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Prezzi in ribasso nonostante il deficit produttivo

Secondo l’Ico, la domanda mondiale supererà l’offerta di almeno 8 milioni di sacchi a fine 2014/15

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La prospettiva certa di un deficit di offerta per l’annata in corso non spinge al rialzo i prezzi, poiché sui mercati il caffè non scarseggia e c’è chi prevede sin d’ora, per il 2015/16, un nuovo surplus produttivo.

Così l’apertura del report mensile Ico per il mese di maggio, diffuso alla fine della settimana scorsa. Le statistiche contenute nel documento evidenziano un calo generalizzato dei prezzi, dopo la parziale ripresa registrata ad aprile.

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La media mensile dell’indicatore composto arretra del 4,3% a 123,49 cents per libbra. Si tratta del livello più basso da gennaio 2014: oltre 49 centesimi al di sotto dei massimi dell’ottobre scorso.

La media giornaliera ha toccato il picco mensile di 130,59 cents il 18 aprile, per declinare rapidamente nei giorni successivi, sino ai minimi di fine mese (116,99 cents il 26 maggio).
La flessione è stata leggermente più marcata per i robusta (-4,9% e -5,7% per Londra).

Tra gli arabica, i cali maggiori sono stati registrati da brasiliani naturali e New York (-4,6%), nonché dai colombiani dolci (-4,4%), mentre il regresso degli altri dolci è stato più contenuto (-3,4%).

L’export mondiale ha registrato ad aprile (ultimo mese disponibile) un ulteriore arretramento nell’ordine dell’8,9% rispetto allo stesso mese 2014. In caduta libera gli imbarchi dal Vietnam (-42,8%), che nei primi 7 mesi dell’annata in corso (ottobre 2014-aprile 2015) hanno registrato un calo secco dell’11%.

Tale andamento, a fronte di livelli produttivi analoghi a quelli dell’anno scorso, induce più di qualcuno a ritenere che produttori e commercianti vietnamiti stiano accantonando quantità ingenti di caffè nei loro magazzini, che verranno immesse nel mercato soltanto quando i prezzi torneranno a salire.

L’Ico conferma intanto la sua stima sulla produzione mondiale 2014/15 a 141,85 milioni di sacchi: quasi 5 milioni di sacchi in meno (-3,3%) rispetto all’anno trascorso.

Più accentuata la caduta dei robusta (-4,1%), mentre il raccolto di arabica subirà una contrazione del 2,8% dovuta a un calo piuttosto consistente del gruppo dei brasiliani naturali (-7%), che la ripresa produttiva di colombiani dolci (+3,9%) e altri dolci (+0,9%) non sarà sufficiente a compensare.

Alla luce di questi dati, l’Ico ritiene che l’annata corrente 2014/15 (ottobre-settembre) si concluderà con un “deficit di offerta rilevante, pari ad almeno 8 milioni di sacchi”. Ricordiamo che la stessa Ico stima provvisoriamente i consumi mondiali per l’anno solare 2014 in 149,265 milioni di sacchi.

In primo piano, per quanto riguarda le prospettive per l’annata 2015/16, la nuova stima Conab sul raccolto brasiliano, che delinea un terzo calo annuo consecutivo (-2,3%), con la produzione a 44,3 milioni di sacchi.

Prospettive migliori in Indonesia e Perù. Dopo un calo di 4 milioni di sacchi negli ultimi due anni, il secondo produttore asiatico prevede, per il prossimo, una parziale ripresa produttiva, sulla quale pende tuttavia l’incognita El Niño.

Ciò non si tradurrà automaticamente in una corrispondente ripresa dell’export, visti i volumi crescenti assorbiti dall’industria nazionale per far fronte ai consumi interni.

Anche il Perù ha subito una forte caduta produttiva, dovuta principalmente alla ruggine del caffè. Il governo ha adottato importanti misure di profilassi e lotta, che assieme al programma di rinnovo colturale in atto dovrebbero contribuire a far risalire la produzione sin dal prossimo anno.

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