Condividi con noi le tue storie legate al caffè scrivendo a direzione@comunicaffe.it.
MILANO – Valentina Pelizzetti si laurea in architettura nel 2000. Tramite Oscar Farinetti, è entrata nella squadra di Eataly fino al 2012, azienda di cui ha seguito le aperture anche oltre confini nazionali. Si è occupata della parte didattica e degli eventi: questa la sua palestra, a contatto con tanti grandi chef all’opera.
Dopo l’avvio di un ristorante con bottega nel 2012 a Torino, “Le Papille”, del quale ha curato la progettazione insieme a due socie, un’altra svolta: la consulenza di design e architettura per contro di altri gestori per far partire le attività di ristorazione e caffetteria.
Uno degli ultimi esempi, è il secondo punto di Orso laboratorio caffè. Sicuramente l’esperienza sul campo, direttamente come titolare che si muove in prima persona anche a Londra – dove ha conosciuto gli specialty coffee – le ha dato modo di essere una progettista di locali che conosce le esigenze concrete di chi deve avviare queste realtà.
Pelizzetti, quanto conta il design per una caffetteria in chiave moderna?
“Il design degli interni di un locale è molto importante, in quanto contribuisce a creare un’esperienza unica e memorabile per i clienti. Aggiungo che il design degli interni riflette l’identità del marchio e contribuisce al branding. È inoltre il primo fattore che il cliente percepisce e che lo invita ad entrare e consumare.”
Quali sono gli stili che sono più richiesti in Italia e all’estero?
“Lo stile richiesto è generalmente minimalista, fatto di linee semplici, basiche e pulite: pochi elementi ben studiati per dare carattere e armonia al locale. Ambienti sobri ed eleganti, disegnati con materiali naturali e colori neuri, dal bianco al nero, passando dal grigio. Al centro del progetto è il banco ad un solo livello che abbatte la distanza tra operatore e cliente.”
Funzionalità ed estetica: come salvaguardare entrambi gli aspetti?
“Il banco è studiato nei minimi dettagli al fine di far diventare ogni passaggio del servizio pulito e bello da vedere.

Lo spazio dedicato alla macinatura si dilata in quanto il grinder non è uno solo come quello che si trova nei bar tradizionali, ma generalmente ce ne sono 4 o 5: uno per la miscela, uno per ogni monorigine che venga somministrata, uno con una differente macinatura per il caffè filtro. Inseriamo poi rubinetti per l’acqua microfiltrata affinché l’acqua per i filtri abbia la giusta durezza e il caffè filtro sia sempre perfetto.
Troviamo i glass rinser per lavare lattiere e chemex per lavorare al meglio, diminuendo gli spostamenti all’interno del bancone. Il risultato è secondo me accattivante, perché otteniamo un banco che è a cavallo tra un teatro e il laboratorio di un chimico.”
Quanto costa affidarsi a un professionista?
Pelizzetti: “Questa è una bella domanda, ma il costo finale dipende tanto dall’entità del progetto da sviluppare. Senza dover portare acqua al mio mulino, posso con cognizione di causa che affidarsi ad un professionista è fondamentale per ottimizzare gli spazi, l’operatività in primis e per rendere unica l’esperienza del cliente in seconda, ma non ultima battuta.”
Pelizzetti, ma lei come vedrebbe la caffetteria del futuro per quanto riguarda il design?
“Ormai il caffè non è più una commodity ma sempre più un’esperienza sensoriale. Lo posso osservare specialmente nelle nuove generazioni che consumano filtri mentre lavorano al portatile seduti in luoghi che devono risultare accoglienti.”