Scienziati americani e francesi hanno identificato la sequenza del Dna (FOTO) dei chicchi di caffè, una scoperta che secondo il Financial Times permetterà di creare una migliore miscela tra i tipi di caffè usati per fare caffè e cappuccino e rappresenta un passo avanti nella “caccia al cappuccino perfetto” (così la definizione il quotidiano della City, riportando oggi la notizia in prima pagina). Uno degli studiosi, un biologo molecolare che lavora per la Nestlè, nega che, giocando con il Dna, la sua azienda pensi prima o poi a produrre un caffè “geneticamente modificato”. Bè, tiriamo un sospiro di sollievo, allora. Il punto, visto da Londra, è un altro: il cappuccino è diventato una bevanda globale, sotto il Big Ben te lo servono a ogni angolo, in caffè italiani e caffetterie all’italiana e bar che di italiano non hanno nulla, lo trovi perfino (ghiacciato) al supermarket. Ma quando prendo il cappuccino in Italia mi sembra sempre più buono (oltre che della dimensione giusta – a Londra spesso te lo servono in tazze che andrebbero bene per una zuppa). Il cappuccino perfetto, per me, è quello che si beve a casa nostra.
