lunedì 25 Marzo 2024
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Guido Bernardinelli: “Accademia, un luogo speciale per poter raccontare la nostra ossessione per l’espresso”

Il ceo La Marzocco: "Un luogo dove si impara. Dove si celebra il matrimonio tra la bevanda e la macchina del caffè espresso, sull'altare che è il bancone bar e il barista è il sacerdote: da questa unione nasce l'espresso che viene messo nella tazzina che va poi al consumatore. Questo è il racconto di questo incontro, qui a Fiesole. "

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FIESOLE (Firenze) – L’Accademia del caffè espresso si è rivelata in tutti i suoi contenuti, che sono tanti, finalemente in una giornata inaugurale ufficiale post emergenza Covid. A presentare questo enorme progetto, che è costato energie, investimenti e una visione di sistema, l’amministratore delegato de La Marzocco Guido Bernardinelli. Insieme ai sindaci di Fiesole, Anna Ravoni, Scarperia – San Piero (sede della fabbrica de La Marzocco), Federico Ignesti.

Guido Bernardinelli prende la parola

“Portiamo in giro il verbo dell’Italia nel mondo, perché l’espresso è quanto di più made in Italy che si possa immaginare. L’Italia pur non essendo coltivatore di caffè per geografia e per ragioni storiche, principalmente legate alle emigrazioni italiane, lo è diventato in qualità di torrefattore e trasformatore della materia prima.

Ci sono tante leggende rispetto alla ragione per cui l’espresso sia nato e si sia sviluppato in Italia. Quella che mi piace di più è il fatto che l’Italia nel dopoguerra era povera, non riusciva a importare caffè di qualità, e quindi è nata l’arte della trasformazione.

La Germania poteva acquistare caffè migliore e faceva il filtro. Noi avevamo bisogno di trasformare le ricette italiane in qualcosa di più elaborato.

Con l’avvento di tempi di benessere superiore, la ricetta è rimasta, ma la qualità degli ingredienti si è innalzata e ci siamo ritrovati l’espresso esportato nel mondo. Il nostro prodotto ha iniziato a farsi conoscere all’estero attraverso bar e ristoranti.

In questo contesto si inserisce l’industria delle macchine del caffè, prettamente italiana. L’espresso viene sempre prodotto da una macchina professionale per l’espresso: nel 70% dei casi, se si entra nel mondo in un bar, la macchina sarà italiana.

Tutto questo ha sostenuto un’industria diventata italiana, pur non avendo l’origine nel territorio della materia prima. Il caffè viene spedito ed esportato dai produttori e poi trasformato lontano dalla piantagione e poi magari rispedito indietro nello stesso paese d’origine.

Piero Bambi
Piero Bambi è stato anche il presidente onorario de La Marzocco e figlio del co-fondatore

Abbiamo cercato di costruire le migliori macchine di caffè espresso, ereditando una storia dalla famiglia Bambi e dai successori come Kent Bakke, riferimento americano iper appassionato dell’Italia e dell’espresso, tentando di realizzare prodotti che facesse più memorabile del caffè.

kent bakke
Kent Bakke vicino a una Marzocco è consigliere d’amministrazione de La Marzocco International dopo esserne stato amministratore fino al 2018.

Qualcosa che fosse bello, disegnato a Firenze, influenzati dal Rinascimento, appassionati per l’arte e della bella meccanica: qui è nata questa aziendina, che non si sarebbe mai sognata di vendere una macchina del caffè fuori provincia di Firenze. Ricordo che, addirittura fino agli anni 90, La Marzocco indicava il numero di telefono senza il prefisso.

Tant’è che le macchine non erano prodotte con una linea automatizzata, ma soltanto su richiesta del cliente: doveva star bene quindi con il resto dell’arredamento, l’aspetto estetico era fondamentale e noi abbiamo mantenuto questo aspetto.

Così come abbiamo riprodotto la stessa officina nello stesso luogo di allora, con alcuni degli operai che c’erano allora, che sono tornati dalla fabbrica di Scarperia per lavorare qui dove customizziamo modelli per i clienti.

Nel tempo abbiamo mantenuto le cose analogiche ben fatte, sempre al servizio della macchina del caffè, in un rapporto umano tra uomo-macchina, un dialogo uomo consumatore unico nel suo genere: se ci pensiamo al ristorante e al bar è il solo posto dove spegniamo il telefonino.

Questa idea di esser corali, in un mondo di ciechi quello che ha un occhio sole è il re, ha portato La Marzocco nel mondo, e ci siamo molto inorgogliti.

E’ nata in noi un’ossessione: come facciamo a raccontare tutto questo valore per esempio in una fiera? Lì possiamo al limite parlare delle performance e caratteristiche tecniche della macchina, quando invece dietro c’è la cultura, il territorio che amiamo profondamente, la meccanica, i materiali, il caffè che viene spedito, in un mondo davvero esteso ancorché espresso in una piccola cellula di un grande mostro, così come mi viene in mente per la Marzocco rispetto al mercato.

In un’azienda che fa tubazioni per il gas, per esempio, ci sono molto più denaro più valore e interessi economici, ma non c’è passione, non si vede la filiera. Questo succede con il caffè.

Abbiamo iniziato a lavorare sui social media, abbiamo migliorato la comunicazione e l’espressione della nostra passione e non ci bastava mai. Questo dell’Accademia è l’ennesimo tentativo di far infatuare i clienti, gli appassionati, il territorio, utilizzando i dipendenti come primi ambasciatori del progetto sul caffè espresso, sull’Italia che va nel mondo con un prodotto che alla fine viene molto banalizzato.

Nel progredire, ispirare, altri clienti a lavorare con noi.

