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giovedì 05 Dicembre 2024
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Gay-Odin, cioccolato di Napoli che dal 1894 “Resta fondato sull’abilità dei suoi artigiani”

Massimo Schisa: "Quando Isidoro Odin ha fondato l'azienda nel 1894, Gay-Odin era una piccola bottega con pochi dipendenti. Oggi siamo cresciuti considerevolmente: contiamo circa 50 dipendenti e il nostro fatturato è aumentato di anno in anno, specialmente grazie all'espansione dei nostri punti vendita e all'e-commerce"

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MILANO – A Napoli non solo la tazzulella, ma anche il cioccolato ha una forte tradizione alle spalle, espressa da marchi storici com’è il caso di Gay-Odin: oggi arrivato a 9 store, con due punti dislocati a Milano (Via San Giovanni sul Muro 19) e Roma (in Via Stoppani 9), dal 1894 nasce il brand che ha conquistato i cuori e i palati partenopei con prodotti iconici come il tronchetto di cioccolato.

Abbiamo parlato di questa realtà e di come si pone sul mercato da così tanto tempo, con Massimo Schisa, membro del CdA Gay-Odin.

Da Nord a Sud, nel 1888, sembra una migrazione un po’ controcorrente rispetto a quella a cui si è abituati: cosa ha portato Isidoro Odin della tradizione piemontese e cosa invece è legato alla cioccolateria napoletana nel marchio Gay-Odin?

“La migrazione di Isidoro Odin da Torino a Napoli potrebbe sembrare atipica per l’epoca, ma
in realtà si rivelò una scelta lungimirante. La città Partenopea in quei tempi era considerata
una vera e propria capitale culturale ed imprenditoriale, sicuramente una città in cui recarsi per provare ad affermare le proprie capacità.

Dalla tradizione piemontese, Isidoro ha portato con sé l’arte cioccolatiera, già fortemente radicata nel Nord Italia, insieme all’attenzione per la qualità delle materie prime e alla cura nei dettagli di produzione. Tuttavia, l’incontro con la cultura napoletana ha fatto nascere qualcosa di unico: Napoli è una città dalla forte tradizione gastronomica e dal grande amore per i sapori intensi.

Così, la fusione tra la precisione piemontese e la passionalità napoletana ha dato vita a un marchio che unisce rigore e creatività. Il prodotto simbolo di questo incontro è il nostro cioccolato Foresta, che riflette sia la tecnica che la capacità di stupire con forme e sapori originali.”

Foresta (foto concessa)

Dalla fondazione nel 1894 al 2024, quali sono stati i più grandi cambiamenti nei consumi, nel mercato del cacao, nelle tecnologie a disposizione dei trasformatori?

“I cambiamenti sono stati immensi, sia nei consumi che nelle tecniche. A fine Ottocento, il
cioccolato era un lusso per pochi, mentre oggi è diventato un piacere accessibile a tutti. I
gusti dei consumatori si sono evoluti, con un’attenzione sempre maggiore alla qualità, alla
sostenibilità e alla provenienza del cacao. Anche il mercato del cacao ha subito mutazioni, con periodi di crisi e di sviluppo, ma sempre con una crescente attenzione per la filiera etica e sostenibile.

Dal punto di vista tecnologico, i processi di lavorazione sono stati notevolmente migliorati, permettendo una maggiore precisione nella produzione e una più ampia possibilità di innovare, ma nel nostro caso, sempre con una attenzione ad un approccio prettamente artigianale.

L’appellativo ‘Fabbrica di Cioccolato‘ non deve indurre in errore: Gay-Odin resta un’azienda fondata sull’abilità dei propri artigiani, supportata da tecnologie evolute ma basate su processi classici e maestria manuale.”

Da chi si rifornisce Gay-Odin?

“Gay-Odin si rifornisce da fornitori attentamente selezionati, soprattutto nel Sud America e in Africa, dove il cacao di qualità superiore viene coltivato secondo pratiche sostenibili. La
scelta dei fornitori avviene con grande cura. È un mercato complesso, dominato da colossi
multinazionali, e noi, nel nostro piccolo, cerchiamo il più possibile di privilegiare cooperative locali che garantiscono condizioni di lavoro dignitose e rispetto per l’ambiente.

La tracciabilità e la sostenibilità sono priorità per noi, e collaboriamo con realtà che condividono i nostri valori.”

Da una realtà artigianale a una più industriale, con l’apertura di diversi punti vendita: come si fa a trovare l’equilibrio tra volumi e qualità?

“È una sfida continua mantenere l’equilibrio tra volumi di produzione crescenti e la qualità che ci ha sempre caratterizzati. Il segreto sta nel non perdere di vista l’essenza artigianale del nostro lavoro: ogni cioccolatino, anche se prodotto in maggiori quantità, segue processi rigorosi e viene controllato attentamente.

