venerdì 12 Aprile 2024
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Barista speciale a Milano: ha 3 lauree, è giornalista e scrive libri con il telefono

La storia di una ragazza che, da un paese in guerra, ha viaggiato per il mondo alla ricerca della sua dimensione per esprimersi liberamente. Un luogo che ha trovato in Milano, dove, parallelamente alla sue tante attività culturali, prepara ottimi caffè

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MILANO – Il caffè è ancora una volta occasione di relazione: un ponte tra diverse culture, un legame tra diversi paesi. Vogliamo raccontare la storia di Fayza Ismaeil. Un esempio importante per vari motivi. Infatti, la protagonista è giovane, è una migrante ed è donna. Tutti elementi che spesso sono un ostacolo ad una carriera di successo. Lo leggiamo in un articolo tratto da informazione senza filtro.

Fayza Ismaeil, invece, il successo se l’è conquistato

Dalla Siria ha girato il mondo e ora gestisce una caffetteria-pasticceria a Milano. Che si è dimostrato essere un luogo aperto al dialogo e all’integrazione.

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Fayza Ismaeil ha 30 anni. Si muove bene fra dolci tipici siriani, torte e caffè. Non ha abbandonato però l’istruzione per il lavoro: ha infatti ben tre lauree. E non solo. E’ anche giornalista e scrittrice.

La sua avventura

“Ho lavorato tutta la vita come giornalista”, racconta Fayza. “Dopo che è iniziata la guerra siriana, da giornalista vera e che racconta la verità, ho scritto un articolo contro il governo e sono dovuta scappare”.

Fayza inizia a girare per il mondo, cercando di avere visti per l’Europa. Ogni volta è un nuovo inizio. Si sposta in Libano, Turchia, Malesia, persino in Cina.

Qui, finalmente, la giovane scrittrice si ricongiunge con alcuni parenti. “In Cina l’accesso a Internet è chiuso, ma il mio lavoro era in rete.

Faticavo a comunicare, era come se fossi da sola in mezzo a miliardi di persone. Dopo mesi ho iniziato a parlare cinese. Ho dovuto”.

La svolta milanese

Fayza Ismaeil è anche autrice di poesie, e proprio sui social conosce poi Medhat Moussa. Una persona che per lei sarà fondamentale al suo arrivo in Italia, nel 2014.

“Moussa per me è come un padre – racconta Fayza – quando sono riuscita ad arrivare in Italia gli ho fatto una sorpresa”.

Arrivata a Milano, Fayza all’inizio non ha vita facile

Infatti, perde il passaporto, si ritrova senza documenti e senza conoscere l’italiano. Per fortuna riesce a farsi rifare i documenti e a ottenere l’asilo politico.

“Per molto tempo non ho voluto uscire. Il mio computer l’avevo lasciato in Cina e quindi, utilizzando il telefono, ho scritto due libri. (Farah, femminilità di carta e Mille messaggi d’amore per una stupida donna, N.d.R.). Poi ho iniziato a lavorare nel locale di Moussa”.

Il mondo del bar

Qui Fayza lavora in laboratorio e poi fra i clienti. Per lei è la svolta: impara bene l’italiano, impara a fare dolci e a fare bene il caffè. Al punto da crearne diversi personalizzati.

Nel frattempo, scrive anche il suo primo libro in inglese, già pubblicato da una casa editrice di Londra.

Il messaggio: “La Terra è di tutte le nazionalità”

Con Moussa crea l’associazione Sawa Onlus, di cui è la vicedirettrice. Anche lei – come tanti – ha dovuto affrontare i pregiudizi delle persone.

“Negli ultimi anni in Italia l’idea di migrante è diventata troppo brutta e negativa. Molti li associano a chi non ha niente da fare.

Io stessa mi sono sentita dire di tornare al mio Paese. Ma quale Paese? Che cosa vuol dire straniero? Ci si sente anche dire che si hanno figli laureati senza lavoro mentre gli stranieri lavorano.

Io sono entrata da regolare, la mia strada l’ho trovata da sola. Qui all’inizio è stato difficile, non conoscevo nessuno. Ho tre lauree, sono giornalista e faccio la barista.

Di esempi positivi potrei portarne tantissimi”, continua Fayza mentre ci indica i clienti, italiani e stranieri, che lavorano o studiano. Che passano da lei per un caffè e una chiacchiera cortese.

Il caffè unisce le persone

“C’è chi insegna, chi suona, chi scrive, chi sta in piedi moltissime ore per avere uno stipendio. Perché nessuno racconta mai questi esempi positivi, che hanno contribuito a migliorare l’immagine di Milano?

Vogliamo sempre dare la colpa agli altri, ma non si può accusare persone che lavorano dalle 6 del mattino di aver ‘rubato’ il lavoro.

Io sono in disaccordo con l’arrivo di clandestini senza documenti e che poi finiscono per stare in strada a chiedere elemosina ma la responsabilità è di chi apre loro la porta.

Se non c’è la possibilità di accoglierli perché li si fa entrare? Ringrazio l’Italia come popolo, come terra bellissima; come comunità che mi ha fatto conoscere tutto il mondo ma non come sistema”.

La richiesta di Fayza è chiara

Raccontare anche l’altro volto degli stranieri in Italia, risorse e non pericoli. Il concetto è semplice quanto importante: “Siamo tutti stranieri su questa Terra: la Terra è di tutte le nazionalità”.

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