Concludo nel dire che per noi l’Accademia è stato un investimento significativo di 6 milioni di euro

E’ un impegno che abbiamo portato avanti nei confronti innanzitutto dei dipendenti, che sono i primi fruitori di questo luogo, che lavorano in un ambiente fantastico e che possono coinvolgere altri a far parte della nostra famiglia.

Questo luogo poi è dedicato per i rivenditori e torrefattori di tutto il mondo, con alle loro dipendenze baristi, tecnici, riparatori di macchine, utilizzatori finali, catene di hotel, ristoranti, coffee shop.

Infine è un posto pensato per i turisti. Oggi il turismo aziendale è diventato di gran moda. Inoltre volevamo far parte del concetto di sistema Firenze, che si racconta al di là dei propri monumenti e storia.

Siamo nel Paese dell’espresso e noi qua raccontiamo solo l’espresso italiano e in maniera perpetua, anche la storia dell’immigrazione italiana legata alla materia prima. L’ultima iniziativa è stata la settimana scorsa, insieme all’ambasciata brasiliana.

Lo definisco un centro culturale per la divulgazione del caffè espresso. Un luogo dove si impara. Dove si celebra il matrimonio tra la bevanda e la macchina del caffè espresso, sull’altare che è il bancone bar e il barista è il sacerdote: da questa unione nasce l’espresso che viene messo nella tazzina che va poi al consumatore. Questo è il racconto di questo incontro, qui a Fiesole. ”

Prima di Guido Bernardinelli era intervenuta Anna Ravoni, sindaco di Fiesole, che ha ben introdotto in questo luogo di cultura e produzione: “Così come degustiamo il vino e l’olio, credo che sia importante arrivare allo stesso punto col caffè.

Accademia la Marzocco
L’intervento di Anna Ravoni sindaco di Fiersole (Firenze (foto Accademia)

Un prodotto che usiamo tantissimo, dalla mattina in cui la prima cosa che facciamo è berne una tazzina. Ma non conosciamo niente del suo mondo. In questo periodo, sono diventata di casa in Accademia, ho cominciato a conoscere meglio il caffè e devo dire che è stata un’esperienza molto bella, che spero che tutti voi vogliate vivere.

Mi auguro che l’Accademia prenda campo sul territorio. Purtroppo l’inaugurazione era già prevista per febbraio 2020, ma il Covid ci ha bloccato e poi ci ha lasciato dopo poco Piero Bambi, che è stato il costruttore di questo posto, al quale tutta Fiesole era molto legata così come anche La Marzocco.

Siamo qui, dopo due anni e speriamo che si possa ripartire. Si sono già svolti due eventi al suo interno: la presentazione del caffè indonesiano e qualche giorno fa del caffè brasiliano. spero che il mondo della comunicazione aiuti a promuovere l’attività dell’Accademia e la conoscenza della bevanda.

Qua possiamo osservare alcune piante del caffè insieme ai banani e ad altri frutti tropicali, che ci aiutano a comprendere quanto questi sono importanti. Spero di continuare l’esperienza qui, coinvolgendo sempre più gente e anche con le scuole. Anticipo la partecipazione dell’Accademia anche a ciò che stiamo costruendo a Firenze nel mercato della terra con Slow Food. Noi siamo il primo distretto biologico riconosciuto nella Toscana e credo che l’Accademia del caffè rientri bene nel nostro progetto.”

Poi è intervenuto il sindaco di Scarperia-San Piero, Federico Ignesti: “Mi fa piacere essere qui oggi. È bene trovarci qui stamani e mantenere gli impegni. È la prima volta che vengo in Accademia e questo è un momento culturale di conoscenza, e non solo: c’è anche un aspetto sociale, di ricerca, piuttosto importante per raccontare il lavoro svolto.

La Marzocco accademia
L’intervento del sindaco di Scarperia e San Piero dove sorge la fabbrica de La Marzocco

Sono il sindaco dalla parte della produzione, lo dico anche un po’ con soddisfazione, perché sono diventato sindaco di Scarperia nel 2010 e da quando è arrivata La Marzocco nel mio territorio comunale, sono sempre stato io in carica, quindi se ci sono colpe o meriti, sono miei.

E’ fondamentale sottolineare lo sviluppo che c’è stato, la volontà di investire: ci siamo impegnati affinché la produzione rimanesse nella provincia di Firenze, un aspetto da non sottovalutare.

Dal primo insediamento rispetto a quello che è ora e che diventerà nei prossimi mesi, lo stabilimento è molto cambiato: all’interno è diventato anche molto attrattivo, è stato creato un ambiente confortevole dove si produce.

E anche a livello di occupazione si è fatto tanto: qualche centinaio di dipendenti lavora in azienda, con collegamenti all’estero. C’è da insistere proprio, dal punto di vista del racconto, sull’aspetto lavorativo: bisogna migliorare, per raccogliere anche sul nostro territorio delle figure che ora sono carenti per lo sviluppo dell’azienda.

Si parla di ingegneri, di operai specializzati, informatici: in un mondo globalizzato, con un’impresa che richiede queste professioni, si discute di costruire anche in casa, localmente quindi, opportunità lavorative, di remunerazione, su un territorio metalmeccanico, di manifattura (il 50% degli addetti sono occupati in questo settore). La Marzocco ha dato il suo contributo.

Infine si è sviluppato anche la conoscenza della bevanda: dall’aspetto culturale del caffè, alla differenziazione dell’azienda, per conoscere da dove viene questo prodotto.

Fa piacere che oggi ci sia questo legame. Siamo tutti nella realtà metropolitana. Si riparte da dove ci eravamo un po’ fermati.”

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