giovedì 17 Luglio 2025

SCA Italy, il racconto di 12 addetti ai lavori in Brasile con Francesca Bieker: “Un viaggio che ti segna”

Francesca Bieker: "Professionisti, trainer, torrefattori, baristi, ma soprattutto, persone pronte ad ascoltare, a sporcarsi le mani, ad accogliere. Il Brasile ci ha accolti con la sua terra rossa, le sue giornate intense e il sorriso gentile di chi il caffè lo coltiva ogni giorno, da generazioni."

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TME Cialdy Evo

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MILANO – Li avevamo lasciati in procinto di partire, questa comitiva di professionisti coinvolti da Sca Italy in un viaggio di conoscenza delle origini del chicco capitanati dall’Education Coordinator Francesca Bieker. Ora, tornati da questa esperienza totale, condividono con i lettori le loro sensazioni raccolte dalla loro guida d’eccezione. La stessa che non solo ha capitanato questo gruppo di esploratori caffeicoli, ma che si è messa in gioco per prima nel racconto.

Hanno affrontato questa sfida, 12 addetti ai lavori: Sabrina Pastano – export sales specialist – Ast – Segafredo, Lorenzo e Francesco Giovannacci, titolari e Roasters della Giovannacci Caffè, Stefano Cevenini consulente e formatore di caffetteria, Natalia Mazzilli. Ditta Artigianale F&B e Giudice nazionale SCA, Hofer Valentin, Sommelier del caffè. AST della SCA. Titolare Caroma Caffè, Lea Hofer Coffee roaster, Junior Chief, torrefazione Caroma Angelo Segoni – campione italiano baristi 2016 – consulente e formatore baristi – YouTuber, Roland Mair – Purchasing & Controlling Caroma Srl, Christian Tirro – learning & development manager Segafredo Academy – Titolare Accademia Italiana Baristi, Luca Ventriglia Consulente e formatore e Mathieu Ducros – Owner Volt Café Brulerie.

Diario di un Viaggio nel Cuore del Caffè
di Francesca Bieker – Education Coordinator, SCA Italy

“Quando le valigie si chiudono ma il cuore resta pieno, è lì che capisci: non è stato solo un viaggio.” (Sabrina Pastano, export sales specialist – Ast – Segafredo).

È stato qualcosa che ha lasciato un segno, uno di quelli profondi, che faticano ad andarsene. Di quelli che, mentre torni a casa, ti fanno già sentire nostalgia.

Professionisti, trainer, torrefattori, baristi, ma soprattutto, persone pronte ad ascoltare, a sporcarsi le mani, ad accogliere. Il Brasile ci ha accolti con la sua terra rossa, le sue giornate intense e il sorriso gentile di chi il caffè lo coltiva ogni giorno, da generazioni.

Camminare tra le file ordinate di una fazenda, sotto il sole tiepido di Carmo de Minas, ti cambia la prospettiva. Lì, tra le piante curate a mano e le parole appassionate dei produttori, il concetto di “origine” smette di essere un termine tecnico e diventa vita vera. Abbiamo seguito ogni fase: la raccolta manuale, la selezionatura, i metodi di lavorazione, fino ai tavoli di cupping dove ogni caffè svela il proprio carattere.

Ma la parte più bella non era scritta nel programma, il meglio accadeva quando ci siamo seduti a tavola con i produttori, ascoltando le loro storie, quando, durante una camminata tra i filari qualcuno mi ha detto: “Ora capisco davvero cosa c’è dietro una tazzina”.

E non era una frase fatta. Era comprensione vera, nata da lì, dalla terra, dalla bellezza autentica di una filiera viva.

Abbiamo compreso cosa significa terroir. Abbiamo discusso di scelte agronomiche, di difesa sostenibile, di lavorazioni e delle sfide climatiche e sociali che si stanno presentando. Abbiamo scoperto che dietro ogni chicco c’è un equilibrio delicatissimo tra scienza e istinto, tecnica e passione.

Il Brasile ci ha insegnato che non c’è qualità senza relazione. Il vero valore di questo viaggio è la consapevolezza che ci portiamo a casa: più rispetto per ogni chicco, più ascolto, più verità nella nostra narrazione del caffè.

Non torniamo solo con nuove conoscenze. Torniamo con un senso di responsabilità più profondo.

Responsabilità nel formare, nel comunicare, nel servire ogni caffè con onestà e competenza.

Perché adesso lo sappiamo: ogni tazza rappresenta molto di più.

È terra, è storia, è relazione.

E questo viaggio, per noi, ha fatto la differenza.”

Alla fazenda Do Contado assieme a Victor, Maria e Pedro e la loro famiglia

La parola a chi si è mosso tra le piantagioni

Cominciando con i titolari e Roasters della Giovannacci Caffè, Lorenzo e Francesco Giovannacci: “Abbiamo preso parte con entusiasmo al viaggio in piantagione organizzato da SCA Italy e Francesca Bieker, che ci ha condotti nel cuore del Brasile alla scoperta delle origini del caffè.

