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La gelata sulle colture del Brasile avrà effetti durevoli sui mercati mondiali del caffè

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MILANO – La corsa al rialzo senza precedenti recenti dei prezzi dei caffè arabica, causata dalla gelata in Brasile, si è arrestata venerdì 23 luglio, ma non prima che venissero raggiunti nuovi massimi storici. Il contratto per scadenza settembre ha aperto direttamente in area 205 centesimi oltrepassando di slancio l’asticella dei 2 dollari per libbra. E volando sino a un picco intraday di 209,50 centesimi, massimo giornaliero dall’ottobre del 2014.

Poi, le prese di beneficio, indotte da previsioni meteo più ottimistiche per la settimana entrante, con uno scivolone di oltre 2.000 punti, sino al minimo giornaliero di 187,20. Chiusura a 189 centesimi: 465 punti sotto il massimo di giovedì.

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Durante la settimana, il benchmark si è rivalutato di 2.765 punti (+17,1%): un rialzo che, in altri tempi, avrebbe richiesto mesi, se non anni, per realizzarsi.

È un mercato “in panico”, come lo ha definito l’analista Marcelo Moreira, dove le notizie sempre più allarmanti che arrivano dalle aree di produzione del Brasile alimentano repentine fiammate dei prezzi. Ma dove c’è apprensione, al tempo stesso, anche per gli sviluppi di medio e lungo termine.

Significativi, anche se non altrettanto drammatici, anche i rialzi di Londra. L’Ice Robusta ha messo a segno venerdì la sua quarta chiusura consecutiva in territorio positivo.

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