mercoledì 10 Aprile 2024
CIMBALI M2

L’antropologo racconta il caffè veloce, dinamico e moderno dell’Occidente

Dall'estremo Oriente all'Occidente, sino all'espresso made in Italy: un viaggio nell evoluzione della società, seguendo il fil rouge del caffè

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MILANO – All’interno dei numerosi appuntamenti organizzati al Convegno Gran Caffè Italia, riportiamo l’attenta analisi sociale di Marino Niola. Docente di antropologia all‘Università di Napoli Suor Orsola Benincasa. Il titolo della presentazione è La bevanda della modernità. La velocizzazione della società occudentale. Qui vi proponiamo la prima parte della trascrizione che è stata divisa per motivi di lunghezza.

Marino Niola espone la bevanda della modernità

Il tema trattato da Marino Niola mostra le origini della società odierna. Concentrandosi sul ruolo del caffè come motore di mobilità. Senza far mancare aneddoti e curiosità che hanno reso la sua lezione, ancor più coinvolgente.

In principio fu il caffè

“Dio, prima di tutto, creò il caffè. Effettivamente, in tutte le culture, il caffè ha qualcosa di sacro. In quella araba, addirittura, viene fatto risalire a Maometto.

Parliamo di quella storia secondo cui, l’Arcangelo Gabriele, avrebbe donato il caffè a Maometto. Quando il profeta versava in uno stato di profonda prostrazione.

Ci sono altre versioni di questo tipo. Si dice infatti, che Maometo fosse sempre in uno stato di astenia e di frustrazione. Ad un certo punto, vide nel deserto delle capre che brucavano delle bacche. Dopo saltavano come assatanate. Il profeta le assaggiò ottenendo lo stesso effetto. E non solo. C’è la famosa storia che Soddisfò ben 40 donne.”

Il caffè è una bevanda sacra

Marino Niola, insiste sull’aspetto mistico della bevanda.”Ancora più sacra se si pensa a quella che è la più probabile origine del nome qahua. La maggior parte degli studiosi lo fa addirittura risalire alla sacra pietra della mecca. La Kaaba o Ka’ba.

La bevanda nasce in Oriente. Soltanto oggi diventa, nell’immaginario mondiale, uno dei simboli forti del made in italy.”

L’origine nella culla Orientale

“Bisogna ricordarsi quindi, il caffè nasce in una civiltà come quella Orientale. Madre del calcolo e della matematica.

Non a caso, un grandissimo matematico del 900. l’ungherese Paul Erdős, diceva sempre: un matematico è una macchina, per convertire il caffè in teoremi.”

L’effetto del caffè

“Il fatto che poi sia la bevanda sacra originaria di una civiltà come quella araba, chiarisce ancora di più il rapporto con la matematica; in quanto civiltà patria dell’algebra e quindi del calcolo. E quindi della considerazione quantitativa, della ponderazione numerica. Che è anche la professione tipica del mercante. Gli arabi, infatti, erano una grande civiltà di mercanti.

È proprio questo che, non a caso, ha reso proibito l’alcol ai mercanti. Perché provoca mancanza di consapevolezza. Quello che un arabo deve sempre evitare.

Non a caso, le prime caffetterie di Costantinopoli, venivano chiamate, scuole di sapienza. E quindi c’è porprio l’idea di una bevanda che favorisce la concentrazione, la sapienza, la lucidità.”

Il caffè era una bevanda tipica dei pensatori e degli uomini di scienza. Dei mercanti e dei giocatori di scacchi

“Insomma, si tratta in ogni caso a gente che dà virtù al calcolo. Ma come arriva in Europa?

Chi parla per primo del caffè?

Il primo in assoluto che lo cita, nella prima metà del 500 è Gianfrancesco Morosini. ambasciatore della Repubblica Serenissima a Costantinopoli.

I veneziani sono i maggiori responsabili di tutte le grandi acquisizioni di cibi oggi considerati del made in Italy. Sono loro ad aver importato tutto. Dal baccalà al caffè alla cioccolata.

Morosini lo espose al Maggior Consiglio. Cominciò a raccontare ciò che ha visto di questa bevanda nera e amara. Che ha fama di tenere svegli.

Un altro che ne parla è anche lui un diplomatico. Un medico che stava presso la corte di un diplomatico veneziano, del console d’Egitto. È Prospero Aldali. Dottore del console di Venezia.”

La bevanda arriva dall’Oriente, attraverso Venezia

“Però, nei primi secoli, il caffè non era considerato come oggi lo consideriamo noi. C’è un dibattito nel mondo della medicina. Era trattato un po’ con sospetto. Come un veleno o un farmaco. O entrambe le cose. Perché un farmaco, a seconda del dosaggio, può essere anche un veleno.

