lunedì 15 Aprile 2024
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Smartworking: lavorare da casa non è tutta pacchia, ecco come affrontarlo

Ormai tutta Italia sta in uno stato di «isolamento domiciliare» per contrastare la diffusione del Coronavirus e, come capita oltre oceano, si è obbligati a rispettare un «distanziamento sociale» . Non è proprio una passeggiata, ma alcuni trucchi per non impazzire esistono

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MILANO – Tutta Italia è in allerta: il Coronavirus va fermato in ogni modo. Gli sforzi per bloccare il contagio vanno verso l’isolamento e questo si riflette ormai da settimane sulle modalità lavorativa da tantissimi. La scelta dello smartworking continua ad esser quella più sensata per tutelare i cittadini. Una decisione di buon senso, che però inizia a stancare chi non è abituato a questo modo di restare operativi. Ci sono dei piccoli accorgimenti per non patire troppo lo stare lontano dagli uffici senza abbandonare le proprie mansioni. Le condividiamo dal sito linkiesta.it.

Smartworking, tra i pro e contro ecco come fare

Leviamoci subito il pensiero: il mega esperimento da remoto che ci sta imponendo il Coronavirus trasformerà qualunque equilibrio famigliare da qui all’eternità. Non esiste un modo per sopravvivere allo smartworking senza che nulla cambi. Però ci si può allenare per non perdere definitivamente la ragione. Soprattutto dopo che Conte e la Azzolina si sono messi d’accordo e le scuole sono ufficialmente chiuse per la terza settimana di fila. Se marito e moglie sono entrambi costretti a tele-lavorare si potrebbe vivere in due case separate, in due città diverse. Meglio in due regioni differenti.

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Oppure, più realisticamente, imparare a condividere lo spazio con un seienne, la sua Playstation e una tredicenne che ti evita perché, in fondo, qualche volta un po’ ti disprezza (qualunque genitrice non lo sospetta, ne ha la certezza aritmetica). Vorrei avere l’età di una teenager per diversi motivi. Ma più di ogni altra cosa al mondo vorrei essere sul principio dell’adolescenza per fare la ola con le mie compagne su Whatsapp video scoprendo che per altri 7 giorni non vedrò la prof di matematica. Ve la ricordate ancora quella sensazione sfrenata di felicità assoluta? Ecco.

Il richiamo dell’apocalisse ci sta insegnando la virtù della pazienza, forse

E la mossa del cavallo che le nonne suggeriscono da tempo immemore: lasciate che i vostri figli si annoino, abbandonateli nelle loro camerette e assicuratevi che fissino il soffitto. Smettete di occuparvene e la loro fantasia escogiterà un modo per trascinarli in pianeti abitati da creature fatate. Più o meno.

Comunque. Se anche voi siete in “isolamento domiciliare” e come capita agli americani dovete praticare una specie di “distanziamento sociale” vi sarete già accorti che non sarà facile. Però porre dei limiti vi aiuterà a restare sani di mente. Lavorare da casa ha i suoi vantaggi. No, chi fa smartworking non passa la giornata a fare binge watching su Netflix. Però, almeno, evita di incontrare colleghi insopportabili; pare diventare più produttivo; è solo come un’isola e potrebbe perdere il senso del tempo e del sé. Lavorare da casa è anche un lusso che non tutti possono permettersi. Troppe persone, purtroppo, non hanno questa opzione.

Siate tutti responsabili, ci hanno chiesto. E anche se siamo passati nel giro di qualche giorno da abbraccia un cinese a evita le strette di mano e non abbracciare neanche tuo marito (per forza), ce la possiamo fare. Senza impazzire del tutto. Sì, ma come?

Consiglio n° 1 per lo smartworkinh: non lavorate in pigiama e vestaglia (se siete abbastanza “vecchi” da possederne una)

Vestitevi. Anche perché non avete più l’età per rotolarvi nel letto tenendo il portatile sulle gambe. Restare a letto è una trappola. Alzati, fatti una doccia, lavati i denti e insomma obbedisci a qualunque sia la tua routine mattutina prima di andare in ufficio. Perché se non ti prepari per la tua giornata, la tua giornata non inizierà mai.

E se non vi vestite infrangete la prima regola dello smartworking: fissare i confini precisi tra l’essere semplicemente a casa e stare a casa per lavorare. Considerato che questa novità potrebbe continuare fino alla fine di marzo sarebbe il caso di comportarsi come se si fosse in ufficio. Anche perché una videoconferenza in pigiama sarebbe assai imbarazzante. O no?

