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MILANO – L’annuncio che i dazi di Trump al 50% contro i prodotti brasiliani si applicheranno anche al caffè non ha fatto tremare i futures degli arabica e dei robusta, che hanno chiuso ieri, giovedì 31 luglio, con variazioni contenute. A New York, il contratto per scadenza settembre ha guadagnato 240 punti chiudendo a 295,80 centesimi.
Londra ha perso marginalmente sulle scadenze più ravvicinate.
Settembre è arretrato di $10, a 3.401 dollari; novembre, che attrae ormai la parte più consistente delle contrattazioni, di $14, a 3.331 dollari.
La potente associazione degli esportatori di caffè del Brasile (Cecafé), di cui pubblichiamo ogni mese le statistiche sull’export, dichiara intanto di essere in costante contatto con le associazioni statunitensi (in particolare, la National Coffee Association) nell’intento di ottenere l’inclusione del caffè nella lista dei prodotti esenti da dazi.
Cecafé ricorda che il caffè brasiliano rappresenta oltre il 30% del mercato nord americano. Gli Usa sono la principale destinazione dell’export di caffè del Brasile, con una quota pari al 16% degli imbarchi.
Le tariffe al 50% ricadrebbero in ultima istanza sul consumatore statunitense causando irragionevoli rincari e inflazione, conclude Cecafé, che spera di evitare perlomeno i dazi aggiuntivi del 40% contenendo le tariffe al 10%.
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