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MILANO – Agosto caldo sul fronte dei prezzi del caffè: secondo i dati contenuti nel nuovo report dell’Ico – diffuso nel tardo pomeriggio di ieri – la media mensile dell’indicatore composto Ico si è rivalutata del 14,6% invertendo un trend negativo che durava da 5 mesi e risalendo a 297,05 centesimi. In netta ripresa, dunque, anche se lontana dai picchi di inizio anno.
Ancora più impressionante la progressione della media giornaliera dell’indicatore composto, che è passata dal minimo di 249,12 centesimi del 1° agosto a un massimo di 344,64 centesimi, il 27 agosto, per chiudere il mese, il 29 agosto, a 337,40 centesimi, con una rivalutazione di oltre un terzo (+35,4) tra il primo e l’ultimo giorno di contrattazione.
Gli incrementi di prezzo maggiori si registrano sul fronte dei robusta: la media mensile dell’indicatore dei robusta registra infatti un +19,1%, a 199,13 centesimi. Vola anche l’indicatore della borsa di Londra, a sua volta in crescita del 18,2%.
Incrementi in doppia cifra pure per gli indicatori degli arabica, con le medie mensili di colombiani dolci, altri dolci e brasiliani naturali, che guadagnano rispettivamente il 13,8%, 12,5% e 13,4%, nonché l’indicatore della borsa di New York in rialzo del 13,6%.
Nella sua analisi, l’Ico attribuisce questa brusca ripresa dei prezzi, in primo luogo, ai seguenti fattori
1) L’effetto dei dazi Usa al 50% sul caffè brasiliano, che hanno influenzato il comportamento del mercato in Brasile. I prezzi elevati delle ultime due annate di raccolto hanno portato a una forte riduzione delle scorte e rafforzato, nel contempo, la capitalizzazione dei produttori.
La migliorata posizione finanziaria (grazie anche ai contributi record forniti dallo stato, attraverso Funcafé) fa sì che i essi siano in grado di gestire questo periodo con calma e senza dovere affrettarsi a vendere subito il caffè del nuovo raccolto.
2) Anche per questo, la commercializzazione del nuovo raccolto procede a rilento: a operazioni di raccolta pressoché concluse è stato infatti commercializzato appena il 35% della produzione 2025/26, stando alle stime di Safras & Mercado.
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