Condividi con noi le tue storie legate al caffè scrivendo a direzione@comunicaffe.it.
MILANO – La notizia – rivelata in esclusiva da Sky News, un paio di settimane fa – è stata l’ennesimo colpo di scena di un mese di agosto particolarmente movimentato per i mercati del caffè: come già scritto da Comunicaffè, Coca-Cola starebbe infatti valutando la cessione di Costa Coffee, la catena britannica di caffetterie fondata dai fratelli italiani Sergio e Bruno Costa nel lontano 1971 e acquisita dal colosso di Atlanta nel 2018.
Se ne starebbe occupando Lazard e sarebbero già state avviate trattative preliminari con alcuni potenziali acquirenti.
L’acquisizione di Costa fu una delle prime grandi scommesse del ceo di Coca-Cola Company James Quincey e avvenne a un prezzo considerato oggettivamente alto anche all’epoca: 3,9 miliardi di sterline o 16,4x l’Ebitda di Costa.
L’operazione intervenne in un momento in cui erano in atto grandi manovre nel mondo del caffè
Nello stesso anno Nestlé e Starbucks avevano dato vita alla Global Coffee Alliance. E l’anno precedente, la stessa Nestlé aveva acquisito la californiana Blue Bottle entrando così, per la prima volta, nel segmento delle caffetterie premium.
L’idea di Quincey era quella di conquistare una posizione solida nel mercato globale del caffè (“le bevande calde sono uno dei pochi segmenti del beverage in cui Coca-Cola non dispone di un brand globale”, dichiarò Quincey all’epoca) attraverso un marchio forte, internazionalmente noto e con una qualificata presenza anche nel vending e nel rtd.
Settori – questi ultimi – chiaramente importanti per Coca-Cola, che opera già da molto tempo anche nel mercato del caffè in lattina, in particolare con il marchio Georgia, popolarissimo in Giappone e molto diffuso anche in altri paesi dell’estremo oriente.
Gli eventi degli anni successivi non hanno però aiutato: prima il Covid, poi il rinfocolarsi dell’inflazione e infine l’impennata dei costi del caffè verde hanno complicato le cose
I ricavi di Costa sono passati così da 1,3 miliardi di sterline, nel 2018, a 1,22 miliardi nel 2023 (ultimo anno per il quale sono disponibili dati separati di bilancio, ndr.), quando l’esercizio si è chiuso con una perdita operativa di 14 milioni, imputata ai maggiori costi per il personale, l’energia e le materie prime.
Contenuto riservato agli abbonati.
Gentile utente, il contenuto completo di questo articolo è riservato ai nostri abbonati.
Per le modalità di sottoscrizione e i vantaggi riservati agli abbonati consulta la pagina abbonamenti.