domenica 14 Aprile 2024
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Massimo Zanetti al delisting ma il caffè è ormai nel mirino dei fondi d’investimento

Il gruppo ha chiuso i nove mesi 2020 con ricavi consolidati in calo a 610,6 milioni (dai 666,9 milioni dei primi nove mesi 2019). Tale diminuzione è prevalentemente riconducibile alla vendita di caffè tostato, in calo del 6,7%, dovuta alla riduzione dei prezzi di vendita del caffè tostato

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MILANO – Novità nel mondo del Gruppo Massimo Zanetti Beverage-Massimo Zanetti Beverage Group, che ancora una volta riguardano le azioni del gruppo quotato sul segmento Star del MTA di Borsa italiana. Si tratta di una posizione che deteneva ormai dal 2015 e che fungeva anche da contenitore per altri celebri marchi a livello internazionale, a cominciare da quello del il Caffè Segafredo.

Definitivamente si parla di delisting a partire da lunedì 15 febbraio a seguito del lancio da parte dello stesso Massimo Zanetti dell’opa nell’autunno appena trascorso. Operazione che è terminata a dicembre con il controllo da parte di Massimo Zanetti Holding del 94% del capitale del gruppo. Percentuale poi aumentata al 95%, grazie all’acquisizione di ulteriori azioni che hanno determinato l’obbligo d’acquisto delle azioni residue conclusosi lo scorso 8 febbraio.

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Massimo Zanetti Beverage Group: alcuni dati

Cominciamo dal prezzo dell’opa che all’inizio era stato fissato a 5 euro per azione, aumentato poi a 5,5 euro, mantenendosi pari a meno della metà di quello di ipo a 11,60 euro per azione. A quel punto Massimo Zanetti Beverage Group si è attestato su un equity value di circa 325 milioni di euro, sulla base di ricavi 2014 di 781,5 milioni di euro, un ebitda di 64,6 milioni e di un debito finanziario netto di 243,3 milioni. Il tutto per una valutazione di 9,5 volte l’ebitda.

Il gruppo ha chiuso i nove mesi 2020 con ricavi consolidati in calo a 610,6 milioni (dai 666,9 milioni dei primi nove mesi 2019)

Come abbiamo già scritto al momento della divulgazione dei dati ufficiali tale diminuzione è prevalentemente riconducibile alla vendita di caffè tostato, in calo del 6,7%, dovuta alla riduzione dei prezzi di vendita del caffè tostato. Quanto al debito finanziario netto, prima dell’applicazione del principio IFRS 16, ovvero escludendo le passività per leasing, è pari a 254,9 milioni al 30 settembre 2020 dai 219,3 milioni al 31 dicembre 2019. L’applicazione del nuovo principio contabile IFRS 16 incrementa l’indebitamento finanziario netto di 44,4 milioni al 30 settembre 2020 e di 47,2 milioni al 31 dicembre 2019.

Come si leggeva nel Documento di offerta pubblica, “l’offerente ritiene che la quotazione sul MTA di Massimo Zanetti Beverage Group non abbia permesso di valorizzare adeguatamente il Gruppo MZBG. L’offerente pertanto valuta necessario procedere ad una riorganizzazione dell’emittente, finalizzata all’ulteriore rafforzamento dello stesso, operazione più facilmente perseguibile nello status di non quotata.”

Prosegue il documento: “L’offerente intende continuare a sostenere la crescita dell’emittente, perseguendo strategie future finalizzate al rafforzamento del posizionamento competitivo del Gruppo MZBG, al fine di poter cogliere eventuali future opportunità di sviluppo e crescita in Italia e all’estero, nonché un indirizzo strategico volto alla valorizzazione del business nel medio-lungo periodo”.

Massimo Zanetti guarderà ora al private equity?

Per il momento almeno è ancora tutto da vedere. È vero che questa possibilità si è dimostrata piuttosto apprezzata all’interno del settore caffè da molte aziende, ma l’imprenditore potrebbe anche decidere di agire da solo.

Il 60% di Ekaf-Cellini in mano al fondo Taste of Italy 2

I fondi però si stanno dimostrando soluzioni interessanti negli ultimi anni. Una direzione che hanno preso parecchi torrefattori. Ricordiamo per ultima l’operazione conclusa dal fondo Taste of Italy 2 di DeA Capital con il 60% di Ekaf/Cellini.

Il 20% di illycaffè a Rhone Capital

Ma sulla stessa linea possiamo anche guardare alla meno recente manovra di Rhone Capital che ha ritagliato il 20% di illycaffè che prossimamente potrebbe risultare un assist importante per comprare il 23% posseduto da Francesco Illy.

Mandarin capital in Caffè Daroma e Yespresso

Oppure pensiamo a Mandarin Capital che ha inglobato prima il Caffé Daroma e a seguire il 30% di Yespresso.

Italmobiliare ha il 60% di Caffè Borbone

Infine, procedendo ancora più indietro nel tempo, nel 2018, quando Italmobiliare ha comprato il 60% di Caffé Borbone.

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Massimo Renda è il presidente esecutivo di Caffè Borbone e detiene il 40% della società campana
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