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A HostMilano 2025, hub dell’ospitalità internazionale che traccia le rotte per il futuro del settore, abbiamo parlato con Marco Schiavon, l’amministratore delegato di Caffè Borbone.
Schiavon, quali sono le prospettive tracciate nell’agenda di Caffè Borbone?
“Caffè Borbone ha tra i suoi obiettivi, quello di diffondere a livello internazionale il monoporzionato, così come abbiamo fatto in Italia: crediamo tantissimo nella cialda ESE 44, in quanto non soltanto è un prodotto che estrae un ottimo espresso, ma può anche preparare un caffè lungo grazie alla sua compatibilità con le macchine da caffè a braccetto. E, soprattutto, si tratta di un prodotto sostenibile.
La cialda può essere gettata nel compostabile e gli imballi nella carta: è a nostro avviso l’articolo del monoporzionato con il minor impatto possibile.
Altro punto su cui insistere: diffondere le capsule compatibili con Nespresso in plastica e alluminio, continuare con la Dolce Gusto (abbiamo messa a punto ora una versione autoprotetta, grande leva per l’Europa, e procediamo con il formato grande della Keurig che rappresenta più del 90% del mercato statunitense)”.
Ci vuol fare una suo inquadramento sui dati di Investorday di Italmobiliare, il Capital Market di qualche settimana fa, che parlano di Caffè Borbone nel dettaglio?
“In occasione dell’evento, abbiamo riassunto la storia di Caffè Borbone: dall’entrata di Italmobiliare, l’azienda ha conosciuto un’accelerazione su diverse dimensioni. La più rilevante è rappresentata dal giro d’affari e dall’ Ebitda che sono cresciuti entrambi significativamente.
Un ulteriore passo decisivo è stato l’ampliamento della presenza geografica: da una realtà prevalentemente nazionale, Caffè Borbone è diventata un marchio internazionale, raggiungendo una crescita a doppia cifra nei primi nove mesi del 2025.
Infine, l’anima sostenibile di Caffè Borbone si riflette in una governance attenta e responsabile, che guida le scelte di approvvigionamento, acquisto e investimento: da qui ai prossimi 5 anni la nostra visione è quella di essere un’azienda totalmente sostenibile. Questa è la nostra vera sfida.
Parliamo di internazionalità e sostenibilità come matrice fondante di valore. Caffè Borbone oggi vale non solo per l’EBIDTA e il fatturato, ma soprattutto per la sua missione in termini di sostenibilità verso cui ha già mosso grandi passi. Per esempio, l’81% del packaging proviene da materiali rinnovabili, abbiamo firmato l’ESBTi, impegnandoci per un NET Zero 2030. Abbiamo portato avanti dei progetti in India e in Vietnam per la riduzione della CO2 in origine (la prevalenza dell’impronta di CO2 per un torrefattore proviene dai Paesi d’origine) per ridurre l’impatto, agendo in collaborazione con Ofi sulla gestione dei fertilizzanti, potatura, patiche agricole, uso dell’acqua.
Nel 2024 abbiamo acquistato il 45% di caffè certificato, percentuale che quest’anno è salita al 50%“.
Che accoglienza ha avuto questo documento dall’esterno?
“Per Italmobiliare si tratta di un documento molto importante, perché i ceo di tutte le partecipate hanno condiviso ciascuno la propria storia.
Italmobiliare è una realtà di investing holding sul parterre italiano unica, anche per il modello di supporto che adotta nei riguardi delle società che ne fanno parte. Una relazione particolarmente intensa e una condivisione di competenze per cui, laddove le aziende si trovino meno forti, Italmobiliare sostiene nella crescita e nelle accelerazioni.
L’accoglienza è stata positiva e le traiettorie di Caffè Borbone sono interessanti, ma ho riscontrato che anche gli altri colleghi inseriti nel portfoglio di Italmobiliare, lo sono altrettanto”.
È prevista una crescita a doppia cifra nel 2025: com’è possibile in un contesto così critico?
“La crescita 2025, che confermiamo a doppia cifra, è determinata da due fattori. Dobbiamo ammettere noi tutti torrefattori che una parte di questa crescita di top line arriva dall’aumento dei prezzi, a sua volta conseguenza e reso necessario per contenere l’aumento mostruoso del costo del caffè generato dalla tempesta perfetta (clima, tensioni geopolitica, i trasporti con il Canale di Suez, i dazi, gli speculatori).
Se da un lato quindi abbiamo dovuto tutti scaricare questi costi sui prezzi, dall’altra abbiamo conosciuto una crescita per metà in volumi e per metà in valore, grazie alla nostra espansione nel Nord Italia. Ci teniamo molto essendo già un’azienda campana amata in tutto il Sud, a farci apprezzare altrettanto al Nord, con le nostre miscele e nella comunicazione. Dico sempre: dateci la chance di provarci una volta e continuerete a sceglierci.
Infine, guardiamo con interesse anche alle nuove quote di mercato in America“.
In Italia i numeri sono così promettenti?
“Sì, per noi lo sono, perché abbiamo ancora spazio di crescita nel mondo delle capsule compatibili. Le persone riconoscono la bontà del nostro prodotto”.
Nello stand cosa c’è che rappresenta il futuro dell’ospitalità del caffè italiano?
“Abbiamo nuove miscele: i palati sono diversi nel mondo e anche tra gli italiani. Il trend parla di un maggiore apprezzamento del caffè.
Cominciamo a vedere i monoporzionati anche nell’hospitality perché rendono la preparazione più semplice, sporcano meno, durano di più. In Fiera si trovano tanta varietà e sistemi disponibili”.
Il monoporzionato (cialde e capsule) sono grande punto di forza di Caffè Borbone: quali sono le prospettive sulla sostenibilità, prezzo e saturazione del mercato?
“Il punto più critico resta quello della sostenibilità. Questi prodotti sono composti prevalentemente da due materiali: plastiche accoppiate e alluminio. Il secondo ha già un suo percorso più sostenibile perché potenzialmente è riciclabile all’infinito, se immesso in corretta filiera di recupero, mentre le plastiche risultano più complicate.
Stiamo lavorando su due traiettorie: le plastiche compostabili da un lato e la carta dall’altra, in cui crediamo tantissimo, come dimostrano le nostre cialde.
Per quanto riguarda prezzi e saturazione, vediamo ancora dei margini: i sistemi si sviluppano di continuo perché il monoporzionato in sé offre praticità al consumatore e permette meno sprechi. La cosa più importante è trovare un quadro completo anche nel resto della sua fruizione, dal packaging allo smaltimento”.
E per l’EUDR, sempre dietro l’angolo, cosa state facendo?
“Crediamo tutti che dietro l’EUDR ci siano dei principi di valore: dobbiamo rispettare l’ambiente e proteggere le origini dalla deforestazione. È tuttavia evidente che imporre all’Europa un meccanismo così complesso come le norme dell’EUDR, diventa un fattore di non competitività per i torrefattori europei che dovranno competere con altri che non sono obbligati a seguire le stesse norme.
Caffè Borbone oggi è preparato: acquistiamo già caffè provenienti da aree non deforestate e tracciato. Siamo un’azienda 4.0: conosciamo ogni dettaglio, siamo in grado di ricostruire ogni passaggio di ogni singolo lotto. Se arriverà e quando arriverà l’EUDR, vedremo come adottarlo. Può essere che in ogni caso che noi decideremo di andare verso quella direzione perché Caffè Borbone cammina già da tempo sulla via della sostenibilità”.





















