venerdì 12 Aprile 2024
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Il logo di Starbucks? Fa parte dell’iconografia e della storia di Milano

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MILANO – Lo Starbucks milanese è un omaggio alle tradizioni e all’arte italiana. Ciò che molti forse non sanno è che lo stesso logo della catena americana – la famosa sirenetta con le due pinne– è un motivo ricorrente nell’iconografia milanese, nonché un elemento costantemente presente nella simbologia cristiana del passato.

Tanto da costituire un ulteriore legame ideale tra Starbucks e la città. Lo dimostra – immagini fotografiche alla mano – un articolo scritto per Wired da Daniele Biaggi, che vi proponiamo di seguito.

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Se pensate che l’arrivo di Starbucks a Milano sia una novità dell’estate 2018, vi sbagliate di grosso. È possibile rintracciare un’eco del marchio nella storia della nostra città correndo indietro nella linea temporale di diversi secoli.

Le miscele di caffè non c’entrano proprio nulla:

il vero filo rosso che lega la multinazionale americana al capoluogo meneghino è la sirena bicaudata.

Girando per la città, può capitare cada l’occhio sui rimandi a questa simbologia. Al Castello sforzesco, dove sono conservati i resti della Chiesa di Santa Maria d’Aurona, antichissima basilica risalente all’VIII secolo d.C., restaurata nel XI e poi andata distrutta nel 1700, i cui capitelli (datati al 1100, secondo quanto racconta il museo del Castello) erano ornati con sirene dalla doppia coda, e sul celebre Ponte delle Sirenette al centro di Parco Sempione, chiamate Sorelle Ghisini per la materia con cui vennero realizzate intorno al 1840, la ghisa.

Non c’è da stupirsi: fino al 1000 dopo Cristo le sirene furono simboli cristiani, e ancor più quelle a due code: l’essere mitologico, in questa forma composita, metteva in evidenza la parte femminile più intima.

Retaggio dei culti pagani dionisiaci, l’unicità della donna di creare vita si presentava come il tramite attraverso cui è possibile un’incarnazione nel mondo terreno.

Non c’è da stupirsi:

fino al 1000 dopo Cristo le sirene furono simboli cristiani, e ancor più quelle a due code: l’essere mitologico, in questa forma composita, metteva in evidenza la parte femminile più intima.

Retaggio dei culti pagani dionisiaci, l’unicità della donna di creare vita si presentava come il tramite attraverso cui è possibile un’incarnazione nel mondo terreno.

Daniele Biaggi

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