venerdì 11 Ottobre 2024

Il caffè di Jab e le ambizioni di leadership

Cosa ha spinto la holding tedesca ad acquisire lo storico marchio americano celebre per i suoi doughnuts glassati

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MILANO – Jab ha sete e fame di nuove acquisizioni. Dopo essersi bevuta, in un sorso, il caffè di Keurig ora punta a fare un solo boccone delle ciambelle di Krispy Kreme. A tale scopo ha messo sul piatto 1,35 miliardi di dollari, ossia 21 dollari per azione, con un premio di circa il 25% rispetto alla chiusura del titolo a fine settimana scorsa.

Un’offerta generosa, ma proporzionata alla solidità del brand e ai suoi margini di crescita.

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La transazione – va precisato per dovere di cronaca – non viene condotta direttamente da Jab Holding Company, bensì dalla sua affiliata Jab Beech Inc., di cui è partner minoritario anche BDT Capital Partners. Se andrà a buon fine, l’operazione si concluderà, a settembre, con il delisting di Krispy Kreme.

Dopo un fine 2015 con il botto – l’acquisizione di Keurig è costata quasi 14 miliardi di dollari – questo nuovo deal miliardario scuote, ancora una volta, il mondo degli affari americano. E dimostra, sempre che ce ne fosse bisogno, quanto le ambizioni di leadership globale di Jab non siano velleitarie.

Da alcuni anni, il braccio economico della famiglia tedesca Reimann ha spostato parte dei suoi appetiti onnivori sul settore caffè. Un mercato, quello del nero chicco, che non va mai in crisi. “Un business stabile e con un fatturato globale, nella distribuzione al dettaglio, che vale 65 miliardi di dollari” osservava, tempo fa, Jon Cox, analista di Kepler Capital Markets.

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