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È morto il fondatore di Billa, aveva 97 anni, 3 miliardi e 5 mogli

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Il nome di Karl Wlaschek (FOTO) non dice nulla a un italiano. Nel nostro paese è un illustre sconosciuto. Probabilmente, però, molti conoscono la catena di supermercati Billa che lo scorso 31 marzo ha chiuso tutti i supermercati o passato la mano. Karl Wlaschek, deceduto domenica scorsa a Graz all’età di 97 anni, ne era stato il fondatore. Aveva cominciato nel 1953 con una piccola profumeria, che poi era diventata una grande profumeria, poi un supermercato, poi una catena di supermercati e infine un vero e proprio impero della distribuzione, con 1.340 filiali in Austria e all’estero (quelle in Italia sono soltanto una minima parte) e 18.000 dipendenti.

Il nome Billa è una contrazione di “billiger Laden”, che significa “negozio economico”. Wlaschek poteva offrire la sua merce a prezzi più bassi della concorrenza, perché aveva introdotto nella distribuzione un nuovo sistema: il self-service.

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I prodotti non stavano più dietro il bancone del negozio, serviti da un commesso, ma su scaffali dove la clientela se li prendeva da sé, per poi pagarli alla cassa. Oggi è normale che sia così, ma allora era stata una rivoluzione.

I clienti avevano risparmiato e Wlaschek aveva fatto i soldi. Quando nel 1996, all’età di 79 anni, si era ritirato dal commercio, aveva ceduto il suo impero (che comprendeva ormai anche i marchi Merkur e Libro) al gruppo tedesco Rewe (comprese le filiali italiane) per l’equivalente di 1,1 miliardi di euro.

Ma il suo patrimonio personale era stimato già allora in 3,83 miliardi. La rivista americana “Forbes” lo aveva collocato al 393.mo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. In Austria era terzo, dopo Dietrich Mateschitz (Red Bull) e Johann Graf (Novomatic).

Ritirato dal commercio, ma non dagli affari. Chi è ricco non è mai convinto di esserlo abbastanza e vorrebbe diventarlo di più. Così il vecchio Karl, nella sua terza o quarta età, si è messo in affari nel settore immobiliare, diventando anche lì un gigante. Nell’arco di pochi anni, con oculati investimenti del suo patrimonio soprattutto in edifici di grande pregio architettonico e storico, ha guadagnato più di quanto aveva guadagnato vendendo profumi, detersivi e generi alimentari.

Ha lasciato in impero immobiliare che comprende 250 palazzi, alcuni dei quali fanno parte della storia dell’Austria. Basti citare a Vienna i nomi dei palazzi Kinsky, Esterházy, Harrach, Ferstel. Quest’ultimo risale agli anni del “Gründerzeit” ed è quindi più recente degli altri, ma forse più noto anche all’estero per il suo celebre “Café Central”, menzionato anche da Claudio Magris nel suo “Danubio”.

In quello storico caffè, luogo d’incontro di intellettuali, scrittori, artisti e politici (da Leone Trotzky a Josip Broz Tito) fino alla caduta dell’impero, Karl Wlaschek amava esibirsi di tanto in tanto al pianoforte, che era stata la sua passione giovanile, negli anni subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando con lo pseudonimo di Charly Walker aveva diretto una piccola band.

Una delle sue ultime esibizioni musicali l’aveva offerta però nello Schlosshotel di Velden, sul Wörthersee. Lo aveva acquistato nel 2011 da Hypo Bank per “soli” 50 milioni, bruciando sul tempo un altro potenziale acquirente italiano, Ugo Barchiesi, che ha tuttora aperto un contenzioso con la banca o con ciò che ne resta.

Due giorni fa il vecchio miliardario “se n’è andato in pace”, come ha comunicato all’agenzia di stampa Apa un portavoce della sua società immobiliare. Il suo immenso patrimonio passa in gran parte al figlio Karl Philipp, 40 anni, nato dal secondo matrimonio.

Altri beneficiari sono la figlia Maria Luise Bittner, nata dal primo matrimonio, e la figliastra Claudia Hönigsberger, la cui madre Karin era stata la quarta moglie, deceduta nel 2003. Dopo quel lutto “Charly” Karl Wlaschek aveva presto trovato conforto in Ricki Schenk, che nell’aprile 2012, a Velden, nello Schlosshotel appena comprato, era diventata la sua quinta e ultima moglie. Non c’è dubbio che anche a lei resterà qualcosa.

La data del funerale non è stata comunicata, ma si sa da tempo quale sarà il destino della salma: sarà deposta nel mausoleo di famiglia costruito nel cortile interno di palazzo Kinsky, nel cuore di Vienna, di fronte alla chiesa degli Scozzesi. I comuni mortali di solito trovano sepoltura in cimitero, ma per “Charly” verrà fatta un’eccezione. Era un mortale anche lui, ma non comune.

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