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MILANO – Chi dice Svizzera dice caffè: ai colossi della Confederazione fanno capo oltre i due terzi del commercio mondiale. Ma c’è un ulteriore primato elvetico nel campo del caffè: quello delle macchine superautomatiche. Ben il 70% delle macchine di questa categoria è prodotto infatti nel paese alpino. Un primato tuttora nettissimo – anche se esposto in misura crescente alla concorrenza cinese (senza dimenticare, naturalmente, quella italiana, ndr.) – che è stato costruito sul prestigio di marchi del calibro di Schaerer, Eversys, Egro o Jura.
Come spiega Blandine Guignier, in un’analisi pubblicata sul portale svizzero Pme, l’epopea dei fabbricanti svizzeri di macchine superautomatiche inizia nei primi anni settanta del secolo scorso.
È in quel periodo che si assiste alla nascita di un nuovo cluster industriale lungo l’asse ferroviario Berna-Zurigo.
Complice anche il timore che il successo dell’iniziativa Schwarzenbach potesse portare a una grave penuria di manodopera nell’Horeca (spoiler: il referendum indetto nel 1970, per introdurre un tetto massimo di stranieri pari al 10% della popolazione elvetica, alla fine non passerà), l’industria locale si buttò a capofitto nell’impresa di costruire delle macchine completamente automatiche.
Scopo: fare sì che anche un operatore privo di esperienza specifica potesse ottenere un buon risultato in tazza utilizzando un’attrezzatura dal funzionamento semplice e ottimizzato.
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