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Iginio Massari, intervistato da Stefania Virone Vittor, non si limita più a parlare di pasticceria: oggi riflette con preoccupazione sull’avanzata dell’Intelligenza Artificiale, una tecnologia che riconosce come innovativa ma potenzialmente destabilizzante.
Nei suoi racconti e nei suoi scritti emerge il timore che l’automatizzazione spinta possa ripetere gli errori della storia, togliendo all’uomo la responsabilità del pensare e del fare. La parabola dell’Impero Romano, che cita spesso come avvertimento, diventa così metafora del rischio moderno. Leggiamo in seguito alcune parti dell’intervista pubblicata su La Cucina Italiana.
Iginio Massari: «Se l’IA non viene controllata, non perderemo un impero, ma il mondo intero»
BRESCIA – Alla prima domanda, Massari mi ferma e racconta l’evoluzione radicale del mestiere di pasticciere. «Sessant’anni fa bastava un pezzo di pane e, quando non c’era il burro, lo strutto con un po’ di zucchero era già un ottimo dolce», ricorda. Poi aggiunge: «Oggi la pasticceria è conoscenza, è scienza, è leggerezza, volume ed eleganza».
È proprio sull’idea di eleganza che si sofferma: «La bellezza è un elemento chiave, poiché del bello l’uomo non è mai sazio». La pasticceria, continua, è un linguaggio ricco di simbologia, un tempo usata per consacrare pasti sacri e profani, anche se negli ultimi vent’anni molta di questa simbologia si è persa.
E ammonisce: «Se non ricordiamo il nostro passato, non vediamo dove siamo arrivati nel presente e probabilmente non sapremo mai come andremo a finire nel futuro».
L’ombra dell’intelligenza artificiale: una minaccia per l’umanità?
Massari non è un pessimista, ma ciò che accade nel mondo lo preoccupa, soprattutto da padre e nonno. Anche se non ha più l’età del boomer, comprende benissimo il valore della tecnologia e il suo ruolo nel progresso. In pasticceria, infatti, è sempre stato all’avanguardia per strumenti e macchinari.
Eppure, l’avanzata dell’intelligenza artificiale lo inquieta: «Mi lascia molti dubbi perché l’uomo fa sempre gli stessi errori». E richiama un paragone storico con l’Impero Romano: «La comodità di non fare, di non pensare e di avere tutto pronto portò alla sconfitta», ricorda. Poi avverte: «Se l’IA non viene controllata, non perderemo un impero, ma il mondo intero».
Non è un timore senza fondamento: «L’intelligenza artificiale ogni sei mesi raddoppia il suo potere e si stima che nel 2050 possa arrivare a 12.000 come punteggio di intelligenza totale… probabilmente saremo schiavi della stessa intelligenza».
Il futuro del gusto: robot, laboratori e artigiani ribelli
Nel racconto Il labirinto delle verità, Massari immagina un futuro gelido, popolato da «chef-robot che creano piatti calibrati al milligrammo», «robot agricoli» e «l’omologazione del gusto». Ma in questo scenario spuntano anche «artigiani ribelli» che vivono il pane come simbolo di resistenza.
La speranza non manca e passa proprio attraverso il cibo. E il Maestro, pragmatico, aggiunge una riflessione che può spiazzare: «La nostra Terra non potrà sfamarci per sempre, e quella è la soluzione per il futuro – già oggi il burro, come la carne, vengono creati in laboratorio». E rilancia: nel giro di trent’anni, anche la frutta potrebbe essere interamente prodotta in laboratorio. Scommettiamo?
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