mercoledì 10 Aprile 2024
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Il tè troppo costoso in un bar romano: arriva un’altra polemica dello scontrino, ma non si parla mai di qualità

Oltre al fatto che, va chiarito subito, nessun tè - neppure quello in bustina del supermercato - costa a un gestore 20 centesimi, perché all'interno del prezzo finale bisognerebbe sempre tenere conto di servizio, acqua calda utilizzata e le spese di tenere aperto un locale tra affitti e oneri fiscali, c'è un altro passaggio fondamentale che viene omesso in questa narrazione

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MILANO – Arriva un altro caso virale di scontrino ritenuto folle: stavolta si parla di tè, e a farlo è l’ex concorrete del Grande Fratello, Daniela Martani, sconvolta per aver pagato 6 euro in un bar della zona Prati di Roma, una tazza di tè.

Inutile dire che il suo post condiviso su TikTok ha sollevato il solito sdegno sui social che ogni volta si innesca su questo tema.

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Tè troppo caro: scatta la polemica

Così recitava la sua lamentela: “Sono andata a Prati a Roma, una zona normalissima, una zona commerciale e insomma ho pagato 6 euro un tè caldo, 6 euro – ha raccontato Daniela Martani – in un bar normale ho pagato 6 euro, ma secondo voi è una cosa accettabile? Per me è uno scandalo, 6 euro un tè che a loro costerà 20 centesimi”. Senza precisare, però, se il prezzo pagato per il tè era in piedi o seduto…

Oltre al fatto che, va chiarito subito, nessun tè – neppure quello in bustina del supermercato – costa a un gestore 20 centesimi, perché all’interno del prezzo finale bisognerebbe sempre tenere conto di servizio, acqua calda utilizzata e le spese per restare aperti tra affitti e oneri fiscali, c’è un altro passaggio fondamentale che viene omesso in questa narrazione.

Che tipo di tè ha bevuto al costo di sei euro? Perché se la qualità della materia prima era elevata, allora il prezzo finale poteva essere giustificato

I tè che di solito si trovano in bustina al supermercato, ad un costo davvero irrisorio, contengono le foglie polverizzate dai processi industriali. Insomma, non un risultato gourmet. Ma qua si discuterebbe di qualità del prodotto offerto – che non pare un punto sollevato in questo caso -.

Al di là di questo, come fatto notare prima, qualsiasi sia il tè servito, quei 20 centesimi non sono una cifra realistica a carico dell’esercente: perché l’ex concorrente del reality non fa una prova pratica, aprendo un suo bar e vendendo il tè ad un costo minore?

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