mercoledì 17 Dicembre 2025

Pernigotti riparte: dopo la fusione con Walcor il rilancio passa da gelato e private label

Dopo anni difficili, il gruppo nato dalla fusione tra Pernigotti e Walcor avvia una nuova fase di crescita. Con un piano industriale da 5 milioni di euro, l’obiettivo è recuperare redditività e raggiungere i 100 milioni di ricavi puntando su gelato, private label e innovazione di prodotto, in un contesto segnato dall’aumento dei costi delle materie prime

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Dopo una crisi lunga e complessa, Pernigotti volta pagina e torna a guardare alla crescita. Il gruppo nato dalla fusione con Walcor ha scelto di rilanciare lo storico marchio piemontese del cioccolato, puntando su nuovi business e su una struttura industriale consolidata.

L’obiettivo è recuperare marginalità e redditività, facendo leva sul gelato e sui volumi del private label. Una strategia che mira a riportare Pernigotti tra i protagonisti dell’industria dolciaria italiana. Leggiamo in seguito alcune parti dell’articolo pubblicate su Il Sole 24 Ore.

Pernigotti punta su gelato e private label per recuperare redditività

NOVI LIGURE – E’ stata una crisi lunga e difficile, lasciata alle spalle. Oggi il Gruppo nato dalla fusione di Walcor e Pernigotti porta il nome dello storico produttore di cioccolato piemontese, tra gli storici brand italiani legati al mondo del cioccolato, e punta a recuperare margini e redditività grazie a nuovi business come il gelato e ai volumi garantiti dal canale private label.

A luglio scorso c’è stata la fusione per incorporazione di Pernigotti e Walcor, punto di arrivo della fase di consolidamento delle due realtà nell’assetto societario che vede presenti J.P. Morgan Asset Management e Invitalia.

Una realtà che oggi conta su un fatturato di circa 70 milioni di euro, oltre 340 addetti, stagionali compresi, e due poli produttivi, a Novi Ligure, nell’Alessandrino, a Pozzaglio ed Uniti, in provincia di Cremona. «Il nuovo piano industriale – spiega l’amministratore delegato Francesco Pastore – disegna un percorso di crescita per arrivare a 100 milioni di ricavi nel triennio.

Quello che in questo momento ci manca di più è la redditività del nostro asset, la nuova Pernigotti ha questa come priorità, recuperare margini dopo anni di difficoltà dovuti alla ripartenza e anche alla dinamica dei rincari della materia prima».

Il focus per il prossimo triennio è un piano di investimenti da 5 milioni, il doppio di quanto fatto in passato. «A questo si deve aggiungere l’acquisizione del fabbricato dove ha sede Pernigotti» aggiunge l’amministratore delegato.
Il piano di investimenti guarda a sicurezza degli impianti, potenziamento della capacità produttiva e automazione negli stabilimenti del Gruppo. Il contesto del comparto è difficile, con una serie di variabili pesanti come l’aumento dei prezzi della materia prima, che lentamente sta mollando la presa, tanto che l’ad cita il caso dei tagli annunciati da Nestle.
«Saremo facilitati in futuro sul fronte del cioccolato, che è tornato ai prezzi di un anno fa, mentre ci penalizzeranno i prezzi della nocciola, che ha avuto un cattivo raccolto e quotazioni alle stelle» aggiunge Pastore
Da qualche mese Pernigotti ha rimesso in pista le lavorazioni per la produzione di gelato, dopo la cessione del ramo d’azienda nella fase iniziale del percorso industriale che aveva visto la proprietà di Pernigotti, i turchi del Gruppo Toksöz, cedere l’asset sul mercato. Il piano industriale prevede di raggiungere una produzione di mille tonnellate in 3 anni.
«Oggi il business di Pernigotti può essere letto attraverso tre lenti – spiega l’amministratore delegato che guida il Gruppo da luglio scorso – la prima è quella che fa riferimento al brand, con le produzioni concentrate nello stabilimento piemontese, accanto alle lavorazioni destinate al Private label, la seconda guarda alla dinamica delle vendite di fatto suddivise tra mercato domestico ed estero, la terza lente rimanda invece alle due tipologie di produzione, cioccolato e gelato».
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