giovedì 18 Settembre 2025

Federico Grom, fondatore del marchio dei gelati: “Il 2015 è stato un anno perfetto per la vendita”

Federico Grom sul Corriere della Sera: "Sono stato almeno 50 volte a New York e Tokyo, ho preso anche 100 voli internazionali all’anno. Ma sceglierei sempre Torino per vivere. Qui c’è un’alta qualità della vita, a prezzi giusti, e siamo circondati da una bellezza architettonica invidiabile"

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Federico Grom, fondatore del marchio di gelati Grom insieme a Guido Martinetti, rivela alcuni aspetti della vita privata e le innumerevoli passioni che si spingono oltre il cono. Leggiamo di seguito un estratto dell’intervista di Nicolò Fagone La Zita per Il Corriere della Sera.

In questa sfilza di esperienze positive, non ha un rimpianto?

“Nessuno. Sono stato così fortunato che ripeterei anche gli errori. Mi hanno condotto dove sono. Quando hai un’azienda l’aspetto più importante è scegliere le persone. E in questo caso ho fatto degli errori clamorosi, pagati a caro prezzo. Mi sono fidato e mi hanno tradito. L’esperienza ci forma. Meglio un errore ben fatto che un successo mediocre. Quando ero alla guida di Grom, alla festa di fine anno regalavamo un weekend all’estero al dipendente che aveva fatto l’errore più grossolano. Un modo per crescere e aumentare lo spirito di squadra, con ironia”.



Come valuta l’evoluzione di Torino negli ultimi anni?

“Sono stato almeno 50 volte a New York e Tokyo, ho preso anche 100 voli internazionali all’anno. Ma sceglierei sempre Torino per vivere. Qui c’è un’alta qualità della vita, a prezzi giusti, e siamo circondati da una bellezza architettonica invidiabile.

Ho visto la città crescere in modo esponenziale. Trent’anni fa eravamo più indietro: oggi abbiamo tantissimi eventi e ristoranti. La Torino industriale si deve un po’ trasformare, ma abbiamo le potenzialità. Nel turismo siamo un po’ pigri. Se la Reggia di Venaria fosse negli States quintuplicherebbe i suoi visitatori”.

A distanza di tempo, non le dispiace un po’ di aver venduto Grom?

“No, sono razionale e poco emotivo. Non vivo momenti di grande felicità o tristezza e non agisco d’impulso. Il 2015 è stato un anno perfetto, va bene così. Un mese dopo la cessione mi sono sposato e trenta giorni più tardi è nato mio figlio”.

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