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MILANO – Yong Jeon, che tutti hanno visto lavorare nei panni del Coffee Pro Dalla Corte, ora torna su queste pagine con il suo programma portato avanti su YouTube: il nome già promette bene, “Italian Espresso Bar 100 Challenge”, con la missione appunto di visitare 100 bar-caffetterie e realizzare un video finale che li potesse racchiudere tutti.
Come spiega lui stesso: “Questa è un’iniziativa che non si rivolge soltanto agli spettatori coreani appassionati di caffè, che rappresentano Il 79% degli spettatori del mio canale, ma anche ai molti che ci seguono da diversi Paesi, tra cui anche Italia e Stati Uniti.
Jeon racconta: “E’ un po’ complesso persino per me ormai contare quante caffetterie precisamente ho visitato negli ultimi 11 anni della mia vita in Italia. Ma di certo posso chiedermi se ci sia qualcuno che ne abbia visitate più di me.”
Jeon, con quali obiettivi e come ha selezionato sin qui e in base a quali criteri queste 100 attività in Italia?

“Innanzitutto volevo far conoscere la cultura del caffè italiano. Per essere più specifici, bisognerebbe tornare indietro nel tempo quando ho iniziato il mio primo viaggio dedicato al caffè nel 2013, percorrendo 10.000 chilometri in motorino in giro per l’Italia e visitando più di 10 posti al giorno.
Purtroppo, dopo esser rimasto gravemente ferito in seguito ad un incidente d’auto, ho dovuto fermarmi, ma è stata un’esperienza che mi ha portato poi a fare la scelta di trasferirmi definitivamente in Italia. Si potrebbe dire che rappresento la prima generazione che si è avvicinata all’espresso in Corea e che la maggioranza delle persone ha iniziato dopo di me ad apprezzare questo rito.
Ho insegnato a molti baristi e ho allenato diversi campioni, che però avevano più a cuore entrare a far parte dei circuiti creati dalle Associazioni e gareggiare nelle competizioni organizzate dagli anglosassoni.
Questo forse è stato il punto di svolta: il mio rispetto e amore per l’Italia si sono trasformati in rabbia. Rabbia per una bevanda, una tradizione, che gli italiani stessi non riuscivano a proteggere, a valorizzare. Con questo in mente, ho creato questo programma, che sarebbe bene far proseguire in una seconda stagione”.
Che cosa ha notato, quali sono le preparazioni più curiose che ha assaggiato?
“In realtà questa mia avventura non vuole trasformarsi in una classifica né tanto meno in una competizione tra i caffè. Al contrario, l’obiettivo originale era quello di condividere le abitudini quotidiane legate alla cultura di un autentico espresso.
Chi guarderà la puntata, noterà subito ad esempio, che la prima caffetteria è gestita da dei titolari cinesi. E proprio su questo, si gioca tutto il mio progetto: il successo di un bar in Italia, resta un po’ un magico segreto. Naturalmente poi ho incluso anche ottime caffetterie che visito spesso e quelle che si trovano lungo l’autostrada, all’interno di supermercati, gelaterie e panetterie.
Ho deciso di selezionare solo quelle caffetterie degne di nota, in tutta Italia. Molte di queste sono caffetterie specializzate, ma altre sono dei veri e propri classici, dei locali storici come il Florian di Venezia e il Gilli Caffè di Firenze.”
Jeon ha acquistato un’auto nuova a settembre 2024 e a marzo 2025, aveva già percorso più di 25.000 chilometri.
“Ho viaggiato molto – conferma Jeon – Purtroppo, avevo programmato di arrivare anche in Sicilia, ma non ci sono riuscito per il momento. Mi dispiace di non aver potuto fin qui presentare i tre posti che mi sono prefissato e che si trovano in Sardegna e Calabria. Ricordo ancora la mia ultima sera, in una caffetteria specializzata a Livigno, per arrivarci ho guidato per quattro ore. In alcuni posti ho viaggiato persino per otto ore al giorno.”
Come struttura le sue incursioni?

“Solitamente visito sempre i posti con calma, senza fornire alcuna informazione in anticipo, si può dire che mi presento come un cliente qualsiasi. Inizio con la valutazione del loro servizio, della comunicazione e infine della qualità dei loro prodotti. Naturalmente ascolto la storia e assorbo la passione di questi titolari e baristi e a quel punto, se ritengo che valga la pena, chiedo loro di collaborare alle riprese. Certo, in tutte le mie analisi, la qualità del caffè è un fattore molto importante.
