venerdì 29 Marzo 2024
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Roma: “Aumento di 20 cent a tazzina” Ma alcuni importanti bar dicono già no

La proposta è stata decisa dall'associazione Pubblici esercizi e dovrebbe scattare dopo l'estate. Da via Condotti a Sant'Eustachio: "Bevanda popolare". Il Codacons annuncia battaglia e denunce

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ROMA – Come è stato annunciato il direttivo dei pubblici esercizi di Roma (Aeper) ha deciso che è arrivato il momento, perché negli ultimi 10 anni i rincari sono stati tanti. Il loro comunicato parla di +150% per l’acqua, + 170% per l’energia elettrica, + 200% per le occupazioni di suolo pubblico.

Da subito, dunque, i dirigenti dell’associazione e i funzionari commerciali cominceranno il giro di bar e caffè della capitale per dare questa indicazione ai titolari. Nei loro progetti, gli aumenti dovrebbero essere cosa fatta subito dopo l’estate.

Ma i proprietari dei principali esercizi romani per ora non hanno nessuna intenzione di adattarsi a quanto deliberato dal direttivo. Sant’Eustachio, Tazza d’Oro, il Caffè greco, Scolastici, tutti con prezzi differenziati, non vogliono perdere la clientela e preferiscono continuare con un costo che si è ormai stabilizzato, individuato dopo precise valutazioni.

Al Sant’Eustachio, aperto dal 1938 nell’omonima piazza, il caffè, quello con la cremina segnalato anche nelle guide turistiche, costa un euro e 30 centesimi. La ragazza alla cassa, Lorena Barratta, ne spiega fieramente le ragioni: “Il nostro è un caffè equo e solidale, biologico, con un contenuto dichiarato di caffeina, pari all’1,18 per centro, meno che in una lattina di Coca cola, è tostato a legna con raffreddamento naturale, al 100% arabica”.

Sì, perché sulle miscele ci sono diverse scuole di pensiero. C’è chi preferisce l’arabica, più leggera e delicata, chi la irrobustisce con il caffè che appunto si chiama “robusto”, che dà cremosità e consistenza, ma risulta un po’ più acido. “Aumento? Non ne vediamo il motivo”, risponde Lorena.

Al Caffè Tazza d’Oro, al Pantheon, la fila per la cassa arriva fino alla porta d’ingresso. Sembra quella di un ufficio postale nell’ora di punta. E forse è questa la ragione per cui neanche qui hanno intenzione di aumentare il costo della tazzina, che adesso viene 90 centesimi.

“Lavoriamo 25-30 Kg di caffè al giorno – racconta uno dei baristi. E la titolare, Natalia Fiocchetto, ci tiene che questo rimanga un caffè popolare”.

In bella vista c’è una grande macchina tostatrice, che può tostare fino a 30 kg alla volta. La torrefazione esiste dal 1944, due anni dopo è diventata anche bar. “La nostra miscela è quasi tutta arabica – spiegano gli addetti alla tostatura – c’è appena un pizzico di robusto per dargli corpo”.

Il Caffè Greco si aggiudica il primato del caffè più caro: un euro e 70 centesimi al banco. Ma è pur sempre un locale storico, nel 1955 dichiarato dal ministero della Pubblica istruzione “di interesse particolarmente importante”, come recita la targa all’esterno.

Esiste dal 1760. I camerieri girano in frac, arredi, quadri (più di 300) e pavimenti sono originali. Nell’aria risuonano le note della musica classica. “Ad ogni scadenza di contratto il proprietario dell’edificio, l’ospedale israelitico, ci chiede aumenti vertiginosi – racconta il proprietario del caffè, Carlo Pellegrini – i fornitori hanno aumentato il caffè del 15-20%, ogni frac dei camerieri costa 1.500 euro, perché è di sartoria. Di fronte a noi c’è Bulgari. Abbiamo trovato un equilibrio tra tutti questi elementi. Non aumenteremo “.

Il proprietario del caffè Scolastici in viale Marconi, Roberto Scolastici, è un signore anziano elegante e un po’ sospettoso. “Da noi il caffè costa un euro e non aumenteremo. Perché? In questa strada ci sono 12 bar, la concorrenza è spietata. E ormai il caffè al bar non lo prende più nessuno. In casa girano troppe macchinette con le cialde e le capsule”.

I titolari dei bar lo sanno: è il caffè che fa da traino alle entrate del locale, è la garanzia di una clientela fissa che poi, eventualmente, compra anche altre cose. Quando vai a rilevare un bar, spiegano, la prima cosa che devi chiedere è quanti caffè al giorno vengono serviti. Dunque perché rischiare?

Il Codacons, intanto, è pronto a dare battaglia

“Speriamo vivamente sia uno scherzo, perchè se così non fosse l’invito ad aumentare i prezzi del caffè rivolto dall’Associazione Esercenti Pubblici Esercizi di Roma rappresenterebbe un grave illecito sanzionabile nelle opportune sedi”.

Lo afferma il Codacons, in merito all’annuncio dell’Aeper che ha invitato gli esercenti ad alzare i prezzi della tazzina di caffè tra i 10 e i 20 centesimi di euro.

“Presenteremo un esposto all’Antitrust chiedendo di aprire un procedimento contro l’Associazione ai fini di una sanzione esemplare, e alla Procura di Roma affinchè accerti la fattispecie di aggiotaggio – spiega il presidente Caro Rienzi – L’invito agli esercenti ad alzare i listini rappresenta una palese violazione delle leggi vigenti e delle regole sulla concorrenza, perchè le norme vietano in modo categorico accordi per incrementare in egual misura e contemporaneamente i prezzi al dettaglio”.

“Non si capisce poi perchè debbano essere i consumatori a pagare le spese di ristrutturazione dei locali e la formazione del personale, una richiesta folle che non sta nè in cielo nè in terra – prosegue Rienzi – Effettueremo controlli in tutti i bar della capitale, e in caso di aumenti dei prezzi del caffè denunceremo alla Guardia di Finanza gli esercenti chiedendo provvedimenti duri compresa la chiusura dei locali”.

Cecilia Gentile

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