Visitare le piantagioni e osservare da vicino le pratiche agronomiche, i metodi di raccolta e i processi di lavorazione ci ha permesso di approfondire ulteriormente le nostre competenze, rafforzando quella visione consapevole e responsabile che da sempre guida il nostro lavoro.

Ma non solo: l’incontro diretto con nuovi produttori, veri custodi della terra e della materia prima, ha rappresentato un’opportunità preziosa per avviare relazioni umane e professionali fondate sulla trasparenza, sul rispetto e su un obiettivo comune: offrire un caffè di qualità eccellente, sostenibile e tracciabile.

Essere presenti là dove tutto ha inizio è per noi un passo fondamentale per continuare a crescere come torrefattori, con uno sguardo sempre più attento all’intera filiera.”

Sabrina Pastano export sales specialist – Ast – Segafredo

“Quando le valigie si chiudono ma il cuore resta pieno, è lì che capisci. Che non si è trattato solo di un viaggio, ma di un’esperienza che lascia un segno profondo.

Camminare tra le piantagioni, ascoltare le storie di chi coltiva con dedizione, vedere da vicino ogni fase della lavorazione – dalla raccolta manuale alla fermentazione sperimentale, dal cupping alla selezione finale per l’export – ci ha permesso di comprendere in modo concreto cosa significa qualità nel caffè.

Abbiamo toccato con mano il valore del terroir, il peso delle scelte agronomiche, l’importanza delle lavorazioni post-raccolta e il rigore dell’assaggio professionale. Ogni tazza racconta un universo fatto di tecnica, passione e sacrificio.

E quando Maria ci regala le foto stampate, ci ricorda che – oltre le schede sensoriali e i punteggi – ciò che davvero resta sono le relazioni vere, gli sguardi sinceri, la bellezza autentica di chi vive il caffè con il cuore, ogni singolo giorno.

Per chi lavora nel caffè come noi, questo viaggio cambia tutto. Ti cambia lo sguardo, la consapevolezza, e soprattutto il rispetto per ogni chicco che arriva in tazza.”

Stefano Cevenini consulente e formatore di caffetteria

“Questo coffee trip in Brasile è stata un’esperienza unica che mi ha permesso di ampliare sempre di più le mie conoscenze su tutti i diversi tipi di lavorazione del caffè , inoltre abbiamo potuto assaggiare caffè davvero interessanti. Un grazie speciale per l’organizzazione a Francesca Bieker, che ha curato ogni minimo dettaglio del viaggio che si è rilevato indimenticabile. Un’ultima grazie a Maria e Victor e tutta la loro famiglia per l’ospitalità in questa settimana ci ha fatto sentire a casa!”

Natalia Mazzilli. Ditta Artigianale F&B e Giudice nazionale SCA

Ci sono drupe di caffè chiamate “The Floaters” poichè non sono perfette. Non hanno il giusto peso specifico e dunque con l’acqua galleggiano. Ma pare non sia detto che da queste ciliegie esca un caffè cattivo, anzi a volte puo’ essere stupefacente.

Amo l’imperfezione che sorprende, e come quelle drupe anche io mi sento una Floater… e forse con me anche altri.

Come ogni drupa merita di essere trasformata in caffè che qualcuno sicuramente apprezzerà, forse un animo semplice, chissà, così ognuno di noi merita di essere apprezzato per la propria vita, qualunque peso specifico essa abbia.

Grazie Brasile.”

Angelo Segoni – campione italiano baristi 2016 – consulente e formatore baristi – YouTuber

“In questo viaggio ho capito che il caffè non è solo una pianta, né un chicco. È un racconto che parte dalla terra e finisce nella nostra testa, ancora prima che nella tazza.

Ho visto mani segnate dal sole, visi fieri e sorrisi che raccontano sacrifici silenziosi. E lì ho realizzato una cosa semplice, ma potentissima: il caffè è relazione prima di essere prodotto. È il legame invisibile tra chi lo coltiva e chi lo beve, tra chi rischia ogni stagione e chi cerca la dolcezza perfetta in una tazzina.

Portare a casa questa esperienza significa sentirsi responsabili. Non solo di servire un buon caffè, ma di raccontare la verità che c’è dietro ogni sorso. Una verità fatta di errori, sperimentazioni, paure e sogni.

Tornare dal Brasile non vuol dire solo conoscere meglio un terroir, ma guardare ogni estrazione con occhi diversi. Mi porto dietro la voglia di difendere questo lavoro, di rispettare ogni chicco e di trasmettere un messaggio: dietro ogni caffè c’è sempre una persona, un campo, un tramonto che non vedremo mai, ma che dobbiamo onorare ogni giorno.

E alla fine, questo viaggio non mi ha insegnato come fare un caffè migliore. Mi ha insegnato perché farlo.”

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