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MILANO – Si torna a parlare di trend e ricette con il Dirty Matcha Coffee, l’abbinamento che sta spopolando tra i consumatori questo 2025. Se prima si parlava del Dirty Coffee (e qui l’argomento approfondito) ora l’aggiunta è l’ingrediente che sta piacendo così tanto alle nuove generazioni da creare problemi di approvvigionamento: il Matcha.
Croce e delizia di molti coffee shop (Dritan Alsela ha preso una netta posizione a riguardo che sta dividendo la community di recente), rappresenta senza dubbio un prodotto che aiuta a fare cassa… ma a che prezzo? E, soprattutto, a che pro?
L’abbiamo chiesto a diversi professionisti.
Dirty Matcha Coffee, sì, o no?
Il primo a esprimersi è Riccardo Alesso, che di recente ha aperto la sua caffetteria di specialty a Torino e ha già preso delle decisioni difficili: “Inizio col dire che il matcha a a me non piace, quindi nel mio negozio non lo metterò sia per questo motivo, e sia perché comunque sto costruendo un luogo che vuole essere riconosciuto per il caffè e la selezione che opero io.
Capisco il trend e la curiosità, ma un’ altro motivo per il quale non lo introdurrò è la tempistica necessaria per poterlo preparare bene (oltre alla necessità di avere un prodotto di alto livello).
Questo verrebbe difficile in un locale come il mio. Per lo stesso principio ho altre alternative al caffè come kombucha che sono già pronte, presi naturalmente da fornitori fidati.
Non sono contro il matcha come alternativa se qualcun* lo cerca, solo che da me non lo troverà e mi aspetto un cliente che capisca che non è una prerogativa averlo, facendo caffetteria specialty.
(È chiaro che averlo incrementerebbe i miei introiti, ma non è quello che cerco).”
Da Torino ci si sposta a Milano, dove Federico Maggiulli, dietro il bancone de Il Cafetero, ha una posizione chiara
“Inizio col dire che per noi la bellezza dello specialty coffee oppure di assaggiare una tazza di qualità è quello di scoprire il vero sapore del caffè. La maggior parte delle persone pensa che sia amaro, ma sappiamo benissimo che non è così.
Data questa premessa crediamo che dal punto di vista del gusto mischiare il matcha (che ha un sapore erboso e amaro) con un caffè specialty sia quasi un delitto, perché il rischio è quello di coprire del tutto il caffè, le sue note di cioccolato, di fiori o di frutta. L’abbiamo anche assaggiato e non ci ha lasciato nessun buon sapore in bocca.
Il trend del matcha in generale ha avuto un seguito principalmente per le proprietà decantate e posso anche comprenderlo. Per questo motivo abbiamo scelto di aggiungerlo tra la nostra offerta insieme alla nostra selezione di tè naturali. Detto ciò, non capisco perché chi sceglie di bere il matcha voglia anche mischiare il caffè.
Sicuramente non aggiungerò il dirty matcha coffee alla nostra offerta, per me può restare una tendenza social. Chi ci conosce sa che non seguiamo i trend. Mischiare il matcha con il caffè è come aggiungere sciroppi o zucchero quindi non si fa!
La nostra filosofia è quella di educare i clienti ad assaggiare il caffè in purezza senza aggiunte di alcun genere.”
E Giulia Mauceri, una dei soci dietro BAP di Roma, dà il suo contributo dalla capitale:
“Il Dirty Matcha Coffee è un perfetto esempio di come il mondo del caffè specialty stia incontrando sempre più spesso quello del tea pairing e della mixology contemporanea. È una bevanda che racconta bene il trend attuale: la ricerca di esperienze visive e sensoriali nuove, senza rinunciare alla qualità delle materie prime.
Dal punto di vista tecnico, l’equilibrio è tutto: il rischio è che il matcha — se troppo intenso o di bassa qualità — sovrasti l’espresso. Ma quando le proporzioni sono giuste, la dolcezza vegetale del tè e la parte tostata del caffè si fondono in modo sorprendente, creando una bevanda complessa, cremosa e piacevolmente bilanciata.
È interessante anche come simbolo del momento: unisce due culture, quella giapponese e quella italiana, in un bicchiere pensato tanto per il palato quanto per i social. In sintesi, è una tendenza che funziona perché unisce estetica, gusto e ritualità — i tre pilastri del consumo contemporaneo di caffè.”
Infine, una considerazione arriva dall’altro lato del Dirty Matcha Coffee, Saraya, esperta di questo particolare tè, trattandolo ad alti livelli
“Personalmente credo che sia un peccato mischiare troppi ingredienti quando si parla di un prodotto così delicato. Il caffè è ottimo da solo, e lo stesso vale per il matcha: unendoli, l’effetto rilassante della L-teanina insieme alla caffeina non si percepisce allo stesso modo e il gusto del matcha viene coperto. L’ho provato per curiosità, ma non l’ho apprezzato: secondo me toglie molto al piacere e alla qualità dell’esperienza.”
Una piccola parentesi: la sua ricetta
Ovviamente il Matcha: Uno o due espressi, la scelta dipende da quanta caffeina si vuole assumere, poi l’aggiunta facoltativa di latte vaccino o bevanda vegetale (avena, mandorla, soia, ecc.).
E poi a scelta tra zucchero, dolcificante, miele, sciroppo di vaniglia o semplice. Il segreto? Dosare bene gli ingredienti.
Sebbene sembri ci sia un allineamento rispetto alle potenzialità gustative di questa ricetta, almeno da chi li utilizza quotidianamente nelle proprie attività c’è da chiedersi cosa ne pensino davvero i consumatori finali, al di là delle logiche di marketing?
Non sono in pochi a ordinarlo.






















