giovedì 17 Luglio 2025

Specialty coffee in via d’estinzione oppure no? Due indagini a confronto

Le prospettive probabilmente non sono chiarissime, ma di sicuro lo specialty e volendo anche il caffè commerciale, non possono restare uguali a se stessi se vogliono continuare a restare prodotti competitivi sul mercato

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TME Cialdy Evo

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MILANO – Lo specialty coffee è un trend ancora in crescita, oppure sta perdendo terreno ulteriormente rispetto a nuove tendenze come le ricette a base latte con novità tipo il Matcha? Due report messi a confronto raccontano due realtà in contrapposizione: il primo arriva dall’autorevole National Coffee Association (NCA, l’associazione dei torrefattori Usa), che ha indagato le abitudini di consumo degli adulti negli Stati Uniti negli ultimi 14 anni.

L’altro invece è uno spunto di riflessione ripreso da Coffee Intelligence che già nel titolo mette sotto i riflettori la fase critica che gli specialty stanno affrontando nel 2025.

Specialty coffee, a che punto siamo delle famose waves?

Partiamo proprio dai dati emersi dal report NCA: la crescita dello specialty indica più genericamente la popolarità della bevande negli Stati Uniti. A confermarlo è il rapporto National Coffee Data Trends (NCDT) uscito nella primavera 2025, che ha mostrato che il 66% degli americani ha bevuto un caffè nell’ultimo giorno precedente l’intervista del sondaggio.

Tuttavia, così come fa giustamente notare Coffee Intelligence, questo è stato un anno molto duro per lo specialty, dovuto ai prezzi da record in Borsa: i futures dell’arabica sono saliti a circa 4,41 dollari per libbra all’inizio del 2025 e questo, assieme alle ondate di forte siccità, alle precipitazioni irregolari che hanno colpito sia il Brasile che il Vietnam, hanno determinato una contrazione dell’offerta.

Da una parte quindi lo specialty deve fare i conti – letteralmente – con un nuovo contesto economico, un mercato che dà sempre meno margini, dei consumatori che cambiano gusti e ricercano altre soluzioni (il Matcha è uno su tutti) e infine anche lo switch verso l’home barista: molti stanno preferendo stare a casa propria anche per via dello smartworking e della forte inflazione che pilota le persone al consumo domestico – che spesso però significa altri prodotti, come il caffè solubile -.

Dall’altra parte non si possono ignorare le informazioni riportate da NCA: il 64% dei giovani tra i 25 e i 39 anni ha bevuto specialty nell’ultima settimana, ovvero più di qualsiasi altro gruppo anagrafico.

I risultati hanno anche evidenziato che il metodo di preparazione nell’ultima settimana è il drip coffee.

Secondo il rapporto, il tipo di tostatura preferito dagli adulti americani è medio, con il 62% che l’hanno apprezzato ed un aumento del 35% rispetto al 2020.

Il rapporto ha anche rilevato hanno maggiori probabilità di andare a bere lo specialty fuori casa (35%) rispetto a chi beve quello più standard (20%).

Non è ben chiaro quindi se lo specialty stia scomparendo come tendenza a livello globale, o se viceversa si tratta solo di una fase critica e quindi un’opportunità in ogni caso di crescita per quello che è nato come una nicchia.

E’ senz’altro vero però che sta affrontando un periodo di transizione, dovuta sia alle condizioni del mercato stesso, sia da altri cambiamenti (pensiamo anche soltanto alla fine dei due decenni di gestione del programma Q Grader da parte del Coffee Quality Institute (CQI), all’introduzione del Coffee Value Assessment che ha messo in discussione il sistema di valutazione basato sul punteggio).

Le prospettive probabilmente non sono chiarissime, ma di sicuro lo specialty e volendo anche il caffè commerciale, non possono restare uguali a se stessi se vogliono continuare a restare prodotti competitivi sul mercato.

In realtà una panoramica di questo genere, con lo specialty al centro della discussione, lo ha fornito Prunella Meschini, che dal suo punto di vista di micro roaster a stretto contatto con le origini, ha sottolineato gli effetti collaterali dell’aumento dei prezzi in Borsa sugli specialty – che sono paradossalmente destinati a calare di qualità -.

Sempre sul tema, con occhio particolare sull’interesse delle nuove generazioni e di conseguenza dei torrefattori anche italiani, verso superfood e ingredienti come il matcha, ne aveva ben parlato anche Marco Pizzinato.

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