giovedì 11 Aprile 2024
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IVA – La rivolta dei big dell’alimentare (caffè compreso), ma vale per tutte le torrefazioni

Iva, la rivolta dei big alimentari: "Il nuovo meccanismo ci farà fallire" L'allarme parte dal Cuneese, dove colossi del calibro di Ferrero, Lavazza, Maina, Balocco denunciano tramite Confindustria: "Un emendamento alla legge di Stabilità costringe chi rifornisce la grande distribuzione a emettere fatture senza Iva. Ma così lo Stato ci sottrae almeno 10 miliardi di liquidità immediata"

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Iva, la rivolta dei big alimentari nella terra della Nutella: “Il nuovo meccanismo ci farà fallire”Le aziende alimentari (e non solo) sono su tutte le furie, e la rivolta parte dal Cuneese, terra della Nutella e di altre specialità divenute ormai un brand planetario: “Fermate quello sciagurato provvedimento che rischia di causare una catena di fallimenti e la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro”.

A farsi portavoce del malumore di big del calibro di Ferrero, Lavazza, Maina, Balocco è Franco Biraghi, presidente di Confindustria Cuneo e noto imprenditore caseario. Si riferisce a un emendamento alla legge di Stabilità che costringerà i fornitori della grande distribuzione a emettere fatture senza applicare – e quindi temporaneamente incassare – l’Iva. E’ il cosiddetto meccanismo del “reverse charge”, che però, spiegano gli industriali, creerà un meccanismo perverso: “Viene spacciata come lotta all’evasione fiscale – evidenzia Biraghi – ma non è altro che un prestito forzoso e senza interessi concesso allo Stato dalle aziende che forniscono i beni di consumo alla distribuzione organizzata”.

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Stima la Confindustria cuneese che con il nuovo meccanismo lo Stato “drenerà” almeno 10 miliardi di liquidità dalle aziende italiane che oggi vendono beni a super e ipermercati. In questo modo, sottolinea Biraghi, “si creerà una catena inarrestabile di fallimenti. Ogni parlamentare, eletto in Italia o in Europa, deve essere conscio del danno che provocherà questo emendamento. Confindustria Cuneo chiede con forza un intervento di rottura forte e chiaro nei confronti di un provvedimento che, se venisse approvato anche dal Senato, porterebbe alla distruzione di una larga fetta del tessuto produttivo della nostra nazione”.

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