giovedì 11 Aprile 2024
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Forum dell’industria del beverage in Italia: “Il mercato del fuori casa vale 70 miliardi”

Secondo l'analisi Bain&Company il mercato nazionale è in continua trasformazione "che sta diventando sempre più bipolare e va verso una nicchia di esercizi di alto profilo e di lusso, da una parte, e una grande massa di punti vendita a forte convenienza dall'altra"

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VILLA ERBA DI CERNOBBIO (Como) – Si conclude l’appuntamento annuale che mette a confronto l’Industria di marca e la Distribuzione horeca. A Villa Erba di Cernobbio (Como) è in corso il secondo Forum dell’industria del beverage e dei consumi fuori casa, organizzato da Edizioni Specializzate in collaborazione con Bain & Company e Progettica. Un appuntamento che ha riunito i primi 30 marchi leader ed i 400 migliori distributori.

I risultati dello studio focalizzato sul mercato fuori casa

Sono stati diffusi i risultati di uno studio realizzato da Bail&Company. Secondo questa indagine i consumi degli italiani hanno segnato una lieve crescita nel 2010 (+0,2%, con previsioni di un +0,5% nel 2011 e di un +0,9% nel 2012), non altrettanto si può dire per i consumi di alimentari e bevande, calati nel periodo gennaio-settembre del 0,7% in ambito domestico e del 0,3% fuori casa.

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E, secondo il direttore di Bain & Company, Marco Costaguta – e per i prossimi 4-5 anni non ci si potrà aspettare una ripresa. Nonostante la crisi il mercato dei consumi di alimenti e bevande fuori casa rimane rilevante e vale circa 70 miliardi di euro.

Significa che ogni giorno gli italiani spendono 200 mila euro con 20 milioni di acquisti in circa 240 mila esercizi, cui si aggiungono 2,3 milioni di distributori automatici e 9,2 punti di ristorazione collettiva. Secondo l’analisi Bain&Company il mercato nazionale è in continua trasformazione “che sta diventando sempre più bipolare e va verso una nicchia di esercizi di alto profilo e di lusso, da una parte, e una grande massa di punti vendita a forte convenienza dall’altra”.

Seconda tendenza è quella della contaminazione, con punti vendita che mescolano diversi formati (librerie-panetterie-bar, sale concerti-ristorante, etc.) a caccia del consumatore del futuro. Esperimenti, afferma Costaguta, “che tuttavia hanno difficoltà a diventare reti diffuse” e che non sempre riescono a incontrare il favore della clientela, come dimostrano i dati “impressionanti” sul turn-over. “Ogni anno – conclude Costaguta – sono circa 20 mila gli esercizi che aprono ma altrettanti quelli che chiudono”.

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