giovedì 11 Aprile 2024
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Riccardo Illy: “Il 1° brevetto delle cialde di carta lo portò in Italia mio padre negli anni ’70 dagli Stati Uniti”

L'imprenditore: "Mio nonno fondò l'azienda. Era nato nel 1892 a Timisoara, in Ungheria, oggi Romania. Ma aveva ascendenze francesi. Nelle Ardenne c’è Illy, un paesino"

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Riccardo Illy ha avuto una vita interessante: a 18 anni si fece assumere come facchino da una cooperativa. A 19 se ne andò di casa, senza dire nulla ai suoi, per sposarsi in jeans e scarpe da tennis con Rossana Bettini, che dopo quasi mezzo secolo resta sua moglie. Da sindaco si sottrasse alla scorta che il prefetto di Trieste voleva imporgli e continuò a girare in moto, nonostante l’ordigno zeppo di chiodi esploso davanti alla sua casa: “Però circolavo armato”.

Nel 2016 lasciò illycaffè, che ora vede al comando il fratello Andrea, per dedicarsi al Polo del Gusto, la holding familiare dei prodotti di nicchia: Domori (cioccolato), Dammann Frères (tè), Pintaudi (biscotti), Achillea (succhi e confetture bio), Agrimontana (frutta conservata). La mattina appena sveglio beve un tè invece del caffè. Leggiamo di seguito la prima parte dell’intervista di Stefano Lorenzetto per Il Corriere della Sera.

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L’intervista ad Adrea Illy

L’uomo è ciò che mangia.

“Sì, aveva ragione Ludwig Feuerbach. Un’industria universale. L’uomo mangia da sempre e continuerà a farlo”.

Si vocifera che lei consumi gli yogurt scaduti.

“Sono ancora vivo”.

Ha la tendenza a svicolare.

“Non sono un anarchico. È che da ragazzo mal sopportavo gli eccessi di disciplina”.

Esemplifichi.

“In casa si parlava italiano e tedesco. Per farmi imparare il francese, a 16 anni mio padre Ernesto m’incentivò a tradurre in italiano L’agressivité détournée di Henri Laborit”.

L’autore dell’”Elogio della fuga”, guarda caso.

“Ci ricavai i soldi per passare dalla Vespa 50 al Ktm 125”.

È sfuggente ma rigoroso.

“Merito di mia madre Anna, convertitasi al valdismo: reputava il cattolicesimo poco rigido. Mi fece battezzare in chiesa solo per non arrecare un dispiacere al nonno Francesco, fervente cattolico, che stava morendo di tumore”.

Questo che cosa comportò?

“I valdesi non hanno la confessione. Quindi è meglio non peccare”.

Il nonno fondò la Illycaffè.

“Giusto 90 anni fa. Era nato nel 1892 a Timisoara, in Ungheria, oggi Romania. Ma aveva ascendenze francesi. Nelle Ardenne c’è Illy, un paesino”.

La concorrenza di Nespresso si fa sentire?

“Beh, non c’è confronto fra Nestlè, che nel 2022 ha fatturato 94,6 miliardi di euro, e noi, arrivati a 500 milioni e rotti. Però il primo brevetto delle cialde di carta lo portò in Italia mio padre negli anni Settanta dagli Usa. Lo ebbe da Cyrus Melikian, un armeno”.

Perché scese in politica?

“Me lo chiesero cittadini, amici, industriali, scienziati. Arrivarono a me per disperazione, dopo che Giacomo Borruso, rettore dell’università, aveva rifiutato la candidatura a sindaco di Trieste”.

Per leggere l’intervista completa basta cliccare qui. 

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