mercoledì 10 Aprile 2024
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Simone Zaccheddu, parla il campione italiano cup tasters: “7 tazze in 2 minuti e 10, grazie all’esperienza”

Il campione: "Abbiamo organizzato un po' di sessioni di allenamento in Accademia del caffè con i miei colleghi, svolgendo delle simulazioni con diversi livelli di difficoltà, anche superiori della stessa sfida."

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MILANO – Simone Zaccheddu, campione italiano di cup tasters, ancora in pieno caos della Fiera di Sigep Rimini, racconta la sua prestazione in pedana che lo ha portato ad essere la lingua più allenata dello Stivale questo 2024. Un percorso iniziato e perseguito negli anni, come lui ha raccontato: “All’inizio ero attratto dal mondo delle gare ma non avevo il coraggio di cimentarmi.

All’epoca lavoravo da Ditta Artigianale con Francesco Sanapo che gareggiava per il cup tasters e così abbiamo provato insieme. Poi sono arrivato secondo per due volte di seguito e la cosa mi ha preso.”

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Zaccheddu, ci racconti la sua vittoria: quante tazze, in quanti secondi?

“Ho riconosciuto 7 tazze in 2 minuti e 10, con uno scarto rispetto al secondo classificato Roberto di 4 minuti e 58. Nessuno di noi però è riuscito a individuarne tutte e 8.”

In quanti avete partecipato quest’anno e il livello era alto?

“E’ il quarto anno che competo e l’esperienza è stata essenziale: la gara di per sé è facile ma così si sa affrontare gli imprevisti, come le temperature differenti dalle bollenti alle meno calde e ciascun scenario richiede di sviluppare delle strategie che si apprendono via via dalle volte che hai sbagliato.

Quest’anno alle selezioni in tutto hanno partecipato una quarantina di persone, di questi, quasi metà sono veterani delle gare, con un nocciolo duro che più o meno da quando ho iniziato io competeva, quindi il livello era alto. Anche se non c’era Fabio Dotti quest’anno. Lo capisco, ma se ci fosse stato sarei stato contento.

La vivo un po’ come una vittoria mutilata perché non mi sono misurato con lui e mi ci sarei confrontato volentieri.

Aggiungo poi che tra molti di noi c’è una bella sinergia e non è scontato: con alcuni ci si è allenati insieme e siamo un gruppo di amici.”

Ma qualcuno le ha dato filo da torcere?

Zaccheddu: “Avendo ri gareggiato per ultimo, sono stato avvantaggiato perché potevo pensare ad una strategia: Roberto è stato primo finché non ho gareggiato io. Allo stesso tempo per me non è stato banale, avendo la pressione di dover farne almeno 7.

Però ho vinto probabilmente per via del mio mestiere – coffee expert all’Accademia del caffè espresso – che mi porta ad assaggiare tanto, sia per il controllo qualità, nell’acquisto di nuovi caffè e nelle prove di nuove curve di tostatura.

Capita spesso di organizzare delle giornate in cui si presentano tanti caffè da singoli Paesi. Per cui la realtà in cui lavoro aiuta e mi ha sostenuto.

Nelle gare c’è bisogno di un supporto molto importante e una forza economica, soprattutto nella categoria barista.

Bisogna investire molto tempo, anche restando lontano dal bancone di un bar a lungo e non tutti possono permetterselo.

Per quanto riguarda il cup tasters è leggermente diverso, e per assurdo anche una persona a totale digiuno di analisi sensoriale ma con un buon approccio, potrebbe gareggiare.
Chiaramente in Italia non siamo in tantissimi di avere l’opportunità di lavorare nell’ambiente giusto come il mio e sono grato di questo. Devo ringraziare La Marzocco come azienda, Nora Smahelova, Marco Purini e Tommaso Baldini.”

Qual è stata per te la parte più difficile da preparare in questa gara e come ti sei allenato?

“C’è stato poco tempo tra le selezioni e la gara vera e propria. Abbiamo organizzato un po’ di sessioni di allenamento in Accademia con i miei colleghi, svolgendo delle simulazioni con diversi livelli di difficoltà, anche superiori della stessa sfida.

In totale mi sono preparato per un mese più il tempo per prepararsi prima alle selezioni, con dieci sessioni.

I set venivano preparati ad esempio con 8 Colombia lavati, 8 Guatemala lavati, oppure 8 Etiopia naturali, assaggiando quindi dei caffè con processamento e origine uguale, o blendando 3/4 caffè, con percentuali diverse.

La parte che mi ha messo più in difficoltà è stata quella mentale perché è la più complessa da controllare. Il palato si allena più facilmente della testa.

Stavolta sono riuscito a lavorare sugli errori commessi in pedana negli anni passati: una volta che entri in trance agonistica, devi stare attento a non perdere mai il controllo di te stesso. E questo giro ce l’ho fatta.”

Qualcuno già alle selezioni, diceva che tu hai la stoffa dei mondiali: cosa ci puoi anticipare di quello che farai per affrontare i competitor internazionali?

Ci sono dei giorni in cui fai le prove e la bocca non risponde. A volte accadono cose imprevedibili e nonostante tutti gli sforzi tra l’alimentazione e la salute sotto controllo, comunque non funziona.

Per i mondiali mi allenerò cercando di stare sereno, facendo il mio lavoro quotidiano e mettendomi alla prova con delle sfide iper complicate, magari con tre o quattro caffè molto simili in purezza e poi blendati tra di loro in percentuali diverse.

L’altra emozione rispetto a quello che mi attende, è il fatto che sarà il mio primo viaggio intercontinentale, dovendo arrivare a Chicago ad aprile.

Sono grato a SCA Italy per questa grande opportunità e a La Marzocco e all’Accademia.”

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