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MILANO – Da circa un anno, Matteo Pavoni approfondisce il tema agricolo della coltivazione del caffè con un focus sull’agroforestale, trasformando questo approccio in uno dei tratti distintivi di Peacocks Coffee. Il focus resta sempre la qualità in tazza, ma con una maggiore attenzione ai valori intrinseci di questo stesso concetto.
Innanzitutto cominciamo dalla premessa di cosa si intenda esattamente per caffè agroforestale
“Partirei dicendo che caffè specialty e quello prodotto in sistemi agroforestali non sono due categorie separate. I sistemi agroforestali sono sistemi agricoli diversificati attraverso i quali si possono coltivare diverse colture, tra cui il caffè. Molti di questi caffè possono rientrare a pieno titolo nello specialty.”
Da sempre Peacocks Coffee ha selezionato caffè specialty unici, con molta attenzione alla qualità in tazza. L’interesse di Matteo Pavoni per le pratiche agricole, i “caffè agroforestali” e per i temi socio-economici è nato nel 2023, quando ha incontrato Lucia Rivera, antropologa e sociologa, che lo ha invitato a intervenire a un evento dedicato al caffè durante il World Food Forum della FAO.
Quell’incontro ha aperto la strada a una conoscenza e a uno scambio che hanno arricchito profondamente il suo lavoro. Nel corso del 2024, questo percorso si è intensificato, portando Matteo ad approfondire non solo la coltivazione sostenibile del caffè, ma anche il suo impatto sociale.
Pavoni: “L’attenzione all’agroforestale si è così trasformata in una lente attraverso cui osservare la qualità in tazza. Questa è stata la svolta per concentrarci maggiormente su altri elementi, andando oltre l’eccellenza il solo aspetto della qualità della materia prima.”
Perché diamo tanta importanza e interesse al “caffè agroforestale”?
“Questo sistema agricolo integra il caffè con altre specie arboree e colture. Rispetto alla monocoltura, può portare benefici enormi: suoli più ricchi, maggiore biodiversità, microclimi più favorevoli, meno bisogno di input chimici e una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici.
Non si tratta solo di una questione ambientale: può anche significare maggiore sicurezza alimentare e un reddito diversificato per i produttori. Per noi resta fondamentale che questi caffè siano eccellenti in tazza, ma scegliere i sistemi agroforestali significa unire qualità e sostenibilità.
È però necessaria un’ulteriore precisazione: i sistemi agroforestali non sono sempre applicabili e richiedono investimenti in termini di tempo, risorse e conoscenze da parte dei produttori, che devono poter contare su un know-how tecnico adeguato.
Ho conosciuto personalmente tanti farmers che già da tempo portano avanti queste pratiche agricole o le stanno implementando. Per esempio a dicembre del 2024 siamo stati in Guatemala, ad Antigua, e abbiamo conosciuto e acquistato caffè da Felipe Gascón che a quasi 2000mslm produce questi caffè integrati con alberi autoctoni e da frutta.
E a proposito di questi contatti, dal 2024 siamo entrati ufficialmente nella Slow food coffee coalition che unisce la filiera ponendo attenzione proprio su queste realtà. I caffè che selezioniamo dalla coalition sono prodotti attraverso queste pratiche.
Regolamento dell’Unione Europea sulla Deforestazione (EUDR)
“Entrato in vigore nel 2023 a livello dell’Unione Europea, EUDR, è il regolamento volto a contrastare la deforestazione legata ai prodotti commercializzati nell’UE. Obbliga le aziende a garantire che materie prime come cacao, caffè e altri, non provengano da terre deforestate illegalmente, attraverso due diligence, tracciabilità lungo la filiera e responsabilità legale. L’obiettivo è ridurre l’impatto europeo sulla perdita di biodiversità e promuovere filiere più sostenibili.
Risulta quindi necessario che la materia prima importata in Europa provenga da un terreno non deforestato prima del 2020 e questo è ancora difficile da dimostrare, restando in linea con la normativa. Risulta complicato per un coltivatore oggi, fornire strumenti e documenti che ne attestino la non deforestazione.
Ci sono alcuni casi virtuosi, ma sono ancora isolati: tra i caffè agroforestali che selezioniamo, c’è anche un lotto indonesiano, che sappiamo derivare da un ambiente protetto in cui la biodiversità è stata tutelata da molto tempo, per cui supererebbe il vaglio dell’EUDR.”
Per concludere
“Un aspetto interessante del caffè agroforestale, e su cui a Peacocks Coffee ci piace approfondire, è che sebbene non vi sia un collegamento diretto tra le pratiche agroforestali e l’alta qualità in tazza, questo approccio produce effetti positivi sullo sviluppo e sulla maturazione della materia prima, influenzando inevitabilmente il risultato finale a livello sensoriale. La ricchezza della composizione del suolo e la biodiversità dell’ambiente agricolo contribuiscono infatti a ottenere un prodotto più equilibrato e complesso.
La riflessione che invito a fare è che la qualità del caffè non sta solo nel gusto. È anche nel rispetto della terra, delle persone e delle pratiche agricole sane. Ogni caffè che selezioniamo vuole unire eccellenza sensoriale e responsabilità verso chi lo produce e verso l’ambiente.
Oggi il nostro lavoro considera la qualità in senso più ampio: non si tratta più solo di un punteggio in tazza, ma anche della sostenibilità ambientale, sociale ed economica, integrata come parte essenziale dell’esperienza del caffè.
Produrre con sistemi agroforestali può richiedere più conoscenze, tempo e investimento rispetto alla monocoltura, ma, quando ha successo, porta benefici concreti: suoli più sani, maggiore biodiversità e reddito diversificato. Ogni realtà è diversa, ma per noi è fondamentale supportare i produttori che adottano queste pratiche o che stanno affrontando una transizione, offrendo relazioni stabili e prezzi equi.”