martedì 16 Settembre 2025

Musica in caffetteria? Francesco Sanapo, Nicolò Zorloni e Antonio Malvasi rispondono all’appello

Si potrebbe anche parlare di “Music Pairing” sul caffè, e quindi di proporre degli abbinamenti musicali per stimolare la percezione sensoriale di ciò che si sta consumando in caffetteria

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  • TME Cialdy Evo

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MILANO – Musica in caffetteria: è un’idea che potrebbe sembrare scontata, ma che in realtà ha la sua funzione per determinare il successo di un locale di somministrazione rispetto ad un altro. Spesso neppure ci si accorge di quanto il fattore atmosfera sia incisivo per la selezione di un posto di fiducia in cui poter consumare il primo pasto della giornata. Banalmente, a parità di un buon caffè, in base a cosa si sceglierebbe di tornare? La caffetteria con la playlist del cuore o quella in cui ci si sente disturbati dai brani di sottofondo?

Musica in caffetteria: il dettaglio che non può mancare

Francesco Sanapo, la felicità di fronte al bancone di Ditta Artigianale a Milano
Francesco Sanapo, la felicità di fronte al bancone di Ditta Artigianale a Milano

Francesco Sanapo ha intuito subito la bellezza di questo abbinamento e ci ha sviluppato persino un concept interessante, per ora tutto milanese: “Mettere della musica durante la colazione oppure per il brunch, è insolito. Proporre un dj dietro una console in orario diurno, dalle 10 alle 14 nel caso di Ditta Artigianale, stupisce e per questo crea interesse. Il mio obiettivo come sempre, è quello di attirare l’attenzione attorno al rituale del caffè.

La nostra idea di dj set non vuole però trasformare la caffetteria in una discoteca: voglio solo offrire della buona musica di sottofondo, gestita da un professionista del settore, per creare un’atmosfera completa, unione del momento di assaggio e dell’ascolto.

Naturalmente, sebbene vada abbastanza di moda, questa combinazione non deve però trasformarsi in una pista da ballo: è musica d’ascolto che quindi accompagna la colazione e il brunch anche delle famiglie con bambini, degli amici che passano per condividere quel momento.

Sicuramente in Italia è meno importante come trend, ma nei Paesi asiatici e negli States è una tendenza vera e propria. Posso affermare che funziona: la domenica la affidiamo ai nostri dj. Ci piace che diventi parte dell’esperienza da Ditta Artigianale anche fuori da Milano.”

Nicolò Zorloni, di Nudo Artisan Coffee, si inserisce nella conversazione e risponde alla domanda: quali sono le modalità e i motivi per cui ha pensato che la musica potesse integrarsi con la caffetteria.

Zorloni e la sua latte art @milanocoffeeguide nudo
Zorloni e la sua latte art @milanocoffeeguide

“E’ un fattore che a parer mio si lega più in generale ad un modo di sentire, di vivere un locale e determinati momenti di consumo. Esistono degli studi sicuramente ma io ho notato con l’esperienza diretta che, un certo tipo di musica a pranzo, porta le persone a bere alcolici.

Durante la colazione invece, un momento più soft, mettiamo delle melodie rilassanti. In questo periodo mi sto impegnando per creare una playlist che rimarrà disponibile nell’account Spotify di Nudo e che utilizzeremo in diverse fasce orarie: un mood sarà dedicato all’orario di apertura sino verso le 12 e poi ci sarà un’evoluzione per il pomeriggio fino alla sera (noi chiudiamo alle 17).

Non è semplice essere sempre originali, perché per noi che siamo tutto il giorno dietro il bancone, ma è divertente. Poi io per primo suono nei locali come dj, quindi sono naturalmente attratto da questo aspetto.

Penso di avere una cultura musicale molto ampia, su diversi generi e mood che aiutano nella scelta di un’offerta variegata. Sono sempre stato piuttosto consapevole del ruolo della musica in caffetteria e ora me ne sto occupando in maniera più sistematica.

È qualcosa che deve riempire i momenti più vuoti, di silenzio e accompagnare, senza mai diventare predominante rispetto al consumo e allo scambio vero e proprio. Per questo la mattina teniamo anche un volume più contenuto.”