Attenzione però, perchè non è tutto.
Facendo un rapido riepilogo conclusivo però, non è facile scegliere quello che mi ha colpito di più, perché quasi tutti mi hanno interessato. Tuttavia, se dovessi proprio fare un nome, direi Pigafetta a Vicenza. Lì si possono bere 50 tipi di espresso e ci sono decine di bevande originali che hanno sviluppato autonomamente in 50 anni di esperienza sul campo. Quel giorno ho assaggiato il Maronglasse, la bevanda simbolo della zona, insieme all’espresso preparato con una monorigine dell’Etiopia, e il sapore era eccellente.”
Jeon, ha notato differenze sostanziale di miscele/prezzi?
“La differenza di prezzo tra un blend e un monorigine varia da caffetteria a caffetteria. Nel caso di locali che devono affrontare una clientela fortemente tradizionalista, spesso si è obbligati ad applicare un aumento di pochi centesimi. In quelle caffetterie in cui invece l’affluenza di clienti più consapevoli, curiosi, interessati e magari anche frequentati da molti turisti la differenza può raggiungere diversi euro.
In realtà, il caffè cambia parecchio anche a seconda della regione in cui si consuma. Ad esempio, la percentuale di Robusta aumenta scendendo verso la regione meridionale. Qui si preferisce una tazzina con una corposità maggiore e un’aromaticità più spiccata. A volte, si vendono miscele a basso prezzo caratterizzate da un’importante amarezza. Anche in questo caso molto viene influenzato dalla zona geografica di riferimento, e quindi anche dalle tradizioni legate al territorio.
In certe zone ci si affida molto alle torrefazioni locali, mentre in altre ci si rifornisce anche da città più distanti, come Torino, Trieste, Milano, Roma, Bologna e Firenze.
Quello che sto cercando di dire è che, in generale, il livello degli specialty coffee shops in Italia si sta sempre più alzando.
C’è una nota dolente in questo racconto, un aspetto che mi ha davvero deluso: fino a circa cinque anni fa, i miei amati baristi e torrefattori italiani si erano lasciati sedurre fortemente dallo stile di tostatura molto chiaro diffuso in Europa e in Australia, il che si traduceva poi in tazzine tipiche di un verde poco cotto, un po’ vegetale.
In quel periodo, indipendentemente dalla caffetteria, i sapori risultavano al palato tutti molto simili tra di loro, mancava un’identità forte che si distinguesse anche nello stile del locale, una serie di copie degli originali nord europei. Sulle confezioni certo si potevano leggere origini diverse, ma in realtà la maggior parte veniva appiattita da una tostatura sottosviluppata.
Inoltre, la quantità di origini presenti oggi in molte caffetterie specializzate, un po’ mi impressiona. Adesso, però, la situazione è notevolmente cambiata e penso che la qualità dello specialty coffee italiano sia molto migliorata, dato che quello gli atteggiamenti che ho raccontato prima sono via via scomparsi dopo il Coronavirus.
Parallelamente ho notato che anche la forbice sulla qualità del caffè industriale si sta allargando tra chi vende prodotti finiti di scarsissima qualità e chi invece non scende a compromessi. Un fenomeno che probabilmente è dovuto all’aumento del costo del caffè, che da una parte ha portato chi già vendeva chicchi di basso livello, ad abbassare ulteriormente il livello e rientrare così dei costi. “
Jeon: “Vorrei anche vedere migliorare la qualità della materia prima usata per preparare il caffè italiano di base, assieme alla formazione dei baristi, che è essenziale, ma ancora carente.”
Spero di assistere a breve ad un nuovo cambiamento che riscopra l’orgoglio per l’espresso, la bevanda per eccellenza degli italiani. Questo mio progetto è un omaggio, dal punto di vista di un coreano che ama profondamente l’Italia. Con questa esperienza ho potuto abbattere i miei stessi preconcetti sul caffè e aprire prospettive diverse su questo argomento. Da solo, ho potuto imparare molto di più.”
Jeon, non resta che aspettare la prossima stagione quindi?
“Sì. Il prossimo progetto vorrebbe coinvolgere circa 30 torrefazioni in Italia, mentre quello successivo sarà dedicato alle piantagioni del caffè. Naturalmente, spazierò dalle piccole-micro torrefazioni a quelle di produzione industriale. Una cosa è certa: ovunque ci sia passione e una storia di qualità, io sarò presente e pronto a raccontarla nei miei video.”