Se avete uno studio con favolosa vista sul parco, è il massimo. Ma va?

Se abitate in un qualunque appartamento metropolitano fuori dalla cerchia dei bastioni trovate uno spazio solo per voi. Non lavorate dal letto o dal divano per piacere. E neppure su una chaise longue perché le superfici reclinabili non aiutano a… concentrarsi. Meglio il tavolo della cucina, il banco snack, un coffee table; al massimo la scrivania di vostro figlio (se ne avete uno disposto a cedervela). Insomma, gli esperti sostengono sia importante definire lo spazio della casa in cui lavori perché, effettivamente, quando sei lì lavori.

E quando sei in un altro punto della casa allora riesci a staccare. Sembra la scoperta dell’acqua calda, invece. Questo per ricordare che quando lavori da casa sei sempre a casa, ma sei anche sempre al lavoro. Quindi, tieni in ordine il tuo angolo come faresti con il tuo ufficio: non tutti possono permettersi una cameriera e non tutte le mogli/fidanzate/compagne/amanti sono disposte a diventarlo.

A un certo punto, però, vale la pena di uscire. Sto allo smartworking

Lo so, è qui che pensate agli over 65 in buona salute tappati in casa mentre Angela Merkel (65 anni), Vladimir Putin (67), Benjamin Netanyahu (70), Bernie Sanders e Sergio Mattarella (78), Papa Francesco (83) e la prodigiosa regina Elisabetta II (93) se ne vanno tutti in giro come se niente fosse. Procediamo oltre. Restare per ore bloccati su una sedia non ergonomica fa male alla schiena, alle gambe e all’umore. I bar sono di nuovo aperti e deserti per il Coronavirus. Meglio, non vivrete il panico da contagio.

Uscite e bevetevi qualcosa di caldo. Potete sempre fare un giro dell’isolato per sgranchirvi le gambe e dimenticare di essere a casa a fare smartworking con moglie e figli. Vi mancherà il chiacchiericcio davanti alla macchinetta del caffè e la riunione che avete sempre mal sopportato vi sembrerà, ora, l’eden in terra. Pazienza. L’avete un pet? Un gatto, un furetto, un pesce con cui parlare senza sentirvi degli svitati? Ecco, se vivete con un cane è il nonplusultra perché un passeggiata al parco potrebbe aiutarvi a stare un pochino meglio. Provateci, poi fateci sapere com’è andata.

Il rischio maggiore ha a che fare però con questa paranoia: se lavoro in remoto si dimenticheranno di me

Può essere, ma anche no visto che ora siamo tutti più o meno nelle stesse condizioni. Quindi, tranquilli. Sarete coinvolti, in qualche modo. E se qualcuno cercherà di tirarvi un colpo basso con la complicità del maledetto vairus dovete rendervi conto che il vairus non sarà per sempre: quindi, tutto è recuperabile in un confronto live. Al limite, vi resta sempre l’opzione di lanciare un guanto di sfida nei confronti di chi sapete voi. Prima di farlo, però, provate a lanciare brillanti tweet nell’internet senza temere di usare emoticon e perfino qualche sticker nelle chat del lavoro. Sarà come prendere un caffè a metà mattinata col capo o fumarsi una sigaretta sul balcone con quel giovane collega sexy.

Lo smartworking fa ingrassare (?)

Infine. Se non vivete con una salutista vegana che pratica lo yoga e la meditazione buddista avete la dispensa piena di merendine, biscotti al cioccolato, caramelle, patatine alla paprica. Ecco, questa è una di quelle tipiche (rare) situazioni in cui avreste fatto meglio a scegliere una salutista. Quindi, procuratevi snack sani come carote baby, sedano, finocchi e roba del genere. Perché dopo un mese a casa se il frigo non è off limits ingrasserete di sicuro. Chevvelodiciamoafa’.

Vi manca il tragitto casa-lavoro, il tram, il bus, la metro. Sognate addirittura la coda in tangenziale, vero? L’isolamento fa bene al traffico, improvvisamente ridotto. Consoliamoci così. Il Covid-19 diminuisce le emissioni di CO2, lascia indifferenti i negazionisti pandemici, rende felici gli ambientalisti. A volte perfino gli angeli sterminatori servono a qualcosa.

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