Dovete pagare i diritti delle canzoni, è un problema, come funziona? è un costo che è comunque sostenibile al netto di una maggiore affluenza?

“È necessario pagare annualmente la SIAE per la diffusione della musica in sottofondo, sia da Spotify che dalla Radio, per rispettare i diritti d’autore.

Organizzando una festa, serve un dj con la licenza per la musica del vivo, il borderò per tutte le musiche e il riconoscimento agli artisti di un compenso economico. Il costo finale dipende poi dal numero dei posti a sedere, dagli orari, dalla superfice stessa del locale: ci sono indicazioni sulle cifre, i tempi e le modalità sul sito della Siae. Stesso discorso vale per le feste.

Secondo me, in ogni caso, vale la pena spendere: le persone tornano da noi anche per la musica. Diversi clienti seguono la nostra playlist e ci hanno fatto i complimenti. Quindi sì, è un buon investimento.”

Una caffetteria come dovrebbe strutturare la musica basandosi sulla sua offerta? In base a quali criteri?

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Antonio Malvasi (foto concessa)

La risposta giunge da Antonio Malvasi, coautore del libro Barista Sapiens, giurista e docente: “Povero senso incompreso! Mi riferisco all’udito, ignorato e banalmente accantonato.

Eppure nella ristorazione qualcosa si sta muovendo, infatti, avveniristici ristoratori esaltano texture e croccantezze per stimolare l’udito, abbinano la musica sia in base alle tipologie del locale e sia ai singoli piatti. Per le caffetterie potrebbe accadere la stessa cosa, senza dimenticare che le dinamiche del servizio sono più rapide.

Le caffetterie, poi, sono spesso rumorose. Inizierei, pertanto, bonificando l’ambiente da questi rumori molesti, pensiamo al rumore del battere il portafiltro sul tubo del cassetto dei raccogli fondi, allo sgradevole rumore di poggiare frettolosamente i sotto tazza sul bancone, ad altri rumori che provengono dall’office o peggio ancora dalla toilette.

Eliminati i rumori possiamo riflettere su come rendere la location strategicamente più redditizia “approfittandone” della musica come sottofondo.

Delle ricerche scientifiche suggeriscono di diffondere dei sottofondi musicali sereni, non frenetici, rassicuranti, strategici sia per sviluppare un’atmosfera accogliente, non ostile, calorosa e sia per smorzare alcune caratteristiche sensoriali del caffè non sempre apprezzate dalla clientela, penso a degli amari aggressivi o a delle acidità spiccate.

In linea di massima ben venga della musica Jazz, della musica classica non aggressiva, ma aperta e ospitale. Mi viene in mente una delle canzoni che io definisco la musica per eccellenza di un’attività ristorativa, Sunrise di Norah Jones. Provate a diffonderla nel Vostro locale.

La musica con il caffè: ma esiste una playlist che si sposa davvero con quello che si trova in tazzina?

“Stiamo parlando di “Music Pairing” sul caffè, ovvero ipotizzare degli abbinamenti musicali per bilanciare, esaltare o ridurre alcune percezioni sensoriali, ma a due condizioni: che il cliente abbia una conoscenza di base sull’assaggio dell’espresso e soprattutto che l’assaggio avvenga in un luogo privo di rumori e di confusione. Sussistono diverse ricerche che sostengono il condizionamento della musica nel momento in cui si assaggia del cibo e delle bevande.

Per degli espressi in cui sono marcate delle note gustative amare, suggerirei, per logica filosofia del contrasto, delle musiche dolci, romantiche, “Your song” di Elton John o “Perfect” di Ed Sheeran.

Per dei caffè blasonati, ricchi di aspettative e costosi, penso a degli specialty, abbinerei della musica classica, la primavera delle 4 Stagioni di Vivaldi, elegante, aristocratica e raffinata.

Per un caffè dal gusto prevalentemente acido, le ricerche scientifiche sposano la filosofia di abbinarci delle musiche acute, mi viene subito in mente “Someone like you” di Adele.
Per degli espressi, invece, tipici con degli aromi di cioccolata o di cacao, la musica più promettente è sicuramente l’intramontabile Jazz capace di attenuare il gusto amaro e di risaltarne gli aromi di cacao. Penso subito a Glenn Miller con l’intramontabile “In the mood”.

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