passione e voglia di cambiare. La rivoluzione culturale del caffè passa anche dalla Sicilia e da Palermo.”