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MILANO — Leggi umane e leggi della natura incidono entrambe sui mercati del caffè: dal report mensile Ico, diffuso nel tardo pomeriggio di ieri, martedì 9 dicembre, emerge che – durante novembre – i principali driver dei prezzi del caffè sono stati, da un lato, le piroette di Washington sui dazi, dall’altro la furia degli eventi climatici che si sono abbattuti sull’Asia, colpendo anche i due massimi paesi produttori di questo continente.
Le prime hanno avuto un effetto bearish sui mercati; i secondi un effetto bullish.
Alla fine, le rispettive spinte si sono bilanciate a vicenda determinando variazioni nei prezzi più contenute rispetto ai mesi precedenti, anche se la volatilità è rimasta elevata.
La media mensile dell’indicatore composto Ico è cresciuta così dell’1,2%, a 330,44 centesimi
Le variazioni di segno positivo si sono registrate tutte sul fronte degli arabica, con colombiani dolci, altri dolci e brasiliani in crescita dell’1,4%, 1,6% e 1,8%, rispettivamente a 408,75, 410,31 e 380,17 centesimi.
Pressoché invariato (-0,1%) l’indicatore dei robusta, che chiude il mese con una media di 214,91 centesimi.
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