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venerdì 06 Dicembre 2024
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Dersut: le risposte alle domande sul caffè decerato arrivano dalla torrefazione

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MILANO – Ecco un tema di sicuro interesse per tutti gli addetti ai lavori. Sul sito www.ilfattoalimentare.it è apparsa nei giorni scorsi la lettera di una specialista che si interrogava sul caffè decerato proposto dalla Torrefazione Dersut. Sull’argomento il Fatto alimentare ha risposto puntando più che altro sugli aspetti legali. Al contrario la Dersut ha fornito una circostanziata argomentazione sul significato delle cere per il caffè. Ecco i tre interventi. I torrefatti con la cera sono più pesanti per la dimensione? Sono una tecnologa alimentare. Di recente la torrefazione Dersut ha lanciato sul mercato un nuovo prodotto: “L’amico di ogni giorno. Più digeribile, meno caffeina”.

La supposta digeribilità è dovuta secondo il produttore al minor contenuto di cere. Ho provato a cercare informazioni sul rapporto tra le cere corticali del chicco di caffè e l’apparato digerente, ma ho trovato ben poco. Ho consultato il materiale dell’ INRAN, ma nei documenti le cere non vengono considerate. Due laboratori accreditati Sinal mi hanno risposto che la determinazione nel caffè è un’analisi che da molti anni è stata abbandonata, e che non ha molto senso effettuare.

Se la situazione è questa come è possibile dimostrare le affermazioni sulla digeribilità? Uno dei requisiti dei claims è che “non possono dare adito a dubbi sulla sicurezza e\o sull’adeguatezza nutrizionale di altri alimenti”. A mio parere, le informazioni di questo messaggio fanno apparire i caffè della concorrenza “pesanti” per la digestione. Cosa ne pensa? (lettera firmata) Gli aspetti legali dell’affermazione “caffè light” Ho appreso con una certa curiosità le virtù declamate dal Caffè Light Dersut.

Sul sito della torrefazione si legge che «Le cere, sostanze presenti sulla parte corticale del chicco, possono causare disturbi digestivi in soggetti particolarmente sensibili e nei forti consumatori. Grazie al processo di rimozione, che utilizza un solvente esclusivamente organico che estrae anche parte della caffeina, si neutralizzano gli effetti delle cere e di alcuni aromi negativi quali il tricloroanisolo (responsabile dell’odore di muffa) e la geosmina (ha la particolarità di conferire un forte sentore di terra). Il prodotto trattato risulta così più digeribile è più leggero pur mantenendo inalterate le sue caratteristiche organolettiche e soprattutto conservando intatti l’aroma e il profumo».

È questa la premessa per promuovere il «Caffè Light, per non rinunciare al piacere quotidiano del caffè», precisando che «il contenuto in cera di questo prodotto non è superiore al 30% di quello originario».

Dal punto di vista normativo è opportuno riflettere su tre aspetti: – Secondo l’interpretazione dell’avvocato generale presso la Corte di Giustizia, un’affermazione sulla digeribilità di un alimento basta a qualificare come health claim il messaggio. Inoltre, in questo caso, il caffè in oggetto viene presentato come più leggero rispetto agli altri: dunque, il cosiddetto “Regolamento claims” si applica. – “Light”: il regolamento (CE) n. 1924/06 disciplina le condizioni di utilizzo delle sole indicazioni nutrizionali, tra queste figurano nell’Allegato al regolamento, diciture come “leggero”, “light” e simili, che però si possono usare quando il prodotto ha un tenore ridotto di: calorie, grassi, acidi grassi saturi, zuccheri, sodio e altri nutrienti.

Nell’elenco però non ci sono le cere. – Anche il riferimento alla minore digeribilità, benché espresso in termini vaghi (“Le cere… possono causare disturbi digestivi”) va considerato alla luce di quanto stabilito nel regolamento “claims”. Ma, al di là della questione semantica sul linguaggio usato, sono prioritari i due aspetti sostanziali precedenti. Quindi, l’azienda dovrebbe anzitutto riconsiderare l’utilizzo della dicitura “light”. Nell’ipotesi in cui disponga di fondati elementi scientifici a sostegno della “maggiore digeribilità” del proprio caffè de-cerato a confronto con il caffè ordinario, dovrà avviare una procedura di autorizzazione comunitaria ai sensi dell’articolo 13, comma 5, del regolamento (CE) n. 1924/06. Esponendosi però al concreto rischio di contestazioni in sede autoregolamentare, amministrativa e giudiziaria.