In seguito, lentamente, il caffè arriva, viene sdoganato e si comincia a berlo.”

Il viaggiatore napoletano

Continua il suo racconto, Marino Niola. “C’è anche un testimone di Napoli, tra i primi a parlarne. Nella seconda metà del 600. Gianfrancesco Gemelli Careri, un classico viaggiatore napoletano che fece il giro del mondo che ispirò anche Giulio Verne.

Chi era Gemelli Careri? Un uomo di famiglia nobile che tentò una carriera negli altissimi gradi della magistratura. Non ebbe il posto e allora decise di girare il mondo. Tra le cose che riportò indietro, ci fu il racconto del caffè.”

Le prime caffetterie. A Vienna e a Londra

“L’arrivo del caffè a Vienna è legato ad un episodio epocale, che deciderà la storia di tutto l’Occidente. Quello dell’assedio da parte dei Turchi, nel 1683.

Un atto che vide come protagonista un doppio giochista. Un avventuriero polacco, Franciszek Jerzy Kulczycki. Lui aiutò a sconfiggere gli invasori. Come premio allora, chiese di poter utilizzare i sacchi di caffè. Che lui non chiamava neppure caffè. Li fece passare come foraggio per cammelli.

Per poi metter su una rivendita di questa bevanda anche nei locali piuttosto importanti. Nel centro di Vienna venne così aperto il primo locale, Blau Flasche, la bottiglia blu che si trovava nella zona dove abitava Mozart. Un luogo rappresentativo della capitale. Servito qui il caffè con un po’ di latte e dolcificato con il miele. Fu inventato così il famoso “mélange” viennese.

Per festeggiare la vittoria sulla mezza luna, furono preparati dei dolcetti a forma di mezza luna: i cornetti. Fu l’invenzione della colazione europea contemporanea.”

Un altro teatro storico del caffè: Londra

“Nella capitale britannica, siamo nei primi del 600, Edward Lloyd apre il primo locale, frequentato da mercanti e uomini d’affari impegnati nell’import export, armatori. In quel momento Londra si avvia già ad essere una delle capitali dell’economia mondiale.

Oltretutto, Edward Lloyd pubblica un foglio quotidiano, che registra tutti i fatti economici della città.

Diventa quindi sempre più importante. Da questo foglio, da questa coffee house, nasce poi una compagnia di assicurazioni. Che è tuttora la più grande compagnia di assicurazioni del pianeta: i Lloyds di Londra nascono proprio da una rivendita di caffè.”

Prima parte, segue

MILANO – All’interno dei numerosi appuntamenti organizzati al Convegno Gran Caffè Italia, riportiamo l’attenta analisi sociale di Marino Niola. Docente di antropologia all‘Università di Napoli Suor Orsola Benincasa. Il titolo della presentazione è La bevanda della modernità. La velocizzazione della società occudentale. Qui vi proponiamo la seconda e ultima parte della trascrizione che è stata divisa per motivi di lunghezza.

Già nel 600 il caffè si conferma come la bevanda della modernità, della velocità, del dinamismo

“Tutti valori che contraddistinguono la nuova borghesia emergente. La stessa che fonda tutto non sulla nascita ma sull’impresa. Sulla capacità di imprendere. E quindi sulla mobilità sociale.

Tant’è vero che, nei primi caffè che poi nascono in Inghilterra, addirittura si stabilisce per la prima volta che i Pari in inghilterra non hanno la precedenza, rispetto agli uomini del popolo. Semplicemente, chi arriva per prima viene servito per primo. Per quegli anni una cosa rivoluzionaria.”

La bevanda della rivoluzione

“Non è un caso che proprio nei caffè che, in tutta Europa, si accende la fucina delle rivoluzioni borghesi. Anche in Francia, diventa la stessa cosa. Il caffè Procope diventa una delle officine della Rivoluzione francese. Con Voltaire, che beveva 40 caffè al giorno, e i grandi enciclopedisti.

Così è accaduto in tutta Europa. Da questo punto di vista è indubbio che il caffè si sia guadagnato sul campo la fama della bevanda della velocità. In questo senso quindi, si oppone alla cioccolata e l’alcol. Il caffè è l’anti alcol, ma anche l’anti cioccolata che arriva in Europa quasi contemporaneamente al caffè. Anche se non arriva da Oriente ma dalle Americhe.

Gli Atzechi del Centro America

“Sono gli spagnoli che lo portano dal Centro America. nell’immaginario dell’epoca si configura così un’opposizione: da una parte la cioccolata tipica della pigrizia cattolica. I cattolici che sono pigri con poca voglia di lavorare. Uno stereotipo dei popoli mediterranei. Dall’altra parte, il dinamismo del mondo della riforma protestante; che ha sposato in pieno la causa del caffè.”