Inoltre, abbiamo investito in tecnologie che ci permettono di automatizzare le fasi meno critiche, mantenendo però quelle chiave artigianale saldamente nelle mani dei nostri maestri cioccolatieri. Un punto essenziale è che gestiamo direttamente tutti i nostri punti vendita, evitando franchising e concessioni del marchio.

Questo ci aiuta a monitorare attentamente la domanda, ottimizzando le risorse e i processi produttivi, riducendo così inutili dispersioni di lavoro e materie prime.”

Come state affrontando questo periodo di prezzi record della materia prima senza perdere voi o senza pesare troppo sul consumatore finale?

“Il rincaro delle materie prime è un fenomeno senza precedenti; in tanti anni non abbiamo
mai vissuto una situazione simile, soprattutto per quanto riguarda il cacao dove viviamo un
incremento dei prezzi ed una scarsità mai vissuta in precedenza. Un arrotondamento dei prezzi finali è stato purtroppo necessario, ma abbiamo cercato di assorbire parte dei costi per evitare di trasferirli completamente sui consumatori. Allo stesso tempo, ci adoperiamo a mantenere costanti gli alti gli standard qualitativi.

Il wafer Gay-Odin (foto concessa)

E’ fondamentale mantenere un rapporto di fiducia con i nostri clienti, offrendo prodotti di altissimo livello senza far gravare totalmente su di loro questo eccezionale aumento dei costi. Purtroppo, spesso il consumatore finale percepisce che sia il produttore il responsabile dell’aumento dei prezzi, non avendo chiara la complessità della filiera e le dinamiche di mercato che incidono sui costi.

Uscire dai confini napoletani, arrivando a Roma e poi a Milano: come ci siete riusciti, avete cambiato qualcosa per adeguarvi a un diverso territorio e clientela?

“Espanderci oltre Napoli è stata una sfida che abbiamo affrontato con molta cura. Ogni città ha la sua identità e il suo approccio al cioccolato, ma abbiamo deciso di mantenere intatta l’essenza del nostro marchio, senza snaturarlo. Tuttavia, abbiamo adattato la comunicazione e l’esperienza nei punti vendita per rispettare le diverse sensibilità locali. A Roma e Milano, il pubblico ha risposto molto bene alla nostra tradizione, apprezzando la qualità artigianale che ci contraddistingue.

Per il nostro store di via San Giovanni sul Muro a Milano, abbiamo adottato un format simile a quello di CioccolatoForesta di Napoli, includendo sedute e un angolo che amiamo definire ‘Caffettuoseria’, dove l’espresso napoletano è reinterpretato con caffè speciali arricchiti con creme, cioccolatini o mousse di cioccolato.”

Parliamo dell’azienda Gay Odin: da che numeri siete partiti e a quali siete arrivati oggi, tra dipendenti e fatturato?

Quando Isidoro Odin ha fondato l’azienda nel 1894, Gay-Odin era una piccola bottega con pochi dipendenti. Oggi siamo cresciuti considerevolmente: contiamo circa 50 dipendenti e il nostro fatturato è aumentato di anno in anno, specialmente grazie all’espansione dei nostri punti vendita e all’e-commerce. La nostra crescita, però, è sempre stata accompagnata dalla volontà di mantenere la qualità artigianale che ci ha reso celebri.”

Sul piano della sostenibilità, soprattutto a fronte dell’imminente EUDR, Gay-Odin come ha intenzione di agire?

“La sostenibilità è al centro delle nostre scelte aziendali. Con l’arrivo del Regolamento
Europeo sulla Deforestazione (EUDR), stiamo già implementando pratiche che ci
permettano di essere conformi alle nuove normative. Collaboriamo con fornitori che
rispettano rigorosamente le pratiche di deforestazione zero, e ci impegniamo a rendere
ancora più trasparente la nostra filiera.

Stiamo anche lavorando per ridurre l’impatto ambientale nei nostri processi produttivi, investendo in energia rinnovabile e riducendo gli imballaggi. Negli ultimi anni abbiamo installato un impianto fotovoltaico sul nostro opificio e adottato un circuito chiuso di raffreddamento ad acqua per evitare sprechi.”

Quali sono i prossimi passi di Gay Odin? Verso quali mercati vorreste puntare e rafforzarvi?

“Già da qualche anno siamo attivi con il nostro e-shop, che ci permette di monitorare e
soddisfare direttamente la domanda proveniente da tutte le nazioni all’interno dell’UE. Al di
fuori dell’UE, non spediamo a causa di lungaggini burocratiche e degli alti costi doganali, che non sono compatibili con i processi automatizzati di una piattaforma e-commerce.

Storicamente, la nostra vendita prevede il confezionamento al momento nei punti vendita.
Attualmente, stiamo sviluppando una gamma di prodotti ‘pronto scaffale’, pensata per il consumo d’impulso, che possa semplificare l’esperienza nei negozi e, al contempo, aprire
nuove opportunità di distribuzione in canali innovativi. Parallelamente, continueremo a
innovare introducendo nuove linee di prodotto che riflettano la nostra tradizione e
l’evoluzione dei gusti dei consumatori.”

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