mercoledì 10 Aprile 2024
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Liberica: l’alternativa alla Robusta e all’Arabica

E' tornato il periodo d'oro anche per la pianta della Liberica, alternativa ad Arabica e Robusta che potrebbe risultare la chiave di svolta contro il cambiamento climatico

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MILANO – Anche su repubblica.it finalmente si parla di caffè e non di uno a caso, ma della Liberica, varietà botanica che su queste pagine non è una novità ma che comunque risulta una materia prima particolare rispetto alle più conosciute Arabica e Robusta. Una piccola rivoluzione che ha coinvolto anche il mondo delle competizioni baristi.

Vediamo l’approfondimento di Anna Lisa Bonfranceschi su questa pianta, a partire da un insieme di studi raccolti su Nature Plants, che può giocare un ruolo fondamentale nella lotta ai cambiamenti climatici che tanto affligge la produzione futura del chicco verde.

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Liberica: una possibile soluzione alla minaccia climatica

Così introduce l’argomento, l’articolo di repubblica.it: “Il caffè liberica (Coffee liberica), la pianta di caffè che, dopo essere stata dimenticata, sta vivendo un periodo di discreto interesse, e si candida a diventare protagonista nel campo, come scrivono alcuni ricercatori sparsi tra Regno Unito e Uganda ripercorrendone le vicende, su Nature Plants. – Anna Lisa Bonfranceschi continua – La liberica è una varietà di caffè coltivata da tempo, almeno dal diciannovesimo secolo in Africa, dove è endemica delle regioni occidentali e che verso la fine del 1800 ha goduto del suo momento d’oro, complice i problemi che stavano sperimentando le coltivazioni di arabica in Asia, alle prese con la ruggine del caffè.

D’altronde, dalla sua, la liberica giocava le sue carte

Pianta robusta, abbastanza produttiva e resistente alle malattie, capace di crescere in pianura, in clima piuttosto caldi. Eppure tutto questo non bastò a mantenerla sul campo: secondo quanto riferiscono gli autori, la qualità del caffè che se ne derivava non era molto apprezzata, soprattutto perché quei grandi chicchi – ben più grandi dell’arabica – complicavano il processo di lavorazione dopo la raccolta: l’essiccazione per esempio era difficile da azzeccare. Il risultato era un caffè che poco piaceva. Non da ultimo, la comparsa all’orizzonte della varietà robusta e l’espansione dell’arabica in Brasile ne avevano messo in crisi il successo.

Passato il periodo d’oro però la liberica non è scomparsa, anzi.”

Per continuare a leggere l’articolo completo, a questo link.

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