Quando il caffè diventa di moda, nella seconda metà del 600

“Spesso nelle case ci sono dei propri di rituali esotici. È una bevanda esotica e viene servito da schiavi di colore vestiti da turchi. Un modo per riaffermare la superiorità dell’Occidente sul mondo orientale. Abbiamo fatto nostro il prodotto importato.

Nel mondo anglosassone, generalmente, il caffè viene associato strettamente al lavoro e alle virtù del lavoro. Benjamin Franklin diceva: il caffè fa risparmiare tempo. Quindi, si converte automaticamente denaro. Diventa un capitale.

Non è un caso che negli Stati Uniti, in molti luoghi di lavoro, il caffè sia gratuito. Questo perché si converte immediatamente in energia.”

Il caffè fa bene o fa male?

“C’è anche un padre nobile di tutto questo. il più grande naturalista della storia dell’Occidente: Linneo.

Quando ancora si discute, tra il Sei e Settecento sull’effetto benefico o deleterio del caffè sulla salute, scende in campo il grande naturalista con un intervento a gamba tesa.

Dicendo che il caffè non solo non fa male, ma è adatto ad aumentare l’efficienza delle persone. Consacra così col sigillo della scienza, il commercio del caffè.

Esattamente come, tempo prima, altri personaggi avevano fatto lo stesso e anche un significato religioso al commercio del baccalà.”

Caffè: simbolo dello spirito di impresa e dell’economia che sta nascendo

“Soprattutto, diventa il luogo della democrazia e della mobilità sociale. Addirittura, nei caffè inglesi, non c’è più alcuna distinzione e privilegio tra gli aristocratici nei confronti della gente comune.”

Le regole delle Coffee House

“È stato addirittura messo per iscritto nelle regole delle Coffee House. È addirittura proibito ai popolari cedere il posto ad un Pari d’Inghilterra, ad un aristocratico. Perciò nasce una sorta di solidarietà liquida, fluida, il cui mondo diventa “chi arriva primo viene servito per primo.”

Continua Marino Nioli. “Quindi, diciamo che la rottamazione dell’Ancien Régime, comincia proprio tra i tavoli del caffè.

Pensate anche all’Italia. La fucina dell’illuminismo milanese, quella di Verri e Beccaria pubblica il periodico Il caffè. Goldoni scrive la Bottega del Caffè.

Insomma, tutto quello che parla del nuovo che sta avanzando ha sempre a che fare con il caffè.”

Con l’Arabica, comincia la civiltà multitasking

“Perché proprio questa bevanda, con la spinta che ci dà, ci consente di essere come polpi che riescono a fare dieci cose in contemporanea. Il caffè è la prima spinta verso questo tipo di civiltà liquida. Questo poi ovviamente dà origine ad una serie di riti.

Noi ci troviamo in una delle città che del caffè poi, ha fatto una cultura e una socialità. È la bevanda sociale di Napoli. A Napoli “vediamoci” si dice “prendiamoci un caffè”. Anche se poi magari si beve un’altra cosa. Però quel beviamoci un caffè significa esattamente incontriamoci. E nessuno deve essere escluso da questo rito, da questa socialità”

Il caffè: un rito di socialità dal quale nessuno è escluso

“Non è un caso che sia qui che sia nato il caffè sospeso. Che serve a far girare continuamente questa rete di relazioni. La tazzina non si nega a nessuno.

Il fatto di pagare due caffè e lasciarne uno a degli ignoti, significa che attorno alla bevanda si crea un vero nucleo sociale. Al punto che sta toccando altri consumi. La pizza sospesa, il cinema sospeso…

Proprio perché il caffè non si nega a nessuno, nell’800 c’erano altri usi. Come il cosiddetto il caffè in ginocchio; ovvero fatto con i fondi che venivano usati per la seconda volta. Veniva fuori un caffè un po’ sciatto.

Era quello che veniva messo in un cassettino all’altezza del ginocchio e veniva di nuovo tostato per i più poveri. Una specie di antico caffè sospeso.”

Uno stile di vita

“In quanto tale, caratterizza anche lo stile di vita italiano nel mondo. In questo senso sì: è nato in Arabia; ma è solo in Italia che diventa quel modo di essere chesi globalizza.

Il caffè arabo non avrebbe conquistato il mondo. Esattamente come la pizza antica araba. In questo senso, non a caso nasce un nome come l’espresso. Per questo il caffè italiano oggi è un luogo di ritrovo e di distribuzione.

Ci sono forse catene on italiane che hanno capacità più importanti; ma non sono altrettanto sinonimo di qualità. Chi beve una tazzina è come se bevesse di fatto, un pezzettino d’Italia.”

Seconda pare, fine

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