domenica 05 Maggio 2024
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Vita High Club: ecco il container che diventa il primo bar ristorante in Italia

Il titolare: «Quattro anni d’attesa per un progetto volto al riciclo e al reimpiego responsabile, dai materiali usati per costruire, alla scelta delle materie prime»

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CEREDA DI CORNEDO VICENTINO (Vicenza) – I containers sono rallentati se non addirittura bloccati, influenzando l’intero settore caffeicolo che deve rincorrere le materie prime e pagare sovrapprezzi. Ma c’è un posto in provincia di Vicenza, dove il container è diventata un bar ristorante: si chiama Vita High Club (Vhc) ed è il frutto della creatività di un progettista di 42 anni che si è trasformato in imprenditore. Leggiamo la notizia di Mauro Della Valle su corrieredelveneto.corriere.it.

Vita High Club: un container dove il caffè, è servito

Non chiedetegli dove ha copiato l’idea perché potrebbe innervosirsi. Federico Vencato, 42 anni, imprenditore, è l’ispiratore, progettista e realizzatore dell’unico locale costruito e accatastato come ristorante bar container nel Nord Italia. Questo è quanto si trova sulla pagina Facebook del Vhc, che sta per Vita High Club di Cereda di Cornedo Vicentino, che così prosegue: «Quattro anni d’attesa per un progetto volto al riciclo e al reimpiego responsabile, dai materiali usati per costruire, alla scelta delle materie prime». Un locale che nel breve volgere di poche settimane è riuscito a far parlare di sé, nonostante la location sia in una zona industriale di una frazione lungo strada che da Vicenza porta a Valdagno.

Triestespresso

Avete inaugurato il locale un mese fa, quali sono i primi riscontri?

«Più che positivi. La gente è molto incuriosita dalla struttura, ma poi in realtà cerchiamo di stupirla con la nostra “filosofia” che si basa tutta sul concetto di economia circolare come idea di riutilizzo e sostenibilità, con l’intento di preservare ciò che già esiste e riutilizzarlo in altre forme».

Nasce da qui l’idea dei container?

«La mia famiglia e io stesso ci occupiamo di prefabbricati, per cui potremmo dire che la “scatola” è un po’ nel mio Dna. Lo spunto del container mi è venuto anni fa risistemando da volontario alcuni box usati per la sagra di Cornedo. Ci ho ragionato su, ho costruito un plastico e ho chiesto i permessi per la nuova zona Pip (Piano insediamenti produttivi, ndr) del Comune di Cornedo. La cosa purtroppo non è andata in porto per problematiche normative e quindi mi sono rivolto al proprietario di un terreno nella vecchia zona industriale, esattamente di fronte alla nuova, a cui il progetto è piaciuto. Poi ci sono voluti altri anni di scartoffie e permessi, ma siamo in Italia e conosciamo i tempi lunghi della burocrazia».

L’articolo continua qui.

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