La documentata replica di DERSUT

Il “Caffè Light” è conforme alla legge sul “decerato” sia a quella italiana sia a quella comunitaria e delle norme specifiche ne riconoscono la validità Il prodotto da noi commercializzato come “Caffè Light” è pienamente conforme alla normativa nazionale vigente di cui al D.M. 22/06/1983, testualmente titolato “Autorizzazione alla produzione e commercio del caffè decerato”, che consente e contestualmente regolamenta la produzione ed il commercio del caffè privato in massima parte del contenuto in cere (5-idrossi-triptamidi). Il ns. prodotto corrisponde appieno ai requisiti formali e sostanziali ivi previsti. Va da sé che l’esistenza di una normativa specifica per il caffè decerato ne riconosca implicitamente la valenza. Sempre preliminarmente si puntualizza che il marchio distintivo “Caffè Light” è stato registrato, con tutti i crismi, già oltre un anno fa e più recentemente è stata chiesta ed ottenuta una nuova registrazione con un modifica grafica. Nessun rilievo al riguardo ci è pervenuto dall’epoca della prima registrazione. Fatte queste doverose premesse sull’assoluta conformità normativa del ns. prodotto e sulla piena legittimità della registrazione del relativo marchio, veniamo alle argomentazioni pubblicate on line in merito all’utilizzo della dicitura “light” ed alla minore digeribilità del prodotto, argomentazioni che, peraltro, a quanto ci consta, sono le prime ed, allo stato, le uniche.

Rilevano che la normativa comunitaria (Reg. CE n. 1924/06), che disciplina le condizioni di utilizzo delle sole indicazioni nutrizionali, tra cui diciture come ‘leggero’, ‘light’ e simili, stabilisce che tali diciture si possano usare quando il prodotto ha un tenore ridotto di: calorie, grassi, acidi grassi saturi, zuccheri, sodio e altri nutrienti e che in tale elenco non ci sono le cere.

Replichiamo segnalando che le “cere” del caffè possono essere definite come “acidi grassi saturi” e citiamo in tal senso solo alcune delle più recenti pubblicazioni scientifiche inerenti alla composizione delle cere del caffè: pubblicazione scientifica “The lipidic fraction of the coffee bean”, nell’ultima parte vengono trattate le cere del caffè; libro “Coffee Recent Developments”, R.J. Clarke – O.G. Vitzthum, Blackwell Science Ltd, 2001; pubblicazione scientifica relativa agli effetti della rimozione delle cere sulla secrezione acida gastrica; pubblicazione scientifica “C-5-HT in coffee brews”, dove viene analizzato il contenuto di cere nelle diverse preparazioni a base caffè.

Precisiamo, comunque, in merito all’affermazione riportata on line secondo cui i laboratori accreditati Sinal hanno affermato che “la determinazione nel caffè è un’analisi che da molti anni è stata abbandonata e che non ha molto senso effettuare”, che molto probabilmente l’interesse dei laboratori a tali analisi è stato limitato in quanto non c’era interesse a lanciare sul mercato un caffè “decerato”.

In ogni caso se in Italia l’interesse è sempre stato di poco rilievo, all’estero, in particolar modo in Germania e in Austria, l’argomento è stato sempre molto più trattato

Orbene, appurato che le cere del caffè si possono considerare “acidi grassi saturi” e come tali espressamente e testualmente contemplati dalla normativa comunitaria, nel nostro decerato vengono ridotti in modo tale che il contenuto di cere non sia superiore al 30% di quello originario proprio come prescritto dalla citata normativa comunitaria nel relativo allegato (è consentita la dicitura “light” solo se “la riduzione del contenuto è pari ad almeno il 30% rispetto a un prodotto simile”).

Altra doverosa precisazione deve essere fatta in merito alla caratteristica delle cere del caffè di dare irritabilità alle mucose gastriche, caratteristica documentata in una in particolare delle citate pubblicazioni scientifiche. Tale peculiarità è dovuta al fatto che queste sostanze diventano solubili attorno ai 65 ° C e quindi possono risultare difficilmente assimilabili dal corpo umane in fase digestiva.

Si precisa nel nostro materiale pubblicitario che questi “disturbi” possono essere percepiti da soggetti particolarmente sensibili e da forti consumatori. Questo, quindi, non vuol certo dire che gli altri caffè, come afferma chi scrive on line, siano “pesanti”. Lo sarebbero allora anche tutti gli altri caffè Dersut! Va da sé che la rimozione delle cere (cosa che avviene appunto con il processo di deceratura) rende il caffè meno irritante e, in questo senso, percettibile per il consumatore come più leggero/digeribile.

Ci permettiamo di segnalare al riguardo, nel generale e diffuso successo che ad oggi sta riscontrando questo prodotto, una ben precisa testimonianza, ricevuta di recente, da parte di un consumatore, dichiaratosi intollerante da tempo alle cere del caffè. Ci dice che il nostro prodotto non gli provoca i soliti problemi legati alla sua forma di intolleranza. La fonte, ovviamente, per ben note questioni di privacy, non possiamo rivelare. dr.ssa Giusy Laura Pascarelli Dersut Caffè S.p.a. Info: bottegadelcaffe@dersut.it info@dersut.it

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