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Ima vince il premio speciale “Finanza per la crescita” agli M&A Awards

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MILANO – Nella 14esima edizione degli M&A Awards promossi da Kpmg e Fineurop, in collaborazione con Aifi e Università Bocconi, il premio speciale “Finanza per la crescita” è andato ad Ima.

Fondata nel 1961, Ima è leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè.

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Un’azienda familiare (proprietà della famiglia Vacchi),  che si è dimostrata in grado di combinare flessibilità e proiezione globale.

Il caso Ima: quando le acquisizioni sono necessarie, ma sono finanziate anche dalla crescita organica

Il gruppo Ima è leader a livello globale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e per il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici e alimentari. Fin dagli anni Ottanta ha avviato una politica di espansione attraverso il ricorso strategico e sistematico all’M&A.

La sua posizione di leadership è il risultato di investimenti significativi in R&D, di un dialogo costante e significativo con gli utilizzatori finali nei settori di riferimento e della capacità del gruppo di continuare a pianificare acquisizioni con tenacia, continuità e chiara visione strategica.

Fondata nel 1961, Ima è presieduta da Alberto Vacchi (che è anche l’ad), e conta oltre 5.600 dipendenti, è presente in circa 80 Paesi e si avvale di 41 stabilimenti di produzione, in Italia, Europa, Argentina, India, Cina e altri Paesi. Nel 2017 il gruppo ha chiuso l’esercizio con ricavi consolidati pari a 1,5 miliardi; è titolare di oltre 1.700 tra brevetti e domande di brevetto e ha lanciato numerosi nuovi modelli di macchine negli ultimi anni.

In particolare, Ima Digital sintetizza l’insieme dei progetti che rappresentano l’impegno di Ima per l’evoluzione verso la smart factory.

La doppia leva

Ima Spa è quotata alla Borsa di Milano dal 1995; nel 2001 è entrata nel segmento Star. Secondo Vacchi la crescita della società è legata alla doppia leva «dello sviluppo organico e di percorsi acquisitivi anche sfidanti», che hanno avuto come teatro dal Sud America sino alla Germania. Ma che impatto hanno avuto le acquisizioni nel progresso del gruppo?

«Un buon 50% della crescita è legato alla finanza straordinaria; è abbastanza naturale, perché il nostro settore è formato da diverse nicchie; in queste lo sviluppo organico, nel momento in cui non sei presente, è molto dispendioso e poco efficace dal punto di vista commerciale. È molto più importante, così, trovare un player con posizione di vertice nella nicchia, acquisirlo, e inserire capacità tecnologiche in vista di una ulteriore crescita. Il percorso di crescita, senza una politica di M&A non si sarebbe potuto effettuare. E anche la collaborazione commerciale, in tutti i Paesi che abbiamo raggiunto, ha avuto nelle M&A un elemento centrale. Va sottolineato però che la crescita organica ci ha aiutato a finanziare quella per M&A. Siamo stati sempre molto attenti alla gestione del circolante; riusciamo ad avere una consistente generazione di cassa e quindi, senza ricorrere in maniera pesante all’indebitamento finanziario, ha consentito di trovare i finanziamenti».

Quarto player mondiale

Ora Ima è il quarto player mondiale nel proprio settore. «Siamo in quattro, con dimensioni molto simili. La nostra scelta è stata quella di entrare in nicchie molto diverse. Siamo entrati nel mondo tè, che ha dimensioni davvero ridotte. Poi, per gemmazione tecnologica, sono nate macchine con applicazioni nella farmaceutica. Poi ci siamo occupati di altri segmenti alimentari.

Va detto che tutti i percorsi acquisitivi hanno un forte impatto organizzativo; ma noi abbiamo fatto una scelta “federativa”: non abbiamo mai “colonizzato” le controllate. Il management “locale” resta». Sempre secondo Vacchi «nessuna operazione di acquisizione è andata storta. In alcuni casi, tuttavia, si sono verificati ritardi nell’integrazione».

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