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E Nestlé ha lanciato un maxi acquisto di azioni proprie da oltre 18,3 miliardi

L'annuncio della più grande azienda alimentare e del caffè del mondo: l'operazione si completerà entro il 2020. La mossa dopo le critiche rivolte dall'azionista Third Point, che aveva chiesto la cessione di attività non strategiche

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MILANO – Il consiglio di amministrazione di Nestlé ha approvato un programma di buyback dell’ammontare di 20 miliardi di franchi svizzeri (oltre 18,3 miliardi di euro). Spiegando che il programma sarà completato entro la fine di giugno 2020.

In caso di acquisizioni di rilievo in questo periodo, si precisa che il riacquisto di azioni proprie sarà adattato alle esigenze. In base alle proiezioni attuali, si aggiunge nella nota, il gruppo si aspetta un rapporto tra debito netto e margine operativo lordo di circa 1,5 nel 2020.

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L’annuncio sembra una risposta alla critiche di Third Point, che nel week end ha scritto una lettera al neo ad Mark Schneider, chiedendo al gruppo di tornare ad aumentare i margini cedendo le attività non strategiche, tra cui la quota nel gigante della cosmesi francese L’Oreal.

L’ammontare del buy back porposto è pari all’7% del valore di Nestlè ed è inferiore ai 25 miliardi della partecipazione in L’Oreal.

Third Point possiede “solo” l’1,3% del capitale, ma dato che il colosso elvetico in Borsa vale 266 miliardi di franchi (250 milioni di euro), si tratta di un investimento rilevante ( 3,3 milardi di euro) e che qualifica il fondo guidato da Daniel Loeb come il quinto azionista dopo altri fondi istituzionali del calibro di Norges, Vanguard, Ubs e Capital.

Il nuovo piano industriale sarà annunciato il 25 settembre

Le critiche costruttive mosse da Third Point vengono condivise anche dalla maggior parte degli analisti. Tanto che le azioni del gruppo quotato a Zurigo hanno chiuso in rialzo del 4,3%. In attesa del nuovo piano industriale, che Schneider annuncerà il 25 settembre.

Negli ultimi anni l’americana Mondelez ha aumentato la sua redditività. Nonostante abbia un margine lordo pari alla metà di Nestlé.

Stesso discorso per il colosso olandese Unilever. Che, dopo aver rifiutato di convolare a nozze proprio con gli americani di Mondelez, ha annunciato un piano di crescita organico. In cui i margini saliranno dell’1%.

Anche il colosso francese Danone si è impegnato a migliorare i margini futuri di poco meno dell’1%. Nestlé, invece, è reduce da 5 anni di risultati inferiori alle attese. Nonostante ricavi in costante crescita e interventi massicci per contenere i costi. Che però non sono riusciti a risollevare il rapporto tra l’ utile operativo e i ricavi. Uno dei più bassi del settore.

Secondo Third Point, cedendo il 23% di L’Oreal che da solo rappresenta un decimo della capitalizzazione di Nestlé. E focalizzandosi solo sui prodotti ad alti tassi di crescita e margini(come il caffè di Nespresso. Soltanto così il colosso elvetico potrebbe aumentare l’ebit. Che nel 2016 era pari al 15,3% dei ricavi, fino al 18-20% nel giro di quattro anni.

Chissà se Schneider farà tesoro dei consigli del fondo Usa. Oppure avrà una sua ricetta migliore per tornare a far crescere la redditività della più grande azienda alimentare al mondo. Che tra le altre cose possiede marchi italiani come Perugina e Buitoni.

Intanto l’ad del colosso alimentare, come il fondo Usa, approvando un maxi piano di buy back la pensano allo stesso modo. Perché c’è la conferma che il manager è convinto che il titolo sia sottovalutato.

Sara Bennewitz

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